La Psicologia della Sopravvivenza

Sopravvivere allo stress della vita moderna

Le scuola di sopravvivenza non fornisce solo un insieme di tecniche ed espedienti da usare nel caso in cui ci dovremmo ritrovare in situazioni estreme, in condizioni ambientali e climatiche sfavorevoli, ma fornisce delle vere e proprie regole di vita utili per:

 

  • imparare a conoscere noi stessi
  • avere più fiducia nelle nostre abilità
  • vedere al vita moderna con occhi diversi
  • imparare cose nuove
  • trovarci a nostro agio con la natura
  • poter prevedere ed evitare i pericoli
  • sapere cosa fare in qualsiasi situazione ambientale e climatica
  • sapere fin dove ci si può spingere con il proprio corpo e con la propria mente
  • superare le proprie paure e le proprie preoccupazioni
  • sopravvivere al caldo, al freddo, al dolore, alla fatica, alla sete, alla fame, alla paura, alla solitudine e alla frustrazione.

 

Un quesito sul quale spesso ci si interroga in una scuola di sopravvivenza è:

 

Cosa faremmo se tutti i comfort e gli agi a cui siamo abituati improvvisamente non sarebbero più disponibili?

 

Leggere e apprendere le regole del survival ci farà capire come vivere in armonia con l’ambiente circostante e come sfruttarlo nel caso in cui ne avremmo bisogno, e forse ci farà capire che i vizi e le futilità da cui siamo assuefatti sono solo frutto di una società capricciosa. Lavarsi la faccia con l’acqua calda, fumare una sigaretta, bere puntualmente un caffè, lasciare scorrere inutilmente litri d’acqua quando ci si lava, prendere l’ascensore per salire di pochi piani, mangiare snack e merende fuori dai pasti, prendere la macchina per spostarci di 2 o 3 chilometri, sono tutte cose non indispensabili e se ne potrebbe fare tranquillamente a meno.

 

Forse in fondo l’uomo dopo centinaia e centinaia di anni di vita dura ora vuole solo rilassarsi e lasciarsi andare a vizi e a comodità tra le più assurde. Ma dobbiamo sempre ricordare che il nostro corpo possiede delle risorse incredibili e che non le potremmo mai conoscere se non lo mettiamo alla prova.

 

 

Chi se lo sarebbe mai aspettato che un uomo potesse resistere per 14 ore in mare con una temperatura dell’acqua di -1°C, quando la sopravvivenza massima stimata dagli studiosi in quelle condizioni è di appena quattro ore. Vedi i casi di sopravvivenza estrema. Questo è solo un esempio per farvi capire che non esistono direttive e tempi di sopravvivenza quando si ha: tanta voglia di vivere.

 

 

Fate un esame di coscienza: non prendete i mezzi di trasporto per percorre futili distanze, non fatevi trascinare dallo stress e dalla dinamicità della vita moderna nell’epoca del tutto e subito, vivete tranquilli e sereni e non fatevi schiacciare dai problemi del quotidiano. Ricordate che la giungla urbana causa molto più stress della vera giungla.

 

Nei paesi industrializzati ci sono molti più casi di esaurimento che nei paesi più del Terzo Mondo. Leggendo questa affermazione ci viene da chiederci: Perchè una popolazione nomade che vive nel deserto e lotta tutti i giorni per sopravvivere è meno stressata di una popolazione che ha tutte l’opportunità che una civiltà moderna può offrire? Non dovrebbe essere il contrario?

 

 

Una risposta a questa domanda potrebbe essere che chi ha troppo, ha meno obiettivi da raggiungere e più tempo libero per pensare ai propri problemi.

 

Un grande consiglio è di prendere la vita come viene senza farsi troppi problemi. Cercate di non annoiarvi mai: fate una vita attiva!

 

Stare a casa al computer o alla televisione senza motivo perchè non sapete che fare, non vi giustifica; uscite, parlate con qualcuno, incontrate gente nuova, visitate posti in cui non siete mai stati, passeggiate in mezzo alla natura. Quando tornate da lavoro o da scuola date sfogo ai vostri hobby, divertitevi e soprattutto affrontate la vita con un sorriso.

 

Molti dicono che ritornando nella propria città dopo un viaggio in Africa la prima differenza che si nota è che la gente sorride di meno, appare più fredda, distaccata, frenetica e meno felice.
Provate per strada a regalare un sorriso o a salutare un passante, spesso ricevereste in cambio indifferenza o verreste presi per matti. Paradossalmente in diversi paesi africani non salutare un passante viene considerato come un gesto di gran maleducazione.

 

Cos’hanno in più di noi le popolazioni africane più misere per essere felici?

 

Nulla, hanno solamente un modo di vedere la vita in modo differente dal nostro. Perchè la povertà, la mancanza di cibo e acqua, le malattie, i soprusi li dovrebbe rendere costantemente infelici.

 

Imparariamo da loro.

 

Se una giornata o un periodo della nostra vita ci va male, se ci deprimiamo ci andrà ancora peggio, dobbiamo sforzarci di vedere il positivo anche in una situazione negativa.

 

Bisogna essere ottimisti: oggi mi è andata male domani mi andrà splendidamente.

 

 

L’impatto psicologico positivo ha un peso inimmaginabile sul nostro corpo e sul nostro stato d’animo.

 

Facciamo un esempio: due persone esattamente uguali sul piano fisico fanno una maratona. Il primo è sopraffatto e demoralizzato per via dei suoi problemi e ci rimugina sopra, l’altro invece è sereno, anche se come il primo anche lui ha dei problemi, non ci pensa perchè il suo unico obiettivo è vincere. Secondo voi chi arriverà primo?

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