Autore: SOS2012

Trovare acqua sopravvivenza – Parte Seconda

Come trovare acqua in situazioni di sopravvivenza
parte 2
Animali che possono portarvi ad una fonte d’acqua:

Mammiferi:
La maggior parte degli animali da pascolo non dista molto da punti di abbeveramento, devono bere all’alba e al tramonto;
Piste convergenti di solito, portano a pozze o fiumi, seguitele scendendo i pendii;
I predatori non sono buon indicatore di acqua, essi acquistano liquidi dal sangue delle loro prede.

Uccelli:
I mangiatori di granaglie, piccioni e fringuelli per esempio, non si spostano mai molto distanti da fonti d’acqua, anche loro bevono all’alba e al tramonto; quando volano dritti e bassi, si stanno dirigendo verso cibo o acqua. Quando tornano dalla fonte, si fermano di ramo in ramo riposandosi, colmi d’acqua. Gli uccelli d’aqua e predatori non bevono frequentemente e quindi non sono buoni indicatori.

Insetti:
Le api sono ottimi indicatori; si allontanano al massimo 6,5 km dai loro favi.
Le formiche dipendono dall’acqua, molte volte, quando marciano in colonna, si dirigono verso scorte d’acqua. Le mosche non si spostano mai ad una distanza maggiore di 90 metri dall’acqua; attenzione però, molte volte questi animali “frequentano” pozze d’acqua insalubri, per l’essere umano.

Rettili:
Non sono buoni indicatori, ma contengono al proprio interno parecchi liquidi. Il sangue, in special modo, è particolarmente apprezzato in molte regioni dell’asia centrale.

Uomini:
Le piste nella sabbia o i sentieri, spesso portano a pozzi o oasi; ricordate di non inquinare una pozza limpida e di lasciarla in modo che anche chi venga dopo possa usufruirne.
In casi veramente gravi e terribili, ricordate, il corpo umano è comunque composto al 75% da liquidi.

ACQUA DALLE PIANTE

Le piante spesso intrappolano acqua nelle loro cavità; vecchi e vuoti giunti di canne di bambù si riempiono di acqua: scuoteteli se sentite dell’acqua e fate un intaglio alla base di ogni giuntura per estrarla.
Attenzione però, l’acqua ottenuta in questo modo può essere ricca di tannino; ve ne accorgerete perchè ha un sapore amaro e astringente simile a quello del limone, ma meno aspro e una forte colorazione marrone scuro.
Se così fosse, bollitela, e utilizzatela ben diluita come antisettico, o come infuso contro la dissenteria.

POZZANGHERE E RISERVE D’ACQUA

Molto spesso, anche in luoghi dove sono giorni che materialmente non è piovuto, si vanno a creare delle “riserve d’acqua naturali”; pozze di fango, acquitrini, pozze d’acqua contenute negli incavi delle rocce e via dicendo.
Trovando acqua di questo tipo, dovrete prima di bollirla (procedura da effettuare sempre, perchè l’unica realmente in grado di assicurare la sterilità dell’acqua) filtrarla. La filtrazione può avvenire tramite, un pantalone o una maglietta piegata su se stessa, quindi doppia, arricchita alle volte a seconda dello stato dell’acqua, da carbonella di legna, al suo interno.

ACQUA DAGLI ANIMALI

Gli occhi degli animali oltre ad essere un’ottima fonte di sali minerali e vitamine, contengono una buona quantità d’acqua. Tutti i pesci contengono al proprio interno liquidi potabili, quelli particolarmente grandi possiedono una grossa riserva d’acqua sotto la propria lisca centrale. Attenzione però a non bere liquidi, troppo ricchi di proteine; il vostro corpo per digerirli, dovrebbe sottrarre all’organismo più liquidi di quelli “guadagnati”.

ACQUA DALLA LINFA
In Nord America e in Canada, meno qui in Europa, vi è sempre stata l’antichissima usanza di preparare “sciroppi” ottenuti dalla linfa degli alberi. Famossisimi gli Sciroppi d’Acero, meno comuni quelli di Betulla.
Queste due famiglie di alberi, Aceri e Betulle, possono tranquillamente fornire sciroppo, ma anche linfa, subito potabile, senza essere bollita, con una semplice tecnica:
formate con un coltello una “V” ad almeno 80 cm da terra, avente le due “linee principali” lunghe almeno 10 cm e larghe 2. Ponete nell’esasatto punto in cui le linee si incrociano (la base) una metà di bamboo oppure un pezzo di legno piatto, l’importante è che sia un materiale pulito, dove far scorrere lentamente la linfa, sino ad un contenitore.


SORGENTI E INFILTRAZIONI

Nel qual caso trovaste una sorgente, che sbuca da una roccia, sarebbe un gran colpo di fortuna e ne potreste approfittare, anche senza la “pre-bollitura”, se foste sicuri della potabilità dell’acqua. Purtroppo, invece, molte volte le sorgenti si presentano sottoforma di “terreni saturi” d’acqua o semplici pozze nella roccia o nella terra. In questo caso, dovrete prima di tutto raccogliere più volte l’acqua in modo da svuotare completamente la pozza, e poi una volta riempitasi nuovamente, raccogliere l’acqua per l’eventuale filtrazione e bollitura del caso.

