Autore: SOS2012

SOPRAVVIVENZA: I tipi di Deserto

PREFAZIONE:

 

Un deserto è un’area della superficie terrestre quasi o completamente disabitata dove il terreno risulta in prevalenza arido e la vegetazione è scarseggiante.

 

Esistono tre tipi di deserto:

  • Deserto caldo (può essere roccioso, ghiaioso oppure sabbioso) il clima di questo ambiente è desertico quindi molto, molto caldo.
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  • Deserto freddo o temperato, presente nelle regioni continentali, è caratterizzato da aridità e da forti escursioni termiche annue con estati caldissime e inverni freddissimi; il clima è desertico freddo.
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  • Deserto polare (o deserto bianco), presente nelle regioni vicino ai poli come Groenlandia, Artide e Antartide, è caratterizzato da freddo intenso e perenni distese di neve e ghiaccio; il clima è glaciale.
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I Più vasti deserti nel mondo (caldi e freddi):

(in ordine di grandezza)

  • Antartide
  • Sahara (temperatura massima: 55°C)
  • Groenlandia
  • Libico-Nubiano
  • Gran Deserto Australiano
  • Gobi (temperatura massima: 45°C)
  • Kalahari (temperatura massima: 46°C)
  • Rub’ al-Khali
  • Deserto patagonico
  • Deserto di Simpson o di Arunta
  • Gran Deserto Sabbioso
  • Taklamakan (temperatura massima: 39°C)
  • Deserto siriano
  • Gran Deserto Victoria
  • Deserto di Sonora
  • Arabico
  • Karakum
  • Kizilkum
  • Deserto di Thar o Gran Deserto (temperatura massima: 50°C)
  • Deserto di Gibson
  • Deserto di Sechura
  • Atacama (temperatura massima: 19°C)
  • Deserto del Nafūd
  • Deserto del Namib (temperatura massima: 31°C)
  • Deserto del Mojave
  • Deserto del Negev
  • Deserto Dipinto

COME SOPRAVVIVERE IN UN LUOGO OSTILE COME IL DESERTO

Regole e nozioni per la sopravvivenza in un deserto caldo.

 

Le temperature nel deserto possono arrivare a valori di 55-60 gradi all’ombra, mentre al livello del terreno la sabbia può arrivare anche fino a 80 gradi, infatti il calore che si percepisce dal basso quando si cammina nel deserto è impressionante.

In una normale giornata del deserto le temperature sono soffocanti (intorno a una media di 45 – 50 gradi), con queste temperature la morte avviene principalmente per colpi di calore e per disidratazione.

Entrambi i fenomeni avvengono molto rapidamente ecco perchè nel caso ci si ritrovi a dover sopravvivere nel deserto la soluzione ideale è quella di muoversi il meno possibile e di non fare sforzi, bisogna trovare un luogo all’ombra dove ripararsi dal sole cocente e attendere i soccorsi.

 

Esempio di rifugio nel deserto con intercapedine d’aria:

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Se si è a bordo di un mezzo disastrato è consigliabile attendere all’interno dell’abitacolo, in modo tale che ci siano più possibilità di essere intravisti e di sopravvivere.

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SOPRAVVIVENZA: Regole Fondamentali per distinguere una pianta commestibile da una non mangiabile

I vegetali sono molto più semplici da trovare della carne, il corpo umano può sopravvivere tranquillamente cibandosi di soli vegetali anche per lunghi periodi.

 

Al mondo esistono innumerevoli piante, ed praticamente impossibile conoscerle e distinguerle tutte, anche per i più esperti.

 

Esistono però delle regole base che permettono di cibarsi con i vegetali in modo quasi sicuro:

 

 

  • LA COTTURA è IMPORTANTISSIMA in quanto elimina i germi e le sostanze velenose.

 

  • MAI mangiare FUNGHI, ne esistono molte specie velenose e non vale la pena rischiare anche perchè il loro apporto proteico è veramente bassissimo. La cottura o la bollitura non elimina le sostanze tossiche e velenose dai funghi. Non rischiate non esistono antidoti per i funghi velenosi.
  • Se non siete sicuri della commestibilità di una pianta evitatela a priori, meglio soffrire i morsi della fame, che mangiare e poi stare male.

 

  • Si possono mangiare con tranquillità tutte le verdure selvatiche tipo radici, bulbi, tuberi che corrispondono a quelle domestiche, es. carote, rape, cipolle, patate…
  • Non mangiare bacche gialle o bianche (sono velenose) o rosse (molte sono velenose anche se non tutte). Mentre quelle blu o nere in genere si possono mangiare.

 

  • Sono mangiabili le piante che vengono consumate dai MAMMIFERI e dagli UCCELLI.

 

  • NON MANGIARE le piante che contengono liquido biancastro e densolinfa lattiginosa (possono essere velenose), oppure piante che sono molto amare e disgustose o che hanno un colore appariscente e brillante.
  • Tutti i cereali sono commestibili (Mais, Frumento, Riso, Miglio, Orzo, Sorgo, Avena, Segale, Triticale, Grano saraceno, Fonio e Quinoa).

 

  • NON mangiare i cereali che hanno escrescenze nerastre al posto dei semi.
  • Non mangiare piante con la linfa colorata, che abbiano i frutti suddivisi in 5 segmenti, erbe con peluria su steli e foglie.

 

  • Se ci si accorge di avere ingerito del cibo tossico, provocare subito il vomito (inserendo una o più dita fino al fondo della gola), bere acqua salata e latte.

 

  • Assaggiare sempre le piante che non si conoscono in piccole dosi, se masticando non si sentono particolari gusti cattivi come pizzicori, bruciori, sapore amaro, acido o saponoso si possono ingoiare. Se dopo 6 o 8 ore non si presentano reazioni come vomito, dolori allo stomaco o diarrea si possono considerare alimentari.
  • Evitate di mangiare le foglie vecchie cadute in terra.
  • Molte solanacee contengono solanina nelle parti verdi come germogli, fiori, fusto, foglie e tuberi.
  • La maggiorparte delle fabaceae sono commestibili e si trovano in qualsiasi regione del globo (fagiolo, pisello, fava, lupino, cece, arachide, soia, lenticchia
  • Anche se le piante di pomodori e patate sono commestibili bisogna evitarne le parti verdi poichè sono tossiche e possono provocare addirittura la morte. Evitare tassativamente le patate di colore verde.
  • Evitate le felci mature, mangiate solo i suoi germogli. Oltre 200 tipi di felci presenti nella flora dell’emisfero sopra l’equatore sono commestibili da giovani.
  • La maggior parte dei frutti sono commestibili crudi, se però trovate un frutto sconosciuto dai colori troppo vivaci non azzardate.
  • Nel dubbio evitare sempre i bulbi.
  • Le piante che provocano irritazioni della pelle non dovrebbero essere mangiate (strofinate la linfa sul lato interno dell’avambraccio, se si irrita e si gonfia evitatela).
  • Evitare le piante che hanno i fiori a forma di ombrello (questo non vale per carote e prezzemolo).
  • Di solito le piante che crescono in mezzo all’acqua e in luoghi particolarmente umidi si possono mangiare (es. alghe).
  • Le alghe mangiabili si possono trovare in acque poco profonde dove formano strati molto densi sulle rocce o sul pelo dell’acqua che galleggiano.
  • Bollire o arrostire sempre i tuberi che si trovano nel sottosuolo.
  • Se una parte di un pianta è commestibile questo non vale per tutte le sue altre  parti.
  • E’ sempre utile conoscere le piante più velenose in modo da evitarle subito. Le più velenose: CICUTA acquatica e maggiore, giglio della stella, aconito napello, belladonna, stramonio comune, giusquiamo nero, lupino, digitale, speronella e cornetta.
  • Fiori e bacche mature (tranne i semi al loro interno) di sambuco si possono mangiare, il resto della pianta contiene cianuro, da evitare. Con i fiori è possibile fare uno sciroppo ottimo per dissetarsi.

