Le regole base di sopravvivenza in caso di attacco atomico,
come sopravvivere alla radioattività.
Alcune di queste informazioni potrebbero tornare molto utili anche nel caso in cui una centrale nucleare, a causa di un grave incidente, rilasci radioattività nell’aria.
I RIFUGI ANTIATOMICI:
Un rifugio sicuro deve essere costruito sotto terra e deve avere un affidabile sistema di ossigenazione che impedisca all’aria contaminata di entrare nel sistema di aereazione. L’involucro è quasi sempre in cemento armato con pareti molto spesse e gli interni sono rivestiti da particolari materiali isolanti.
Piombo e acciaio sono largamente usati per la costruzione di rifugi antiatomici per la loro alta protezione dalla radioattività.
L’entrata del bunker solitamente è composta da una botola corazzata e una scala che porta al rifugio, per entrare nel cuore del bunker si passa dalla stanza di decontaminazione e di solito da due portoni molti spessi a tenuta stagna e a chiusura ermetica.
All’interno del rifugio ci deve essere acqua potabile, cibo, energia elettrica e servizi igienici.
La grande richiesta da parte della popolazione ha fatto nascere ditte specializzate nella costruzione di rifugi antiatomici prefabbricati. La Svizzera risulta essere molto organizzata in questo settore in quanto una legge obbliga ogni cittadino a costruirsi un rifugio sotto casa con solai spessi 40 cm e muri spessi 30 cm, con un autosufficienza di cibo, acqua e aria di almeno sei mesi. Per i palazzi esistono i bunker condominali.
I RIFUGI IMPROVVISATI:
Rifugi antiatomici improvvisati possono essere le condotte sotterranee della metropolitana, tunnel autostradali e ferroviari di una certa lunghezza, grotte, miniere, fogne ecc…
Dopo l’esplosione di una bomba nucleare bisogna raggiungere velocemente un rifugio prima che cominci la ricaduta radioattiva, cioè entro mezz’ora dal lampo nel cielo.
Se non si riesce a trovare un rifugio sottoterra o in un bunker, optare per qualsiasi luogo sia al di sotto del metro e settanta dal livello della superficie.
Potete rifugiarvi anche in un fosso o potete scavare una buca; all’interno stare rigorosamente sdraiati a faccia in giù coprendosi bocca e naso con un panno o con la maglietta. In questo modo si eviterà l’onda termica, l’onda d’urto e la radioattività diretta.
Prima della ricaduta radioattiva coprire la buca o cambiare riparo.
Se esiste la probabilità che la propria città possa essere vittima di un attacco atomico, e non si riesce ad abbandonarla, improvvisare un rifugio in una cantina o in un qualsiasi spazio al di sotto del livello del terreno rinforzando i muri con lastre di acciaio o sacchi di terra, sigillando eventuali aperture con calcestruzzo.
Proteggersi dal Fallout:
La ricaduta radioattiva più pericolosa è quella del primo giorno dall’esplosione, poi comincia a diminuire a seconda della potenza del ordigno esploso e dalla distanza in cui ci si trova dall’ipocentro.
E’ utile sapere quando il periodo radioattivo termina in modo da tale da poter lasciare i propri rifugi.
Quando la radioattività si abbassa a un livello tale che il suo assorbimento ci permette di sopravvivere è possibile uscire all’aria aperta.
Si può usare la regola del 7/10, cioè dopo 7 ore la radioattività è di 1/10 di quella che si ha un’ora dopo l’esplosione, quindi dopo 49 ore sarà di 1/100, dopo 343 ore di 1/1000 è così via…
7X7= 49 (2 giorni) 1/100= 1/10 X 1/10
7X7X7=343 (14 giorni) 1/1000= 1/10 X 1/10 X 1/10
Esempio:
Dopo 1 ora: 1000Rad o 10 Gray
Dopo 2 ore: 400Rad o 4Gy
Dopo 7 ore: 100Rad o 1Gy
Dopo 48 ore: 10Rad o 0.1Gy
NOZIONI DI SOPRAVVIVENZA IN CASO DI ATTACCO NUCLEARE:
- Appena si vede il bagliore nel cielo cercare un riparo immediatamente, a 2 o 3 metri da dove ci si trova.
- Se non lo si trova mettersi dietro un muro o un riparo rivolti verso la parte opposta dell’esplosione.
- Se non si trova nulla sdraiarsi a testa in giù e chiudere gli occhi, coprendosi le parti cutanee scoperte.
- Non muoversi finchè non passa l’onda d’urto.
- Ora bisogna raggiungere entro mezz’ora un ricovero possibilmente sotterraneo per sopravvivere alla ricaduta radioattiva.