Se doveste trovare un terreno saturo, ma senza pozze, quindi melmoso e ricco d’acqua, ma mischiata alla terra; dovreste costruire quello che i cacciatori chiamano “un pozzo indiano”.

Il Pozzo Indiano:
Il pozzo indiano, non è altro che una buca scavata nel terreno di 60cm di diametro e 60 cm di profondità, che in terreni saturi, dovrebbe provocare il riempimento stesso, da parte dell’acqua. Naturalmente, vale il discorso di prima: le prime volte che l’acqua riempirà il pozzo, essa dovrà essere prelevata e buttata, in quanto troppo torbida; mentre le successive “riempite”, dopo opportuna filtrazione e bollitura per lungo periodo, potranno invece essere utilizzate come acqua potabile.

Thanks to Maxpixel.net for the beautiful photo!

Che cos’è il PARACORD 550?

Il PARACORD 550, o corda del paracadute, in sostanza è ciò che collega un paracadutista al suo baldacchino ed è la “linea della vita” dei paracadutisti di tutto il mondo. La corda del paracadute ha trovato la sua strada nel mercato commerciale grazie ai migliaia di utilizzi del cavo stesso e della sua alta qualità in un ambiente da campo. Infatti esso può ed è stato utilizzato in una varietà di modi. La sua funzione di progettazione iniziale era la costruzione di paracadute durante la Seconda Guerra Mondiale. Ogni linea di Paracord è fatta di nylon a filo continuo esternamente e di sette corde di nylon ad alta resistenza internamente. Ogni singola linea di Paracord ha una resistenza alla trazione testata a 550 libre (c.ca 250Kg) ed è stato progettato per durare nel tempo.

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Le regole della sopravvivenza

Regole di base per la Sopravvivenza
La sopravvivenza é il sapersi adattare ad ogni luogo e in qualsiasi situazione: il saper vivere senza comodità e con delle difficoltà da superare. L’avventura é la sopravvivenza volontaria: un’impresa più o meno pericolosa che attrae con il fascino del rischio che comporta. E’ avventura anche una gita in montagna, ma servirà una maggiore conoscenza delle tecniche se decidiamo di non portare la tenda o di non portare i panini e mangiare erbe, radici o piccoli animali.

 

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Realizzare il kit di Sopravvivenza

Quanto riportato in questo articolo è frutto di riflessioni, studio ed esperienze personali sul campo e teoriche. Un buon kit di sopravvivenza deve evolversi nel tempo, tenendo conto, di volta in volta, di ciò che riteniamo inutile o necessario. Questa evoluzione può avvenire solo con l’esperienza pratica. Prendete queste indicazioni come un’idea di massima, e in base alle vostre specifiche esigenze procedete a personalizzarlo.

La cosa FONDAMENTALE da tenere sempre a mente sono le Priorità.

Qui vengono indicati strumenti che richiedono una certa confidenza. Un conto è avere un telo, un altro è saper costruire un riparo di fortuna, e soprattutto saper individuale il posto corretto in cui costruirlo, in base ai venti, al calore, alla protezione, alla presenza di pericoli come rocce che possono cadere o acqua che può arrivare improvvisamente… Questi sono strumenti, ma le tecniche per utilizzarli correttamente non sono descritte qui. Andranno imparate prima con una base teorica, e poi naturalmente provando. Non occorre essere dispersi per dormire una notte in un riparo di fortuna. Si può fare anche a fini didattici, ed è inoltre divertente.

Introduzione
Un kit di sopravvivenza è un insieme di strumenti atti a garantire, in situazioni limite, almeno alcuni standard minimi vitali. Al suo interno andranno messe quindi anche tutte quelle cose che riteniamo utili per affrontare situazioni che, normalmente, non si verificano. All’interno dello stesso metteremo anche cose di normale utilizzo e questo ci permetterà di avere uno kit utile sia nella normalità che nell’eccezionalità e di essere sempre pronti ad ogni eventualità. Il kit dovrà essere sempre con noi, sia
durante escursioni di più giorni in zone isolate che nella tranquilla passeggiata domenicale nel boschetto vicino a casa o in situazioni postcatastrofiche. Questo implica necessariamente una buona trasportabilità del kit stesso, sia come dimensioni che come comodità. Non deve creare impacci, soprattutto se indossiamo anche uno zaino per trasportare altro materiale.