 

  • Si può mangiare la corteccia interna di un albero quella più vicina al legno. Si mangia cruda. Non mangiare quella esterna.
  • Si può fare un buon porridge bollendo in acqua l’avena.
  • Tutti i tipi di noci sono commestibili. Si mangiano crudi. Le ghiande invece si cucinano.
  • Radici e rizomi di piante commestibili si possono mangiare. Stessa cosa vale per i germogli (bollirli sempre).
  • Se trovate arbusti di oleandro non mangiateli perché sono velenosi, e se trovate sorgenti d’acqua nelle sue vicinanze fate molta cautela poichè la linfa dell’oleandro potrebbe aver avvelenato le acque. La pianta di oleandro (si riconosce per i fiori a 5 petali di color rosa) è velenosa in tutte le sue parti (foglie, fiori, linfa, radici, semi, corteccia e rami). Se usate la legna di oleandro per cuocere del cibo allo spiedo sicuramente lo avvelenereste. L’oleandro provoca tachicardia, vomito, tremori, diarrea, sonnolenza, può anche portare al coma.

 

  • Le parti schiacciate di foglie, germogli e frutti che odorano di mandorle bisogna evitarle.
  • Non mangiare muffe e cibi ammuffiti.
  • Gomme e resine di alberi sono molto nutrienti.
  • Molte piante anche se commestibili potrebbero scatenare una reazione allergica, ecco perchè è molto importante conoscere a quali piante si è intolleranti (il test principale per la diagnosi di allergia è il test cutaneo “prick-test“). Se si è soggetti allergici è sempre utile avere a portata di mano degli antistaminici che dovremmo avere sempre nel nostro kit di sopravvivenza.

SOPRAVVIVENZA: Il Primo Soccorso

I grandi sforzi ai quali il corpo è sottoposto in una situazione di sopravvivenza, riescono a diminuire la sensazione di dolore, ma non bisogna mai trascurate piccoli tagli, abrasioni e vesciche che si possono infettare e portare a patologie molto più gravi.

 


Le principali avversità che possono capitare in una situazione di sopravvivenza sono: lussazioni, storte, slogature, fratture (più o meno gravi), ferite (dovute a morsi di insetti e animali, oggetti taglienti e contundenti, armi da fuoco o piante spinose), distorsioni, lacerazioni, bruciature, ustioni, strappi muscolari, ematomi, traumi fisici, commozione celebrale, gonfiori, schiacciamento di arti come dita, emorragia, infiammazioni, infezioni, foruncoli, escoriazioni, allergie, avvelenamento da cibo o animali velenosi, vomito, nausea, diarrea, indigestioni, intossicazioni, orticaria, febbre, shock, colpo di calore-ipertermia (in climi caldi), assideramento-Ipotermia (in climi freddi), scottature, congelamento arti, torpori, postumi da sovraffaticamento fisico e sportivo, influenza, raffreddori, cefalea, emicrania, otalgia, disturbi gastro-intestinali, dissenteria e disturbi ai denti e agli occhi.

 

Il pronto soccorso praticabile in situazioni di sopravvivenza non è complicato se lo si conosce bene. L’importante è intervenire senza indugio, talvolta la velocità dell’intervento è spesso determinante.

 


COME EVITARE DI AMMALARSI O FARSI MALE IN UNA SITUAZIONE DI SOPRAVVIVENZA:

 


La prima regola della sopravvivenza è OSSERVARE. Bisogna riuscire a prevedere i pericoli in modo da aggirarli ed evitarli.
La seconda regola è prendersi cura del corpo in modo da prevenirlo dai malanni.

 

CONSIGLI UTILI:

 

– Durante una lunga marcia controllare sempre lo stato dei piedi, togliersi spesso le scarpe per rimuovere pietrine, sabbia, terra o altri oggetti intrusi.
– Evitare di marciare con i piedi bagnati.
– Quando ci si accampa di notte non dormire mai a contatto con il terreno; dormire in una posizione sopraelevata (amaca) o stendere teli, coperte o frasche per isolare il corpo dalla superficie.
– In climi freddi ci si può permettere di dormire solo se il rifugio creato ci estromette dal pericolo del congelamento e dello assideramento.
– Curare sempre qualsiasi ferita (anche minuscola) proteggendola con un cerotto per evitare che si infetti.
– Vestirsi a strati creando delle camera d’aria in climi freddi (ricordate: tanti indumenti leggeri, uno sopra l’altro, isolano molto di più dal freddo di uno solo ma pesante).
– In clima molto caldi vestirsi con abiti leggeri e chiari ma lunghi in modo da coprire tutte le zone di pelle esposte, indossare anche un copricapo per prevenire colpi di sole.
– Non sottovalutate morsi di serpenti o di altri animali se non sapete se possono essere velenosi o no.
– Riposatevi almeno cinque ore notte e non fate sforzi prolungati più di quanto ve lo potete permettere.
– Bevete sempre acqua sicura, nel caso bollite e usate la tavolette potabilizzanti. Se pensate che l’acqua possa essere contaminata non bevetela assolutamente (per maggiori informazioni guardate il capitolo ACQUA).
– Fate attenzione a cosa mangiate: occhio alle piante velenose, cuocete i cibi prima di mangiarli, non mangiate carne putrefatta, evitate i funghi. REGOLE BASE PER CIBARSI CON LE PIANTE.
– Fate attenzione a non pestare serpenti o scorpioni mentre marciate e non spaventate o avvicinatevi ad animali feroci.
– Se volete usare una grotta o caverna come rifugio controllate sempre che non ci siano intrusi e che non possano arrivare.
– Informatevi sulle vaccinazioni necessarie prima di partire per un luogo straniero.

