Quando può servire un arco
Partiamo dicendo subito che l’arco è un’arma e va usato con senno. In ipotetiche situazioni di sopravvivenza potrebbe rivelarsi molto utile. In situazioni estreme, la possibilità di colpire a distanza può essere un importante ausilio alla caccia di selvaggina o, in acque basse, alla cattura di pesci (meglio evitare gli animali pericolosi ma soprattutto in nessun caso si deve puntare una freccia verso un’altra persona).
Detto questo si deve sottolineare un’altra cosa: perchè un arco abbia una qualche utilità di caccia è necessaria la compresenza di due (banalissimi) fattori: il primo è che arco e frecce siano solidi/equilibrati e il secondo, altrettanto importante, è che dietro corda e legno stia un arciere almeno vagamente capace.
Premettiamo inoltre che, in questa trattazione, non esporremo dettagli e finiture (come finestra, sguscio, ricurvo, ecc.), ci limiteremo a produrre un arco “di fortuna”, la cui gittata e precisione non deve essere in alcun modo paragonata ad uno strumento professionale (probabilmente il massimo che si potrà ottenere sarà un tiro valido non oltre i 10-14m).
La materia prima
Per quanto la costruzione di un arco possa sembrare “semplice”, è di grande importanza prestare attenzione a tutte le fasi (dalla scelta del materiale, alla sua lavorazione fino alla taratura); vediamo cosa ci serve per iniziare:
Legno per l’arco – E’ necessario trovare un solido e uniforme ramo di nocciolo, leggermente flessibile ed elastico (i migliore sarebbero tasso ed osage ma vanno bene anche robinia, sambuco, frassino, quercia o salice); per quanto riguarda la lunghezza cerchiamo di stare almeno attorno ai 160-170cm, per il diametro 3-4cm (senza corteccia).
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Legno per le frecce – Il legno per le frecce deve essere di diametro inferiore (1/3 dell’arco, circa 1-1,5cm), rigido e regolare; il dardo deve essere perfettamente dritto per fendere bene l’aria e mantenere la traiettoria.
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Corda – La corda occorre che sia allo stesso tempo resistente e leggermente elastica; in passato veniva prediletto il tendine di bue, oggi si usano filamenti di lino o dacron; in loro assenza l’ideale è uno spago o una robusta cordicella ottenuta con materiale di recupero (come costruire una corda).
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Alternative – Se non si è in grado di trovare un legno sufficientemente lungo è possibile unirne due all’altezza dell’impugnatura (o a incastro o legandoli in modo perfettamente saldo, la mano stessa farà da ulteriore elemento fissante); non è inoltre esclusa la possibilità di creare uno strumento più corto; in teoria un arco più lungo dà maggiore stabilità, uno corto è più veloce.
Come costruire l’arco
Per mettere insieme un arco è necessario parecchio tempo, calma e pazienza; un lavoro frettoloso può risolversi in un risultato poco efficace o di scarsa durata. Vediamo quindi come adattare le parti che abbiamo racimolato precedentemente:
Spianare il legno – Per prima cosa occorre rimuovere la corteccia dal ramo con un coltello (o una pietra affilata) in maniera tale da renderne la superficie più omogenea e liscia possibile.
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Modellare l’arco – Dobbiamo dare al bastone la forma di arco mantenendo più spessa l’impugnatura e assottigliando leggermente i due “bracci” in spessore (fig.1); tentiamo di assecondare le nervature e i nodi che il legno presenta, prevedendo la risposta agli stimoli, ricordiamo che l’arco deve potersi flettere ma non spezzare.
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Le estremità dell’arco – Le due estremità del bastone devono essere a punta (non affilata); su ciascun lato deve essere poi ricavata un’incisione a uncino o un buco, o ancora due tacche laterali in modo tale da impedire alla corda di uscire.
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Preparare la corda – La corda deve essere tesa, occorre stabilirne una lunghezza che la mantenga costantemente tirata (non deve essere applicabile se il legno non è compresso); per fissare la corda al legno occorre flettere l’arco (da in piedi); il modo migliore di legare la corda è fare un cappio su entrambi i lati che si fissi alle tacche laterali (imparare a fare i nodi).
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L’equilibratura – Un buon arco a curvatura semplice deve essere il più possibile simmetrico, sia sotto il punto di vista delle forme, sia da quello del peso; procediamo delicatamente perciò ad eliminare le differenze di forma, curvatura e peso dei due “bracci” dell’arco; ad ogni modifica proviamolo.
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Fasciature – Può essere comodo segnalare il punto in cui afferrare la corda (a metà) con un laccetto e/o fasciare l’impugnatura con qualcosa che impedisca alla nostra mano di scivolare durante il tiro.
Come costruire le frecce
I dardi rappresentano una parte determinante del lavoro, se il questi non rientrano in determinati canoni tutto l’insieme perde di efficacia. Vediamo come realizzarne in modo sufficientemente intelligente:
Caratteristiche – Le frecce devono essere rigide, compatte, non troppo leggere, cilindriche e, per quanto possibile, senza ondulazioni; ogni irregolarità devierà il nostro tiro e ne disperderà la potenza.
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Lunghezza – La lunghezza deve essere superiore a quella che passa tra quello che è il nostro mento e il nostro pugno quando abbiamo il braccio teso per tirare.
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Il fondo – Il fondo della freccia deve avere una piccola scanalatura centrale che ci servirà ad appoggiarla sulla corda del nostro arco e a no farla scivolare; non applichiamo le piume troppo vicino al fondo o non avremo modo di impugnare la freccia.
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Le piume – Occorrono due o quattro piccole piume (di uccelli, galline, ecc.) rigide per freccia; per applicarle è sufficiente praticare dei tagli che non deformino il dardo; queste vanno poi incastrate simmetricamente nelle fessure.
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La punta – Per ottenere una buona punta l’ideale sarebbe impiegare del metallo ma essendo una situazione di sopravvivenza ci limitiamo ad affilare con dovizia una delle estremità del bastoncino; più la punta sarà affilata e dritta più il dardo sarà efficace.