SOPRAVVIVENZA: COME GUADARE UN FIUME
Questo articolo è un capitolo del libro Movimento sul territorio.
Qualcuno potrebbe immaginare che sia banale attraversare un fiume o torrente, ma nella realtà tale manovra potrebbe rivelarsi difficile o addirittura pericolosissima.
Tutti gli amanti della montagna, dal pescatore al cacciatore fino all’escursionista, si saranno imbattuti molte volte in un fiume o torrente. L’Italia infatti è disseminata da nord a sud di centinaia di corsi d’acqua differenti, dai ruscelli e torrenti montani che sgorgano da alpi e appennini, fino ai grandi fiumi di fondovalle con sfociano nei nostri mari. Nei millenni l’uomo ha risposto all’esigenza dell’attraversamento dei corsi d’acqua creando strutture artificiali come ponti di vario genere, e ancor prima ricorrendo a natanti. Qualora però non vi sia una struttura posta in un determinato punto di un fiume, spesso sorge la necessità di un attraversamento alternativo per vari motivi.
Generalizzando, l’escursionista italiano si imbatterà in 3 tipologie sostanziali di corsi d’acqua:
1-Torrenti montani. Il loro corso parte generalmente dalla fonte situata nel cuore delle montagne e si dirama fino a confluire in un corso d’acqua maggiore. Sono caratterizzati da letti poco larghi, fino a medie dimensioni, discontinui e frastagliati, quasi mai con andamento rettilineo. Le acque che scorrono al loro interno sono tendenzialmente fredde e pulite, soprattutto avvicinandosi alle fonti. Scorrendo in terreni montani presentano sulle sponde la tipica vegetazione locale spesso molto fitta, con pendenze anche assai significative.
2-Grandi fiumi. Si tratta dei grandi corsi d’acqua dello stivale come Po, Tevere, Arno, Adige, Oglio, Tirso, Brenta, Tagliamento e tantissimi altri. Rispetto ai torrenti presentano letti molto piu ampi e profondi, e corrono spesso in terreni collinari o pianeggianti. Le acque al loro interno sono piu miti rispetto ai torrenti montani e purtroppo presentano in media tassi di inquinamento decisamente superiori per via dei numerosi centri abitati e industriali che si dislocano sempre lungo il loro corso.
3- Canali e strutture artificiali. Si tratta di strutture create dall’uomo per deviare il corso di fiumi e torrenti, spesso ai fini agricoli o di allevamento. Tali strutture potranno presentarsi piu o meno naturali, dai piccoli canali di irrigazione in terra fino a quelli in cemento. Il loro letto è quasi sempre ristretto e il corso assai lento.
Nel caso dei canali, l’uomo ha previsto un attraversamento nei pressi di entrate di terreni o strade, perciò nella realtà basterà camminare un po fino a trovare un ponte.
I grandi fiumi allo stesso modo sono disseminati di attraversamenti poiché sarebbe impossibile il guado con profondità molto elevate se non con un natante o in situazioni estreme nuotando, bagnandosi inutilmente e rischiando davvero molto.
Nel caso di fiumi di media dimensione, a seconda delle zone di interesse l’uomo prevede quasi sempre diversi attraversamenti, poiché si parla comunque di corsi d’acqua non piccoli, con letti dai 10 ai 20 metri. Ovviamente è una situazione differente rispetto ad un fiume come Tevere o Po, ma è comunque consigliabile sempre utilizzare strutture la dove vi siano. In realtà in questi casi un possibile approccio esiste, ma è da considerarsi come ultima soluzione in casi estremi, difficilmente verificabili in Italia o nelle tipiche escursioni. In tale situazione una possibile soluzione è applicabile se si puo contare su un compagno e su una corda abbastanza lunga da andare da una sponda all’altra. Il primo compagno con un estremità della corda avrà il compito di guadagnare a nuoto la riva opposta. Il secondo escursionista ora non dovrà fare altro che porsi con la fune piu a monte rispetto al primo e lasciarsi trasportare dalla corrente fino alla sponda opposta. Il principale rischio però consiste per entrambi nella possibilità di imbattersi in rami e detriti semi-sommersi o rocce affioranti non visibili ad occhio umano, nonché ovviamente allo sfinimento, fino al rischio di ipotermia. Si evince chiaramente che tale tecnica è assolutamente sconsigliabile nella maggioranza dei casi, applicabile solo come estrema soluzione magari in caso un compagno non possa proseguire altrimenti, anche se si tratta di una manovra piu consona ad un film di azione piuttosto che alla realtà.