 

– Non partite per paesi in cui sono attivi conflitti o guerre. COME VIAGGIARE IN SICUREZZA ALL’ESTERO.

 

– In alcuni posti africani una puntura di zanzara può trasmettervi malattie gravi, fate quindi la profilassi antimalarica e le altre vaccinazioni utili, inoltre portatevi una buona dose di repellenti e indossate maglia e pantaloni lunghi.
– In montagna esistono molti pericoli che possono portare anche a perdere la vita. I principali rischi che si possono incontrare in montagna sono: valanghe, caduta di sassi e frane, crepacci, nebbie, bufere e forti venti, temporali, clima rigido con pericoli di congelamento, morene franose, torrenti e cascate.
– Non bevete mai acqua di mare, urina, sangue, alcol, neve o ghiaccio.
– Quando si resta in acqua per molto tempo possono insorgere le seguenti patologie: assideramento, annegamento, idrocuzione e crampi muscolari.

 


Se ci ritroviamo in una situazione dove siamo costretti a lottare per la vita, non dobbiamo affievolirci, dobbiamo mantenere la mente in uno stato positivo dobbiamo riposarci e non trascurare il nostro corpo, dobbiamo tenerlo pulito ed efficiente (con maggiore attenzione a denti, mani e unghie, piedi, pube poi anche capelli e ascelle) prenderci cura anche dei piccoli tagli e non snobbare sintomi anomali.

 


COSA FARE IN CASO DI INCIDENTI:
In caso che: noi o uno del nostro gruppo, rimanga vittima di un trauma più o meno grave bisogna mantenere la calma e reagire prontamente con razionalità e sangue freddo.

 

 

–  La prima cosa da fare è rassicurare psicologicamente l’infortunato, se questo è cosciente.
–  La seconda è osservare la scena controllando se è sicura o se ci sono pericoli immediati sia per l’infortunato che per noi.
–  La terza è capire che tipo di patologia ha l’infortunato e porvi rimedio oppure vegliare si di lui in attesa dei soccorsi.

 


Se ci sono altri infortunati occupatevi di quello più grave e nel chiamare i soccorsi comunicate il loro numero e le loro condizioni, richiedendo un tipo di soccorso avanzato.

 


L’infortunato che sanguina copiosamente ha la priorità: bisogna immediatamente fermare l’emorragia soprattutto se arteriosa per evitare il dissanguamento della vittima.

 


L’infortunato che non è cosciente ha anch’esso la priorità: controllare subito se respira (avvicinando un dito o l’orecchio vicino al naso) e se il cuore batte (monitorando il polso, la giugulare o il cuore).

 


Cos’è il BLS (Basic Life support)?
è una tecnica di primo soccorso dedita al supporto di base alle funzioni vitali. Lo scopo del BLS è di mantenere il cervello e il cuore ossigenati tramite delle insufflazioni di aria nei polmoni e delle compressioni del torace.

 


Ricordate sempre di chiamare tempestivamente i soccorsi se ritenete che l’infortunato necessita di assistenza medica. E’ sempre consigliabile informarsi sui numeri di emergenza da chiamare per ricevere i soccorsi in un paese straniero. I più diffusi sono il 112 e il 911, ma per un maggior approfondimento leggete: NUMERI DI EMERGENZA IN ITALIA E NEL MONDO.

In attesa dei soccorsi, se la vittima non respira e il cuore è in arresto, bisogna affrettarsi a rianimarlo (quando il cuore si ferma si possono verificare danni al cervello in meno di 5 minuti).

 

Lo scopo del BLS è proprio questo: ci vorrà del tempo poiché il supporto medico possa intervenire, e in questo tempo il paziente potrebbe morire, ecco perché bisogna mantenere vivo il suo cervello con le adeguate tecniche, fino all’arrivo del soccorso avanzato.

 


Un esperto di sopravvivenza dovrebbe sempre conoscere molto bene i metodi di rianimazione.

 


LA CATENA DELLA SOPRAVVIVENZA:

 


AUTOPROTEZIONE: della scena, dell’infortunato, di se stessi e degli altri presenti.

 


VALUTARE LA COSCIENZA: Scuotere leggermente le spalle e chiedere all’infortunato se va tutto bene.

 


SE RISPONDE: Non muoverlo, cerca di capire cosa non va e veglia su di lui in caso possa peggiorare.

 


SE NON RISPONDE:
Posiziona l’infortunato supino su un piano rigido, scopri il torace e allenta camicie o altri indumenti che possono impedirgli la respirazione.

 


APRI LE VIE AEREE: cioè bisogna evitare che la lingua ostruisca il passaggio dell’aria ai polmoni. Posizionate una mano sulla fronte e l’altra sotto il mento ed effettuate lentamente un movimento di ipertensione del capo. Controllate la bocca e rimuovete eventuali corpi estranei come residui di cibo o altro.

 


VALUTA LA RESPIRAZIONE: controllate se la vittima respira normalmente. Usate la cosiddetta tecnica del G.A.S. cioè Guarda, Ascolta, Respira. Scoprite il torace e in meno di dieci secondi dovrete valutare se dalla bocca e dal naso proviene un respiro regolare e se il torace si solleva normalmente ad ogni respiro.

 


Se respira, ma in maniera superficiale, difficoltosa, rumorosa o rantolante non sottovalutate la situazione potrebbe significare che l’infortunato sta per andare in arresto cardiaco.

CHIAMA I SOCCORSI. Se ti è possibile e se sono raggiungibili le linee telefoniche

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RIANIMAZIONE:

 

La manovra di rianimazione in caso di arresto cardiaco si basa in due passi: respirazione artificiale e massaggio cardiaco.

 


COMPRESSIONI TORACICHE
– Posizionate la parte ossea della mano al centro del torace, aggiungete sopra l’altra mano intrecciando le dita
– Posizionatevi di lato all’infortunato
– Profondità 4-5 cm
– La compressione deve essere uguale al rilascio
– Non appoggiatevi con tutto il peso sulla vittima.

 

Comprimete il torace per 30 volte.

 

Se è possibile alternate, con un altra persona, la manovra di rianimazione ogni 2 minuti.

 


INSUFFLAZIONI
– Posizionate il capo in stato di ipertensione
– Pinzate le narici con 2 dita
– Aprite la bocca dell’infortunato
– Prendete un respiro normale
– Posizionate le labbra sulla bocca
– Soffiate lentamente fino a far alzare il torace per circa 1 secondo
– Lasciate che il torace si abbassi e poi fate la seconda insufflazione.

Lo schema è 30 compressioni seguite da 2 insufflazioni con una frequenza di 100 compressioni toraciche al minuto.

 

Continuare con lo schema fino a che: non arrivano i soccorsi, comincia a respirare o si è esausti.
Se ricomincia a respirare porre l’infortunato in posizione laterale di sicurezza (posizione di recupero).