- Nello spostamento coprire naso e bocca e non guardare verso l’esplosione il forte effetto termico potrebbe bruciarvi le retine.
- Non mangiare, bere o fumare.
- Se al momento dell’esplosione uno si trova all’interno di un edificio, riparasi subito dietro una grossa parete o un mobile solido, stare lontano dalle apparecchiatura elettriche.
- Una volta passata l’onda d’urto uscite a trovare un rifugio, se non trovate niente scendete nei piani più bassi dell’edificio o nel seminterrato tappezzando spifferi e finestre.
- Se uscite a cercare un ricovero riparatevi sotto una grossa coperta che abbandonerete quando troverete un rifugio, facendo occhio agli eventuali incendi generati dall’onda termica.
- Non utilizzate le auto, l’impulso elettrico generato dall’esplosione potrebbe aver danneggiato il motore, però potete rifugiarvi all’interno chiudendo bene tutte le possibili entrate d’aria (infilarsi in un’auto può aumentare sensibilmente le probabilità di sopravvivenza, almeno del 40 per cento).
- Non perdete tempo con i cellulari potrebbero essere danneggiati e comunque le comunicazioni, sarebbero interrotte per via dell’effetto elettromagnetico.
- Se durante la corsa verso un rifugio vi si depositano addosso detriti e polveri radioattive sbarazzatevi di tutti gli indumenti, fatevi più docce utilizzando molto sapone,dedicando particolare cura a capelli, mani e togliendo i residui sotto le unghie.
- Appena entrate nel rifugio antiatomico fate una doccia di decontaminazione lasciando tutti gli indumenti e gli oggetti che avete nella stanza che precede l’entrata.
- Una volta dentro chiudete le porte a tenute stagna e non le aprite più fin quando non dovrete uscire.
In media un rifugio antiatomico difficilmente può garantire condizioni di sopravvivenza superiori ai 5 anni.
Concludendo in caso di attacco nucleare non perdete tempo a scappare cercando di allontanarvi il più possibile dall’ipocentro ma trovate un rifugio da cui ripararvi dalla pioggia radioattiva.
Molti non sono a conoscenza del fallout secondario se ad esempio un ordigno esplodesse nel centro di una città, le persone che si troverebbero a un paio di chilometri una volta sopravvissuti all’esplosione scapperebbero in preda al panico ignari che la pioggia radioattiva sarà la causa della loro morte.
In questa foto realizzata dal Dipartimento della sicurezza interna statunitense viene mostrato un grafico dei luoghi più sicuri in città per proteggersi da un attacco atomico.
Come notate i piani più alti sono i meno sicuri meno quelli nel sottosuolo sono i rifugi ideali.
Esperti e studiosi statunitensi hanno recentemente dichiarato: “Rifugio sul posto. Questo è l’unico grande messaggio, il modo migliore per salvare vite e prevenire patologie legate alle radiazioni. Va contro il nostro istinto di scappare dal pericolo per riunirci ai nostri familiari. Ma se i bambini sono a scuola o all’asilo, è lì che dovrebbero rimanere. Non si può sfuggire alla precipitazione radioattiva e gli effetti disastrosi riconducibili alla precipitazione radioattiva possono essere evitati al 100%. Si stima che 285.000 persone, senza protezione nel raggio di un miglio dalla detonazione a Los Angeles, andrebbero incontro a malattia o morte causate dall’esposizione alle radiazioni. Solo un rifugio rudimentale, come una costruzione in legno, potrebbe salvare 160.000 persone da un’esposizione significativa. Se le persone riuscissero a trovare rifugio in seminterrati o edifici multipiano o centri commerciali, 240.000 di queste 285.000 potrebbero salvarsi. Se si riuscisse a raggiungere un parcheggio sotterraneo o il centro di un grattacielo di uffici, non si riporterebbe alcuna esposizione mortale“.
In Italia, subito dopo il disastro di Chernobyl, la protezione civile ha sviluppato un piano di emergenza nel caso in cui una centrale nucleare, vicino al confine italiano, rilasci radioattività: Piano-nazionale-revisione-1marzo-2010.pdf
La Iodoprofilassi – Profilassi con Ioduro di potassio:
In caso di incidente a una centrale nucleare lo stato dovrebbe fornire compresse di ioduro di potassio che forniscono protezione alla tiroide.
Tale ghiandola tende a fissare lo Iodio radioattivo 131.
Una compressa agisce per 24 ore e risulta essere efficace se chi l’assume è stato esposto solo da poco tempo, è efficace se assunta fino a 3 o 4 ore dopo l’esposizione.
fonte:sopravvivenza.myblog