E’ invece possibile spesso un attraversamento di un torrente, avendo determinate accortezze.
I pericoli:
– Le Rapide. Sono i punti del fiume dove la pendenza aumenta esponenzialmente creando dei piccoli salti. Si tratta di una via di mezzo tra una cascata di piccole dimensioni e il corso normale del fiume. La pericolosità delle rapide risiede sia nella velocità che acquista l’acqua nel tratto, sia nelle possibili buche scavate dall’impeto del torrente subito dopo i salti. Solitamente le rapide si manifestano in determinati tratti, caratterizzate da una presenza elevata di salti dislocati in maniera discontinua.
– Le Buche. Durante il suo corso il torrente non scorrerà mai in maniera omogenea, ma tenderà a distribuire la sua forza in alcuni punti piuttosto che altri. La dove la corrente continua acquista costantemente forza, il terreno tenderà ad essere maggiormente eroso. Tale processo crea nel letto del fiume delle vere e proprie “buche”, con dislivelli a volte molto significativi. In un piccolo torrente di 2 o 3 metri di larghezza si possono facilmente trovare dislocate durante il corso, buche fino ai 2 o 3 metri di profondità. Tali buche possono trovarsi nelle posizioni piu differenti, createsi dopo un salto, all’interno di una serie di rapide, o semplicemente nascoste dalle radici di un albero su una sponda.
– Vegetazione laterale. Le sponde di un torrente montano saranno sempre densamente ricoperte di vegetazione, dai piccoli arbusti a veri e propri alberi nati proprio nelle zone limitrofe rese fertili dalle acque in discesa. Tale vegetazione ricoprirà quasi sempre anche le rocce circostanti nei modi piu diversi, con particolar riguardo ai molteplici muschi facilissimi da avvistare. Capita spesso inoltre di vedere alberi cresciuti quasi in acqua (in verità quei punti non erano in precedenza interessati dal letto poi deviato con gli anni), dove sono piu o meno riconoscibili le radici che si allungano dentro il cuore del torrente. Queste radici talvolta possono arrivare anche di qualche metro all’interno del letto, scomparendo nell’ombra degli alberi sovrastanti. Altrettanto spesso queste radici concorrono a creare delle piccole o grandi buche proprio a ridosso delle sponde, frenando l’impeto del torrente e deviandolo, creando così una depressione.
–Vegetazione sommersa. Molto spesso i detriti trasportati a valle tendono a confluire in alcuni punti. Sotto una cascata o in una serie di rapide sarà facile imbattersi in rami e altri detriti trasportati e incastrati tra le rocce o radici di alberi. Non è difficile incontrare addirittura rami assai lunghi conficcati nel terreno che affiorano fino in superfice da buche di anche un metro e mezzo.
– La Forza. Bisogna considerare che anche lo scorrere apparentemente lento di un torrente puo indurci in errori pericolosi. Quello che ad occhio potrebbe apparire come un lento corso, potrebbe tranquillamente essere invece molto piu veloce del previsto, o nascondere piccole correnti sotto il pelo dell’acqua, molto piu forti di quelle superficiali, magari colpite da venti. Oltre questo problema, bisogna considerare che un torrente, come un fiume, non scorrerà mai in maniera omogenea, perciò vi saranno punti in cui la sua forza sarà quasi nulla e punti in cui difficilmente un uomo potrebbe opporre resistenza. Tendenzialmente in un letto semi-regolare la portata aumenterà avvicinandosi al centro dove la forza sarà maggiore rispetto alle sponde. Cio non è sempre vero però, infatti bisogna considerare anche il letto discontinuo e i suoi avvallamenti invisibili. All’interno di una buca avremo un flusso lento, mentre con acque piu basse potremo incontrare maggior velocità. Tutto questo va ovviamente riportato sul piano reale considerando anche la pendenza che assume il suolo.
un particolare di una serie di rapide
una cascatella e una serie di rapide….il posto perfetto dove si creano le buche piu pericolose e si depositano i detriti.
particolare di alcune rocce a cui stare attenti…..bagnate e piene di muschio, tipiche di questi ambienti
L’Attraversamento:
– Analisi del luogo. Innanzitutto è buona norma guardarsi attorno e analizzare il tratto di torrente in questione. Un buon punto per il guado, alla luce delle considerazioni di poco fa, sarà quello con un letto il piu possibile omogeneo. Se il torrente in questione si presenta molto stretto, il problema dell’attraversamento non sussiste come invece nel caso di letti con larghezze maggiori dei 2 o 3 metri. Evitare rapide e cascate è abbastanza intuitivo, poiché l’impeto dell’acqua difficilmente sarebbe contrastabile. La scelta ottimale è di trovare un punto con acqua abbastanza bassa (piu l’acqua sale, piu una superfice sempre piu ampia del nostro corpo sarà interessata dal vettore) dove a vista non si presentano buche notevoli. Trovare un punto con queste condizioni non sempre è possibile e potrebbe richiedere di camminare anche qualche kilometro prima del raggiungimento.