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BLS VIDEO PRATICO:

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PATOLOGIE:

 

TRAUMA: Se si sospetta un fratture muovere il malato meno possibile.
Sintomi di un trauma:
Posizione di un arto fuori dal normale.
L’infortunato ha sentito il rumore dell’osso che si spezzava.
L’infortunato sente un dolore acuto e localizzato.
L’infortunato non riesce a muovere l’arto interessato.
Si vede un osso esposto (frattura aperta) oppure la zona è rossa e gonfia con ematomi (frattura chiusa).
Cosa fare?
Non muovere e non tentare di ridurre la frattura o far rientrare un osso uscito fuori.
Coprire l’infortunato.
Coprire, pulire e disinfettare la ferita.
Se sanguina molto applicare un laccio emostatico a monte della ferita (allentandolo ogni 5 o 10 minuti per favorire la circolazione).
Immobilizzare l’arto ricorrendo ad una steccatura o ad una fasciatura di fortuna che non deve essere né legata né stretta sul punto di frattura. Chiamare i soccorsi.

 

Se la frattura è alla colonna vertebrale non muovere assolutamente l’infortunato attendere i soccorritori specializzati.

 


EMORRAGIA: Bisogna distinguere tra capillare (meno grave), venosa e arteriosa (più grave), e interna ed esterna.
Un emorragia dovuta alla recisione di una vena o di un’arteria è da considerarsi grave in quanto una perdita di un volume di sangue molto elevato può portare l’infortunato a perdere la vita entro pochi minuti.

 


In caso di ferita lieve basta una disinfezione e un cerotto.
Tamponare, lavare e disinfettare la ferita.

 


In caso di ferite più gravi bisogna premere fortemente sulla ferita possibilmente con garze sterili in modo da bloccare il flusso di sangue. Portare la lesione al di sopra del cuore farà diminuire la pressione riducendo il sanguinamento. Per bloccare l’afflusso di sangue venoso e arterioso si può applicare un laccio emostatico a capo della ferita ricordandosi tassativamente di allentarlo ogni 5 minuti (fino a un massimo 10 minuti) per evitare danni ai tessuti (come necrosi).
La pressione su un’arteria che porta il sangue alla ferita fa ridurre o fermare il sanguinamento.
I PUNTI di PRESSIONE per un’emorragia arteriosa:

 

Tempia
Viso, sotto gli occhi
Spalla, sopra la clavicola
Gomito, piega interna
Mano, polso interno
Coscia, metà dell’inguine
Coscia, estremità superiore della coscia
Gamba, parte superiore del ginocchio
Piede, fronte della caviglia.

 


Anche se riusciamo a bloccare l’emorragia dobbiamo tenere conto di un eventuale shock ipovolemico (se il paziente ha perso tanto sangue), ipotermia (abbassamento dalla temperatura) e possibili infezioni.

 


Le ferite interne sono le più gravi in quanto difficilmente gestibili e alcune richiedono un intervento chirurgico per essere guarite.

 

 

 

USTIONE:

 

Ustioni di 1° grado: interessano l’epidermide, sono caratterizzate dalla comparsa di eritema.
Ustioni di 2° grado: interessano il derma, sono caratterizzate dalla comparsa di flitteni (bolle, vescicole di varie dimensioni contenenti liquido sieroso).
Ustioni di 3° grado: interessano il tessuto sottocutaneo fino a quello muscolare, sono caratterizzate da tessuto necrotico.
Ustioni di 4° grado: interessano il tessuto muscolare fino ai tendini e le ossa, sono caratterizzate da una crosta di colore rosso scuro o marrone scuro dovuto alla carbonizzazione dei tessuti.
Cosa fare?
Ustioni di I° grado: raffreddare la zona lasciandola scorrere sotto l’acqua, si possono applicare delel pomate per ridurre il dolore.
Ustioni di II° grado: far scorrere la ferita sotto l’acqua. Quando si formano le bolle non bisogna schiacciarle assolutamente, se si aprono da sole medicarle con garze sterili.
Ustioni III° e IV° grado: necessitano di una cura ospedaliera immediata. In attesa dei soccorsi si può coprire la zona ustionata con panni puliti non pelosi. Non tentare di rimuovere eventuali indumenti o corpi estranei all’interno della ferita, lasciate fare ai soccorritori.
La pelle ustionata è particolarmente soggetta a infezioni, in una situazione di sopravvivenza bisogna tassativamente tenere pulita e protetta la ferita.

 


Il Kit di Pronto Soccorso:
Quando si viaggia, ci si sposta per un campeggio o con il camper, si parte per una missione di sopravvivenza, escursionistica o sportiva bisogna sempre portare un kit di primo soccorso che dovrà essere più completo se ci si muove con un mezzo.
Controllare sempre la data di scadenza di ogni farmaco. Le temperature troppo calde o troppo fredde possono accorciare la vita di un farmaco.
Se c’è la possibilità che il kit possa bagnarsi chiudere il kit in un sacchetto di plastica integro facendo un bel nodo stretto.

OGGETTI:
•    MANUALE PRIMO SOCCORSO
•    Laccio emostatico
•    Cerotti di varie forme e dimensione
•    Bende e garze
•    Bisturi, ago e filo (sterili)
•    Pinze, forbici
•    Siringhe sterili monouso
•    Cotone idrofilo
•    Ghiaccio istantaneo
•    Termometro
•    Misuratore pressione  (opzionale)
•    Defibrillatore portatile (opzionale)
•    Boccaglio per respirazione bocca a bocca  (opzionale)

 


FARMACI:
•    Collirio
•    Decongestionante per l’orecchio
•    Aspirina
•    Pastiglie antiallergiche
•    Cortisone
•    Mercurocromo (per la disinfezione e la pulizia delle ferite e come cicatrizzante per piccole ferite, ustioni o abrasioni)
•    Tintura di iodio (antisettico per uso esterno e utile anche per la disinfezione di acque di superficie 3 gocce per litro, lasciando agire per 30 minuti. Utile anche per la cura da contaminazione leggera da radioattività)
•    Spray protettivo per la medicazione di ferite, lesioni e piaghe
•    Pomate (per distorsioni, ustioni e contusioni)
•    Antidolorifici e antiinfiammatori
•    Antimicotici (per lieviti ed ife)
•    Sedativi, antidolorifici e analettici cardiorespiratori
•    Analgesici (per diminuire il dolore)
•    Antipiretici (per abbassare la febbre)
•    Paracetamolo (azione analgesica e antipiretica)
•    Antibiotici a largo spettro
•    Antibiotici per infezioni intestinali e antiputrefattivi
•    Antispastici (per malattie o sindromi dell’apparato gastro-enterico)
•    Antistaminici (per le manifestazioni allergiche)
•    Sciroppo
•    Compresse polivitaminiche
•    Pillole di destrosio
•    Pastiglie per il mal di mare o d’auto  (opzionale)

 


