Premessa:
Questo articolo si appoggia sugli articoli già presenti nel manuale riguardo al trekking ed è destinato a chi già abbia esperienza di escursioni e pernotto all’aperto lontano dalla civiltà. Chi fosse interessato all’argomento ma non avesse i requisiti di cui sopra è invitato a compiere prima escursioni con gente esperta in modo da acquisire la giusta confidenza con l’ambiente e le nozioni necessarie per potersi muovere in sicurezza.
Difficoltà e Pericoli:
Nelle escursioni in solitaria non ci sono difficoltà oggettive maggiori rispetto alle uscite in coppia o in gruppo se si escludono i passaggi in cui potrebbe essere utile una corda per assicurare la progressione.
Il pericolo più importante per l’escursionista solitario sono gli infortuni, non che ci sia un maggiore rischio di ferirsi nell’ ”andare da soli”, è che senza una compagnia, ci si può facilmente trovare nella situazione di non poter essere soccorsi in tempi utili. E’ essenziale evitare ogni pericolo che possa portare al ferimento e lasciare sempre detto l’itinerario che si intende compiere e … rispettarlo.
L’altro problema in cui ci si può imbattere è quello di smarrirsi: anche in questo caso non ritengo che sia più facile perdere il sentiero quando si è soli: in gruppo, soprattutto se non c’è un “capo escursione” riconosciuto che faccia da guida, è possibile che, discorrendo o confidando che il/i compagno/i stiano memorizzando il percorso, può succedere che nessuno si preoccupi di controllare la via. Però mentre in gruppo è possibile perlustrare una zona a distanza di voce dal punto in cui ci si è persi fino ad un posto noto, questo da soli non si può fare e spesso la ricerca frettolosa della via può portare ad uno smarrimento più profondo, e con quello fisico anche a quello psicologico. Anche in questo caso la soluzione sta nel dire a chi aspetta a casa il programma dell’escursione e nella prevenzione: controllare spesso la posizione, guardare il sentiero nel senso opposto per avere un differente punto di vista, fare attenzione ad ogni incrocio di sentiero che spesso non si notano in un senso ma risultano molto evidenti in quello contrario.
Il fattore psicologico:
Il fattore psicologico è estremamente importante: l’essere umano in generale, chi più chi meno, non è a suo agio da solo. Spesso, nella civiltà, anche chi ama starsene in disparte non si rende conto che inconsciamente lui sa di non essere realmente solo e questo potrebbe portarlo a progettare prematuramente esperienze per cui non è ancora pronto, magari può esserlo fisicamente e tecnicamente, può avere l’equipaggiamento idoneo ma, senza una mente preparata, può andare incontro a problemi che possono andare dalla semplice escursione non pienamente apprezzata all’attacco di panico con tutto ciò che ne può conseguire. In questo caso si può facilmente evitare il problema imparando a conoscersi procedendo per gradi.
Come iniziare:
E’ sempre consigliabile, a chi intenda iniziare a fare escursioni in solitaria, cominciare con itinerari semplici, conosciuti, con tempo favorevole e che si possano compiere comodamente in poche ore per poi progressivamente aumentare i tempi di percorrenza e le difficoltà, ricordandosi di lasciare sempre detto il programma a familiari o amici.
Equipaggiamento:
Come già detto l’attrezzatura dell’escursionista solitario non ha sostanziali differenze rispetto a quella di chi esce in gruppo ma è ancora più importante per chi va da solo avere con se un kit d’emergenza che consideri un’eventuale notte all’addiaccio: costruire un riparo con metodi naturali (ammesso che lo si sappia fare) per 4 persone o per 1 sola persona non è molto differente in termini di tempo e fatica, solo che nel primo caso tempo e fatica saranno divisi per quattro, nel secondo NO! E lo stesso vale se si vuole accendere un fuoco.
La notte:
La notte da soli nella Natura è paradossalmente il momento più sicuro dell’escursione in solitaria e al contempo quello che più intimorisce il neofita: se il bivacco è stato preparato correttamente, non cambia assolutamente nulla, ai fini della sicurezza, passarlo da soli o in compagnia ma (soprattutto se come riparo si scegliesse amaca e tarp o bivybag che offrono un’esposizione maggiore rispetto alla tenda) è anche il momento in cui l’Uomo è maggiormente spaesato: un animale sociale e diurno al buio da solo. Ad accentuare queste paure c’è il fatto che di notte nel bosco entrano in attività numerosi animali, ognuno con il proprio verso ed il proprio fruscio e che, con l’oscurità e la vista azzerata, l’udito verrà assillato da suoni sconosciuti che il cervello registrerà come potenzialmente pericolosi.
Qualcuno consiglia di portarsi della musica per distrarsi, ma per me è preferibile abituarsi fin da subito alla vita notturna della Natura: la radio, oltre a rendere più invadente la nostra presenza, ci priverebbe di esperienze che con il tempo impareremmo ad apprezzare; tutt’al più la si può portare come precauzione da usare solo se lo stress diventasse eccessivo. Ricordarsi sempre di dormire con la torcia a portata di mano che oltre ad essere utile per qualsiasi bisogno, può aiutare ad allentare la tensione.
Mi sento di sconsigliare invece di tenere il coltello troppo vicino come aiuto psicologico perché chi riuscisse a trascorrere la notte senza agitarsi non ne avrebbe bisogno, mentre chi fosse troppo spaventato potrebbe rischiare di ferirsi inutilmente da solo.