Poichè l’uomo non dispone, a differenza degli animali, di protezioni naturali (peli o piume) deve necessariamente proteggersi dal freddo con capi di vestiario che per conformazione e materiali costituiscano una barriera per il freddo. Lo scopo dell’abbigliamento è quello di isolare l’epidermide limitando la dispersione di calore. Mediante tessuti o idonee protezioni si cerca di creare un sottile strato d’aria che, riscaldato dal corpo, mantenga costante la temperatura (è quello che avviene grosso modo all’interno di una muta da sub). I migliori tessuti sono quelli con forte potere isolante ma leggeri e poco igroscopici. Prima dell’introduzione delle fibre artificiali e sintetiche veniva usata prevalentemente la lana.
La lana ha un elevato potere isolante e traspirante anche se risulta essere pesante e una volta bagnata difficile da asciugare; esistono però lane come il cachemire che hanno ottime caratteristiche volumetriche (il volume del tessuto consente di incamerare una maggiore quantità di aria) e contemporaneamente sono morbide e leggere. Le fibre artificiali (seta artificiale, acetato, bemberg, viscosa, modal) ricavate dalla cellulosa furono introdotte alla fine dell’800 e utilizzate fino a quando non furono, in gran parte, soppiantate dalle fibre sintetiche. Queste fibre ottenute con derivati del petrolio sono molto sottili, leggere e resistenti e sono in grado di generare tessuti con caratteristiche quali l’elasticità, la robustezza, la leggerezza e l’impermeabilità.
Tra le fibre sintetiche le più note sono il naylon, il poliestere, il neoprene, il poliproppilene, il microtene, il capilene, il pile e il gore-tex. Pile e gore-tex hanno avuto un enorme successo e un notevole utilizzo. Il pile (il cui marchio depositato è Polartec) è una fibra in poliestere la cui lavorazione è in grado di generare un tessuto soffice e molto voluminoso con ottime capacità di isolamento termico. Il Polartec 100 viene usato per gli indumenti intimi mentre il 200 e 300 per realizzare capi adatti a temperature molto basse. Il tessuto in pile che ha la capacità di asciugare molto in fretta, non offre però suffiecente protezione al vento alla pioggia e allo sfregamento. Inoltre, sottoposto a ripetuti lavaggi, tende a perdere volume (e pertanto parte delle capacità isolanti). Il gore-tex è invece una fibra costituita da una fitta rete di filamenti sottilissimi capace di generare una membrana microporosa permeabile all’aria ma non all’acqua. Fu scoperta nel 1969 da Bob Gore, figlio di un tecnico della DuPont, esperto in polimeri.
Gore provò a “stirare” del Teflon (un politetrafluoroetilene inerte che mantiene inalterata la sua funzionalità alle alte e basse temperature e che è resistente agli agenti atmosferici); ottenne così una membrana sottilissima in grado di ostacolare il passaggio dell’acqua ma non del vapore acqueo. Il gore-tex i cui usi sono molteplici (si va dall’abbigliamento all’odontoiatria) viene applicato ai tessuti o inserito all’interno di più strati di tessuto. In questo modo è possibile ottenere capi di vestiario, guanti, scarpe e calze traspiranti ma impermeabili. Le fibre sintetiche vengono impiegate inoltre per l’imbottitura di giacche e sacchi-letto anche se il piumino d’oca continua ad essere il materiale naturale più utilizzato.
La particolare conformazione della piuma consente di catturare una consistente quantità di aria risultando in questo modo un eccellente isolante. I sacchi-letto non devono essere mai pressati e vanno conservati aperti e distesi. Quando, durante una attività in montagna devono essere portati al seguito, vanno spinti delicatamente negli appositi contenitori evitando di arrotolarli.