ALTRO:
•    Spray o compresse mal di gola
•    Sieri (es. antivipera)
•    Succhiaveleno
•    Gel per le mani all’amuchina
•    Alcol denaturato  (opzionale)
•    Ammoniaca  (opzionale)
•    Spazzolino e dentifricio
•    Filo interdentale

 

La Psicologia della Sopravvivenza

Sopravvivere allo stress della vita moderna

Le scuola di sopravvivenza non fornisce solo un insieme di tecniche ed espedienti da usare nel caso in cui ci dovremmo ritrovare in situazioni estreme, in condizioni ambientali e climatiche sfavorevoli, ma fornisce delle vere e proprie regole di vita utili per:

 

  • imparare a conoscere noi stessi
  • avere più fiducia nelle nostre abilità
  • vedere al vita moderna con occhi diversi
  • imparare cose nuove
  • trovarci a nostro agio con la natura
  • poter prevedere ed evitare i pericoli
  • sapere cosa fare in qualsiasi situazione ambientale e climatica
  • sapere fin dove ci si può spingere con il proprio corpo e con la propria mente
  • superare le proprie paure e le proprie preoccupazioni
  • sopravvivere al caldo, al freddo, al dolore, alla fatica, alla sete, alla fame, alla paura, alla solitudine e alla frustrazione.

 

Un quesito sul quale spesso ci si interroga in una scuola di sopravvivenza è:

 

Cosa faremmo se tutti i comfort e gli agi a cui siamo abituati improvvisamente non sarebbero più disponibili?

 

Leggere e apprendere le regole del survival ci farà capire come vivere in armonia con l’ambiente circostante e come sfruttarlo nel caso in cui ne avremmo bisogno, e forse ci farà capire che i vizi e le futilità da cui siamo assuefatti sono solo frutto di una società capricciosa. Lavarsi la faccia con l’acqua calda, fumare una sigaretta, bere puntualmente un caffè, lasciare scorrere inutilmente litri d’acqua quando ci si lava, prendere l’ascensore per salire di pochi piani, mangiare snack e merende fuori dai pasti, prendere la macchina per spostarci di 2 o 3 chilometri, sono tutte cose non indispensabili e se ne potrebbe fare tranquillamente a meno.

 

Forse in fondo l’uomo dopo centinaia e centinaia di anni di vita dura ora vuole solo rilassarsi e lasciarsi andare a vizi e a comodità tra le più assurde. Ma dobbiamo sempre ricordare che il nostro corpo possiede delle risorse incredibili e che non le potremmo mai conoscere se non lo mettiamo alla prova.

 

 

Chi se lo sarebbe mai aspettato che un uomo potesse resistere per 14 ore in mare con una temperatura dell’acqua di -1°C, quando la sopravvivenza massima stimata dagli studiosi in quelle condizioni è di appena quattro ore. Vedi i casi di sopravvivenza estrema. Questo è solo un esempio per farvi capire che non esistono direttive e tempi di sopravvivenza quando si ha: tanta voglia di vivere.

 

 

Fate un esame di coscienza: non prendete i mezzi di trasporto per percorre futili distanze, non fatevi trascinare dallo stress e dalla dinamicità della vita moderna nell’epoca del tutto e subito, vivete tranquilli e sereni e non fatevi schiacciare dai problemi del quotidiano. Ricordate che la giungla urbana causa molto più stress della vera giungla.

 

Nei paesi industrializzati ci sono molti più casi di esaurimento che nei paesi più del Terzo Mondo. Leggendo questa affermazione ci viene da chiederci: Perchè una popolazione nomade che vive nel deserto e lotta tutti i giorni per sopravvivere è meno stressata di una popolazione che ha tutte l’opportunità che una civiltà moderna può offrire? Non dovrebbe essere il contrario?

 

 

Una risposta a questa domanda potrebbe essere che chi ha troppo, ha meno obiettivi da raggiungere e più tempo libero per pensare ai propri problemi.

 

Un grande consiglio è di prendere la vita come viene senza farsi troppi problemi. Cercate di non annoiarvi mai: fate una vita attiva!

 

Stare a casa al computer o alla televisione senza motivo perchè non sapete che fare, non vi giustifica; uscite, parlate con qualcuno, incontrate gente nuova, visitate posti in cui non siete mai stati, passeggiate in mezzo alla natura. Quando tornate da lavoro o da scuola date sfogo ai vostri hobby, divertitevi e soprattutto affrontate la vita con un sorriso.

 

Molti dicono che ritornando nella propria città dopo un viaggio in Africa la prima differenza che si nota è che la gente sorride di meno, appare più fredda, distaccata, frenetica e meno felice.
Provate per strada a regalare un sorriso o a salutare un passante, spesso ricevereste in cambio indifferenza o verreste presi per matti. Paradossalmente in diversi paesi africani non salutare un passante viene considerato come un gesto di gran maleducazione.

 

Cos’hanno in più di noi le popolazioni africane più misere per essere felici?

 

Nulla, hanno solamente un modo di vedere la vita in modo differente dal nostro. Perchè la povertà, la mancanza di cibo e acqua, le malattie, i soprusi li dovrebbe rendere costantemente infelici.

 

Imparariamo da loro.

 

Se una giornata o un periodo della nostra vita ci va male, se ci deprimiamo ci andrà ancora peggio, dobbiamo sforzarci di vedere il positivo anche in una situazione negativa.

 

Bisogna essere ottimisti: oggi mi è andata male domani mi andrà splendidamente.

 

 

L’impatto psicologico positivo ha un peso inimmaginabile sul nostro corpo e sul nostro stato d’animo.

 

Facciamo un esempio: due persone esattamente uguali sul piano fisico fanno una maratona. Il primo è sopraffatto e demoralizzato per via dei suoi problemi e ci rimugina sopra, l’altro invece è sereno, anche se come il primo anche lui ha dei problemi, non ci pensa perchè il suo unico obiettivo è vincere. Secondo voi chi arriverà primo?

SOPRAVVIVENZA e SEGNALAZIONE: IL CODICE MORSE

SEGNALAZIONE – IL CODICE MORSE

 

L’alfabeto Morse è formato punti e linee che possono essere trasmessi con segnali acustici, luminosi, visivi o con le braccia.

 

Anche se ormai è caduto in disuso può sempre tornare utile portarsi dietro la tavola del vecchio e caro codice Morse, esistono ancora in tutto il mondo soprattutto in marina e nell’aviazione persone che hanno studiato e che conoscono l’alfabeto Morse. Inoltre un messaggio in Morse potrebbe essere captato da qualche radioamatore.

 

 

Il PUNTO •   è un segnale di breve durata = 1 SECONDO.

 

Il TRATTINO —   equivale a tre punti = DURA 3 SECONDI

 

 

Lo spazio:  fra i punti e le linee di un carattere sono di un punto, fra due lettere deve essere di tre punti, tra due parole 6 o 7 punti.