– Posizione corretta. Sia che si guadi un letto di 30 cm, sia di 1 metro, l’impostazione ottimale del corpo è univoca. Il viso andrà sempre rivolto a monte e le spalle a valle. Tale direzione consente di poter meglio affrontare la forza dell’acqua facendo leva sulla parte anteriore dei piedi, e consente in caso di caduta di aggrapparsi molto piu facilmente, evitando anche cadute pericolose su sassi o altro. In tale direzione i piedi in caso di scivolata andranno a bloccare la discesa del corpo in maniera istintiva e naturale, cosa impossibile nell’opposta direzione. La parte piu interessata in questo lavoro è ovviamente l’estremità inferiore del nostro corpo, soprattutto le gambe e i quadricipiti. Per migliorare la tenuta e garantire piu forza, la postura ottimale prevede di abbassare leggermente il baricentro del nostro corpo, piegando leggermente le gambe, e tenendole ben larghe. Una posizione eretta con piedi stretti non consentirebbe di guadare facilmente certi torrenti facendo correre qualche rischio. Un utile accortezza, in caso si porti con se uno zaino, è quella di indossarlo nel senso inverso, ovvero davanti al petto. In caso di caduta accidentale, oltre a proteggere il corpo, lo zaino garantirà un minimo di galleggiamento per qualche istante prima di impregnarsi.
–Progressione laterale. Il senso di marcia durante il guado sarà sempre laterale, compiendo passi attenti e non ruotando mai il busto, mantenendo il viso a monte. Prima di ogni passo è buona norma tastare con il piede il terreno per verificarne tenuta e profondità.
– Appigli laterali. Capita spesso di incontrare fitta vegetazione laterale, quasi a creare appigli naturali cui aggrapparsi. In realtà spesso non potremo contare su questa vegetazione che potrebbe essere ancora piu insidiosa. Se ci aggrappiamo ad un ramo laterale, potremmo avere istintivamente il riflesso di rilassarci, confidando quasi interamente su questo. Tal volta però questi rami giocano brutti scherzi e non di rado quello che sembra una salvezza si rivela un legno semi-marcio che si spezza portandoci dentro l’acqua poiche il nostro corpo si è adagiato. In tali casi è buona norma fare affidamento unicamente sui grandi rami sporgenti, evitando rami semi-spezzati o piccola vegetazione, se non in caso di caduta gia avvenuta.
–Bastoncino. Un utilissimo utensile è sicuramente il bastoncino da passeggio che tutti conosciamo. Sia esso un bastone trovato sulla sponda o uno industriale da trekking, questo strumento sarà utilissimo per testare il terreno prima di procedere. Oltre questa funzione intuitiva, il bastone se tenuto leggermente inclinato con la punta inferiore a valle e l’impugnatura a monte, ci sarà utilissimo nella progressione poiché su esso faremo leva per muovere i nostri passi.
un punto potenzialmente buono per l’attraversamento il tipico torrente che potrebbe diventare pericoloso nonostante la ristretta larghezza.
un tratto fin troppo impegnativo da affrontare con cautela solo se non vi sono alternative prossime nei paraggi, da sconsigliare assolutamente.
viso a monte, piedi larghi e tanta attenzione anche nei punti piu facili.
Tutto cio è applicabile sia per l’escursionista solitario, sia per il gruppo. Una possibile alternativa è quella di una specie di “cordata” dove i compagni si assicurano ad una fune portata in precedenza sull’altra sponda dal primo del gruppo. Il rischio in questo caso però è proprio di far troppo affidamento sulla fune, non soffermandosi invece sull’importanza di postura e progressione sicura. Tale stratagemma puo invece essere utile se si tengono a mente tutte le considerazioni fatte in precedenza, e si considera la corda solamente come una sicurezza in piu, e non come l’unico strumento da utilizzare nella progressione.
esempio di utilizzo della corda
MI RACCOMANDO: Sempre massima attenzione ai movimenti , a dove si mettono i piedi e…
Buona Sopravvivenza a tutti!!!