 

 

CODICE MORSE:

 

A            • —

 

B            — • • •

 

C            — • — •

 

D            — • •

 

E             •

 

F             • • — •

 

G            — — •

 

H            • • • •

 

I              • •

 

J             • — — —

 

K             — • —

 

L             • — • •

 

M           — —

 

N            — •

 

O            — — —

 

P             • — — •

 

Q            — — • —

 

R            • — •

 

S             • • •

 

T             —

 

U            • • —

 

V            • • • —

 

W           • — —

 

X             — • • —

 

Y             — • — —

 

Z             — — • •

 

0             — — — — —

 

1             • — — — —

 

2             • • — — —

 

3             • • • — —

 

4             • • • • —

 

5             • • • • •

 

6             — • • • •

 

7             — — • • •

 

8             — — — • •

 

9             — — — — •

 

 

Altro:

 

• (punto)             • — • — • —

 

, (virgola)            — — • • — —

 

Sottolineato       • • — — • —

 

:             — — — • • •

 

?            • • — — • •

 

=             — • • • —

 

–             — • • • • —

 

(              — • — — •

 

)              — • — — • —

 

”             • — • • — •

 

‘              • — — — — •

 

/             — • • — •

 

@           • — — • — •

 

 

Versione stampabile del codice morse:

International_Morse_Code.PNG

 

 

 

SEGNALE DI CHIAMATA: Ripetere A (• —) continuamente finchè non si riceve risposta.

 

SEGNALE DI RISPOSTA: Lettera T (—) ripetuta.

 

CONFERMA DELLA FRASE O DELLA PAROLA: Lettera T (—).

 

 

AR          • — • — •           Stop (fine del messaggio o dei segnali)

 

AS          • — • • •              Aspetta (attesa per 10 sec)

 

K             — • —                 Invito a trasmettere (passo)

 

KA          — • — • —         Attenzione, inizio trasmissione

 

KN          — • — — •         Invito a trasmettere esclusivo alla stazione collegata. Le altre stazioni attendano.

 

VA          • • • — • —         Fine (fine lavoro)

 

BT          — • • • —           Separatore

 

SN          • • • — •             Capito, inteso

 

 

 

In caso di errore nella comunicazione ripetere la lettera  E almeno 6 volte:

 

••••••••            Errore, segue la parola corretta (codice da sei a otto punti significa errore)

TUTTI I METODI DI SEGNALAZIONE PER CHIEDERE AIUTO

Bisogna sempre tenere presente, che soprattutto al giorno d’oggi con i tecnologici sistemi di localizzazione e di informazione che possediamo, i superstiti di un aereo precipitato, i naufraghi di una nave, un gruppo di escursionisti persi in montagna saranno sempre ricercati da qualcuno.

 

Qualcuno si accorgerà del loro ritardo sul tempo previsto per il loro rientro e qualcuno avvertirà le autorità. Quindi bisogna sempre avere fiducia nelle squadre di soccorso che possono essere notevolmente agevolate da un’efficace richiesta di aiuto.

 

Se, ad esempio, un gruppo di turisti si è perso in montagna e ci sono dei feriti, accendendo un fuoco molto fumoso potranno  agevolare l’elicottero di salvataggio a localizzare la loro posizione.

 

Possiamo dedurre che la PRIMA regola per essere tratti in salvo è quella di far conoscere la nostra posizione e la nostra situazione (quello che ci sta capitando e quello di cui necessitiamo) alle squa­dre di soccorso o ai passanti.

Inoltre conoscere gli schemi di ricerca e soccorso, ci potrà facilitare a sistemare i segnali d’emergenza in modo da migliorarne l’efficacia.

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Sicuramente la sigla SOS (in inglese Save Our Ship o Save Our Souls, in Italiano Soccorso Occorre Subito) è il segnale più cono­sciuto per richiedere aiuto. Tale sequenza di tre lettere descrive il segnale universale di richiesta di soccorso e può essere comunicata via radio, semaforo, battuta in alfabeto morse o scritta.

 


Uno degli strumenti più efficaci per richiedere soccorso è quello via radio o telefono. Il segnale parlato, conosciuto in tutto il mondo, usato nelle comunicazioni in fonia per richiedere aiuto è la parola “Mayday” (si pronuncia meidei e significa pericolo grave  e imminente).

In caso di pericolo bisogna comunicare la parola ripetendola per 3 volte, dopodiché indicare la propria posizione, la natura del pericolo e delle condizioni a bordo.

ESEMPIO:

“MAYDAY, MAYDAY, MAYDAY. Nave San Luca. MAYDAY San Luca. Rilevamento 330° da Cagliari. Distanza 25 miglia. Motore in avaria e incendio a bordo. Ci sono due feriti lievi. Abbondiamo nave di 30 metri, scafo bianco con striscia verde. Passo”

Ripetere il messaggio finché non si ottiene una risposta. Tra una richiesta e l’altra lasciar passare un intervello di tempo.

 

 

 

I Segnali d’Emergenza:

 


Segnali di fuoco o fumo:

Il fuoco è il metodo più efficace per rivelare alle squadre di soccorso la propria posizione sia di giorno che di notte.

Il fuoco che andrete a creare dovrà produrre del fumo molto denso, per questo dovrete utilizzare rami e foglie verdi, erba, paglia, muschio o fieno umido in modo da ottenere un fumo bianco che sarà indicato per le giornate limpide. Con un tempo nuvoloso sarebbe meglio creare un fumo nero, quindi bruciate gomma, plastica, stracci imbevuti di olio benzina se li trovate.

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Cercare sempre di accendere più fuochi, l’ideale sarebbe di accenderne tre posizionati in modo da formare un triangolo equilatero.

I fuochi dovranno essere accesi preferibilmente in una zona sopraelevata, oppure lungo il corso di un fiume; non accen­dere il fuoco in una zona molto boscosa, se c’è vento forte, neve o pioggia, sarebbe una perdita di tempo.

Il colore del fumo dovrà contrastare l’ambiente circostante: quindi fumo bianco (combustione di fronde ver­di) su superfici verdi o scure; fumo scuro (combustione di materiali pla­stici) su superfici chiare, o su fondo innevato.

Di notte, invece, il fuoco più che produrre fumo dovrà essere molto luminoso, quindi abbondare con la legna, meglio se secca, per creare una fiamma forte e luminosa.

 

Segnali acustici:

Gridare: urlare la parola AIUTO o HELP facendo conca con le mani ai lati della bocca.

Fischietto: utilissimo è sempre consigliato come oggetto indispensabile in ogni kit di sopravvivenza. Con il fischietto si produce un suono che può essere percepito a grandi distanze soprattutto dai cani e inoltre non si consuma tanta energia come gridare a squarciagola.

Sparare: se si possiedono armi da fuoco, pistole a salve o esplosivi (petardi).

Vanno bene anche i segnali a percussione, cioè battere su oggetti che siano buoni conduttore di suono (es. sbattere la lama del coltello contro un oggetto metallico).

 

Segnali visivi:

Utilizzare il proprio corpo come mezzo di comunicazione: agitare lentamente le braccia dall’alto verso il basso, tendo in mano pezzi di stoffa colorata o oggetti luccicanti (foglio di alluminio) di giorno, mentre di notte meglio una torcia o un bastone infuocato.

Sparare dei razzi o accendere dei fumogeni se li si possiede.

 

Se si possiede un lightstick (o starlight, cyalume, glowstick) utilizzarlo per segnalare la propria posizione. La luce chimica prodotta dalla barra (chemioluminescenza) può durare a seconda del modello: dalle 8 alle 24 ore.

 

Sulle navi si possono trovare coloranti solubili in acqua (FLUORESCEINA SODICA, es: URANINA) che disciolti nel mare emettono un intensa fluorescenza che permette ai soccorsi di individuare la posizione seguendo la scia colorata.

Utilizzare i segnali del corpo (segnali riconosciuti per comunicare con i piloti d’aereo) illustrati nella seguente tabella:

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Il segnale va eseguito lentamente e in maniera chiara ripe­tendolo più volte.

 

Molto utilizzati sono i segnali terra-aria, bisognerebbe sempre averne una tabella stampata nel proprio kit da sopravvivenza.

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Tali simboli sono segnali d’emergenza ter­ra-aria riconosciuti a livello internazionale dagli aerei di soccorso e dai piloti dell’aeronautica.

 

I segnali dovranno essere il grandi, visibili e in contrasto con l’ambiente.
Le dimensioni devono essere almeno di 3-4 metri ad una distanza di 4 m tra uno e l’altro. Per realizzarli si possono utilizzare rami, tronchi, lamiere, indumenti, accessori, pietre, cespugli ecc…

 

Oppure si può scavare il ter­reno, posizionando la terra estratta ai bordi dello scavo per ac­centuarne l’ombra.
L’importante consiste nel creare più contrasto possibile tra la superficie e i segnali (es. sulla neve i tronchi più scuri vanno benissimo).

 

 

Se il pilota avrà compreso il vostro messaggio effettuerà delle manovre specifiche:

 

  • durante il giorno effettuerà un’oscillazione dell’aereo muovendo le ali su e giù;
  • durante la notte lampeggerà con luci verdi.

 

 

In caso di messaggio non compreso, il pilota:

  • durante il giorno effettuerà un giro completo di 360° in senso antiorario intorno all’aerea;
  • durante la notte lampeggerà con luci rosse.

 

Eliografo:

 

E’ un semplice specchietto riflettente che vi può salvare la vita.

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L’eliografo è alla base di ogni kit di sopravvivenza. E’ considerato uno dei metodi di segnalazione diurni più efficaci sia per la segnalazione in mare che in terra.

 

Il suo riflesso sfruttando la luce del sole può essere visto da un aereo a oltre 30 km e da una nave a oltre 15 Km.

 

 

 

Di notte si può sfruttare il riflesso emanato da un focolare, una lanterna o da un faro di ricerca. Si può sfruttare anche il riflesso della luna piena se il cielo è molto limpido.

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Qualsiasi oggetto in grado di riflettere e direzionare un raggio di luce può essere usato come eliografo: uno specchietto, un frammento di vetro o di metallo, un foglio d’alluminio, un scatola di latta,  un coperchio lucido, un compact disk, una scatola metallica portasigarette o portabiglietti da visita (foto) ecc…

 

Si può utilizzare anche la lama di un coltello.

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Esistano co­munque eliografi professionali appositamente progettati allo scopo, acquistabili in un negozio di campeggio.

 

Con l’eliografo si possono trasmettere segnali in Morse ad aerei e navi, ma anche dei semplici lampi di luce ad intermittenza vanno bene.

Segnali radio e telefonici:

Il cellulare e il telefono satellitare non sono sempre utilizzabili, data la possibile assenza di segnale dal ripetitore o dal satellite.

 

Ricordate che il cellulare non funziona dove sono presenti grossi tralicci dell’alta ten­sione, crateri vulcanici, cave di materiale ferroso, in zone sotterranee.

Inoltre le batterie hanno un tempo di carica limitato, tenere spento il cellulare quando non serve e limitarne il suo utilizzo solamente alla chiamate di soccorso che deve essere il più chiara e ricca di dettagli possibile per agevolare il salvataggio.

 

Se si parte per una zona, dove può non essere possibile ricaricare il cellulare portarsi sempre dietro un caricatore a manovella dinamo.

 

Per preservare il cellulare: non esporlo al sole, non bagnarlo, ripararlo dalla pioggia o dall’umidità, e tenerlo al caldo (vicino al corpo) in presenza di climi rigidi.

 

Se si possiede o si trova un sacchetto di plastica sfruttarlo per sigillare il telefono.

Se c’è la rete per comunicare mandate un SMS a una persona fidata che sia in grado di segnalare tempestivamente alle autorità competenti la vostra necessità.

 

E’ preferibile utilizzare il messaggio per allungare al massimo la durata della batteria.

 

La Radio:

Le trasmissioni via radio funzionano mediante emissione di onde elet­tromagnetiche, perciò gli ostacoli naturali ne limitano il raggio d’azione. Posizionarsi quindi con l’apparecchio in un punto sopraelevato e sgombro da ostacoli naturali e artificiali.

Il canale d’emergenza in città è nella frequenza dei 27 Mhz (canale 16); in montagna le frequenze van­no dai 130 ai 140 Mhz; in mare dai 160 ai 170 Mhz.

 

Su una radio in banda nautica VHF, bisogna impostare il canale a 16 (156.800 MHz simplex).

Su una radio di bordo di un aeroplano, si imposti la manopola su 121.5 o 243.0 MHz.

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Se non si ricordanole frequenze o i canali di emergenza, per prima cosa conviene fare un tentativo sulla frequenza o sul canale già impostato. Se non si riceve una risposta entro un paio di tentativi, passare alla frequenza successiva annotandovi sempre quelle già esaminate.

 


Le frequenze comprese tra i 144 e i 146 Mhz sono riservate ai radio-amatori, esse possono essere contattate in caso d’emergenza per chiedere soccorso.

Se prendete contatto, non parlate ne troppo velocemente ne a voce troppo alta o bassa, per non rischiare incomprensioni. Fornite all’interlocutore indicazioni precise sulla vostra posizione, sulle vostre condizioni e su tipo di aiuto che volete.

Ricordate di rispondere affermativo (oppure Roger) o negativo alle doman­de che vi vengono poste, non utilizzate solo si o no.

 

RICORDATE!

 

Ogni segnale ripetuto per tre volte di seguito, viene valutato come una richiesta di soccorso. Esempio: accendere tre fuochi, creare tre colonne di fumo, tre fischi forti, tre colpi d’arma da fuoco, tre lampi di luce con l’eliografo.

Solitamente si utilizza un inter­vallo di un minuto tra un gruppo di segnali e l’altro (esempio: tre lampi di luce, un minuto d’intervallo, tre lampi di nuovo e così via). Questo siste­ma di segnalazione è riconosciuto a livello mondiale da tutte le squadre di soccorso.

SEGNALAZIONE IN MONTAGNA:

  • Una serie di 6 lampi o fischi nel periodo di un minuto intervallati da 60 secondi.
  • Razzi di colore rosso.
  • Cerchio bianco su tessuto rosso.
  • Braccia alzate (mai un solo braccio, significa che siete a posto e non avete bisogno di aiuto).

SEGNALAZIONE IN MARE:

Di solito a bordo di una nave si trovano razzi, candelotti fumogeni o luminosi, fuochi artificiali, fari, apparecchi radio… sfruttateli per segnalare la vostra posizione ai mezzi di soccorso.


Bruciando barili di catrame, olio o altri materiali a bordo sulla nave si possono creare degli ottimi fumi di segnalazione.

Prima di abbandonare la nave a bordo di un gommone o di un’altra imbarcazione prendete tutto quello che vi può essere utile (cibo, acqua, razzi, vestiario, telefono ecc…).

I RAZZI:

  • Mai sparali tutti in una volta, possono servirvi ancora se non siete sati avvistati bene.
  • Puntarli sempre sottovento e rivolti verso l’alto, e spararli tendendo saldamente la persa.
  • Se siete a bordo di un battello di salvataggio sparate il razzo stando all’esterno, per evitare che residui incandescenti possano bucare il gommone.
  • Non sparate i razzi addosso agli aerei di soccorso!
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CONCLUSIONI:

 

Se ritenete lontana la possibilità che qualcuno vi cerchi o allerti i soccorsi o si ritiene che è possibile raggiungere un centro abitato, la soluzione migliore è quella di abbandonare la zona in cui vi trovate e il mezzo disastrato.

Prima di partire lasciate delle indicazioni per eventuali soccorritori come la direzione che avete intrapreso, il giorno

in cui siete partiti, il numero di superstiti e la scorta di provviste che avete portato.

È consigliabile, durante la marcia, camminare in aeree di terreno aperte, tenendosi il più possibile in vista, in modo da incrementare le pro­babilità di essere avvistati da eventuali soccorritori o passanti.

http://sopravvivere.myblog.it/

Sopravvivenza: Un semplicissimo FILTRO per l’ACQUA

Con una bottiglia di plastica può essere fatto un semplicissimo filtro: togliere con il coltello il fondo della bottiglia e inserire, nel collo, dei pezzi di stoffa (può essere stracciata una maglietta, un fazzoletto, dei calzini…) senza calcare troppo. L’acqua sporca che verrà inserità uscira pulita.
Nella foto è possibile vedere la bottiglietta da 1/2 litro al cui interno ho inserito tre pezzi di stoffa di circa 20 cmX20; poi ho messo tre cucchiai di terra in un bicchiere e dopo aver mescolato per bene l’ho versata all’interno della bottiglia.
L’acqua che è uscita, raccolta nel bicchiere di sinistra, è pulita. Il pezzo di stoffa posto superiormente, che raccoglie la maggior parte dei detriti, dopo un po’ va sostituito. Prima di bere quest’acqua è bene farla bollire per alcuni minuti.

Come trovare il NORD senza strumenti

La direzione del Nord può essere trovata agevolmente anche se non si dispone di una bussola. Vediamo tre metodi semplici ma molto precisi.

 

1. Metodo dell’orologio: disporre la lancetta delle ore in direzione del sole e dividere per due l’ora indicata dall’orologio. Se sono le nove: 9:2=4.5; questa è la direzione del Nord.

 

2. Metodo dell’ombra: piantare in terra un bastone alto circa 1 metro e segnare con una pietra (o un picchetto) dove termina l’ombra proiettata dal sole. Attendere 15′ e ripetere l’operazione. Ora unire le due pietre con un cordino (o più semplicemente con una linea immaginaria): la normale a questa linea è il Nord.

 

3. metodo dell’ago: strofinare con un panno (o un lembo di tessuto) l’estremità di un ago da cucire dopodichè poggiare delicatamente l’ago sulla superfice dell’acqua contenuta in un contenitore non metallico. La punta dell’ago si dispone in direzione Nord.

E’ bene ricordare che il sole sorge ad EST (alle ore 6 circa), tramonta ad OVEST (alle ore 18 circa) e alle ore 12 è sempre a SUD (l’ombra viene proiettata quindi in direzione NORD).

Sopravvivenza: La Bussola Magnetica

La bussola è lo strumento che mediante un ago magnetico indica la direzione del Nord magnetico (punto di convergenza delle linee di forza magnetica). Il Nord magnetico non coincide con il Nord geografico (punto di incontro dei meridiani geografici); questa differenza può essere agevolmente ricavata con il calcolo della declinazione magnetica (il valore di declinazione magnetica da imporre alla bussola per trasformare il Nord magnetico in Nord geografico è trascurabile quando si percorrono itinerari brevi).

Una bussola è costituita di norma da un contenitore al cui interno vi è un perno su cui poggia l’ago calamitato che cosi è libero di ruotare in tutte le direzioni; la parte superiore del contenitore è trasparente con una ghiera graduata mentre la parte inferiore riporta una graduazione in gradi sessagesimali (da 0 a 360°) o in gradi millesimali (da 0 a 6400°°).
Il contenitore di una bussola può essere riempito di una miscela di acqua e alcol allo scopo di diminuire le oscillazioni dell’ago (l’alcol congela ad una temperatura più bassa dello 0 punto di congelamento dell’acqua). Quando si usa una bussola è buona norma mantenerla orizzontale e distante da masse metalliche in grado di interferire con il campo magnetico (carrozzeria dell’auto, piccozza ecc.).
Le bussole più utilizzate sono quelle da orientamento e quelle goniometriche con le quali è possibile effettuare la lettura di un azimut (l’ azimut è l’angolo formato tra la direzione del Nord e la direzione di un punto o oggetto individuato sulla carta topografica o sul terreno; sulla carta l’azimut viene calcolato utilizzando un normale goniometro).
La bussola viene utilizzata per muovere lungo una rotta prestabilita, per orientare la carta topografica e per leggere un azimut.
Per seguire una rotta (direzione tra due punti individuati sulla carta topografica) si procede nel modo seguente:
– si ruota la ghiera graduata sino a far coincidere il valore di rotta con la freccia di riferimento (nella foto 240° o 4200 millesimi);
– si orienta la bussola al Nord;
– mantenendo la bussola orientata al Nord si marcia nella direzione indicata dalla freccia.

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