Cosa mettere nel kit dipende dalle situazioni che possiamo incontrare. Ogni kit dovrà essere adeguato al luogo e al clima tipico della zona in cui sarà utilizzato, non deve contenere strumenti inutili, e tanto meno non deve escludere niente di quanto ci potrebbe servire. Credo sia importante, quindi, prima di iniziare a raccogliere oggetti da inserire, valutare il dove, il come e il quando effettuiamo le nostre uscite, prestando particolare attenzione al clima e all’acqua. Infatti grazie al grande lavoro svolto nel sito www.housegate.net (che ringraziamo) in questo documento si parlerà di escursioni in zone montuose delle Prealpi Venete (vi assicuro molto ostiche e impervie), tra i 900 e i 2.300 metri s.l.m. , con poca o nulla presenza di acqua potabile, vegetazione che arriva a circa 1.500 metri, sopra i quali si trovano solo pascolo e roccia, clima sempre sotto i 25° C, con punte, in inverno, di –20°C e comunque, anche in agosto, con possibilità di temperature prossime allo 0, con violenti ed improvvisi temporali e grandinate, discreta presenza di vipere comuni, passaggi a volte impegnativi specialmente con pioggia o neve, discreta presenza di piccola selvaggina e volatili che però sono estremamente sospettosi. Inoltre abbiamo inserito spunti e tecniche utilizzati da me e Leonida nelle nostre uscite e nelle nostre esperienze.

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Trovare Acqua in Sopravvivenza – Parte Terza

Come trovare acqua in situazioni di sopravvivenza
parte 3
Riprendiamo il nostro discorso, riguardante la ricerca e la raccolta di acqua in ambienti isolati ed ostili, mostrando delle nuove tecniche sull’argomento. Vi invitiamo a dare una lettura alle due lezioni precedenti “Come procurarsi acqua 1” e “Come procurarsi acqua 2” che trovate nel sommario a inizio pagina.

Una tecnica molto efficace per procurarsi acqua potabile è il metodo della DISTILLAZIONE.

La fig.1 mostra un ottimo sistema per ottenere acqua. Scaviamo una buca di 90 cm di diametro e 60 cm di profondità. Sistemiamo al centro della buca un contenitore di raccolta. Copriamo la buca con un telo di plastica fissandolo al suolo con dei sassi e del terreno. Mettete una pietra al centro del telo sulla verticale del contenitore posto in fondo alla buca. A questo punto attendiamo alcune ore in modo che il sole (tre o quattro ore sono già sufficienti per vedere i risultati) riscaldi la temperatura dell’aria e della terra all’interno della buca fino a produrre vapore. L’acqua si condenserà sulla parte inferiore del telo e, grazie alla pietra che grava al centro del telo, goccerà nel contenitore sottostante.

Per distillare acqua contaminata o acqua marina possiamo anche scavare un fosso profondo 25 cm a poca distanza dal precedente fosso con il contenitore e coperto dal telo. Versateci dentro l’acqua da purificare. Il terreno purifica l’acqua che filtra verso il fondo della buca vicina utilizzata per la distillazione.
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Survival: Nutrirsi nel bosco

Cibarsi nel bosco o in qualsiasi Giungla non e’ per niente facile di primo approccio.
Se non si conoscono le regole basilari si puo’ morire di fame e di inedia.
Per un Survivor, come, quando e specialmente “dove” mangiare non e’ cosa semplice, ma tutti se impratichiti ci possono riuscire.


Il bosco dà molte risorse, molte piu’ di quanto vi aspettate, basta saper “carpire” l’ordine delle cose; voi direte “che centra l’ordine?”…Certamente, “L’ordine” vi rispondo io, poiche’ il “pensare” e’ dettato dall’intelligenza… quest’ultima sara’ predominante nella vostra riuscita di vita o morte.

 

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La Bussola fai da te e l’Orientamento

Ci sono situazioni il quale non e’ assolutamente facile “tenere” i nervi saldi e prendere lo zaino tattico da casa. Ci sono anche altre situazioni, dove magari siamo “persi” in qualche zona difficilmente accessibile da altri umani, oppure a poco piu’ di qualche ora di cammino, ma proprio in quel giorno non avete portato con voi la Bussola e cio’ che avete a disposizione e’ solamente “un bel niente”.

Avete magari il vostro beneamato cellulare che in mezzo ai boschi ed alle montagne neppure prende linea…… Avete poi il vostro caro orologio digitale quindi non a lancette, che vostra madre vi regalo’ per la cresima…. Per parlar chiari.. siete in un bel casino, e le cose in cui avete creduto fino a poco tempo fa non vi aiuteranno a venirne fuori………………… o si………?…

Frugate nel vostro portafogli, e non trovate niente altro che una grappetta che teneva due foglioletti e dei numeri di telefono.. Cercate meglio in tasca e avete qualche euro e le ghiavi dell’auto…. Peccato che questa se non pensate alla svelta potrebbe essere la vostra tomba, perche’ e’ magari autunno e la notte fa molto freddo… e voi siete soltanto a un giorno di cammino da un area di servizio…. ma non sapete come e dove siete… perche’ vi ricordate in parte della zona, ma qua nel bosco sembra tutto uguale e cercare tipo il NORD , e’ un impresa epica……….

OPERIAMO DUNQUE COSI’:

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Costruzione di un rifugio di emergenza

Saro’ molto diretto e schematizzato per far capire in poche parole come creare un rifugio d’emergenza in una zona boschiva a circa 1500m in pieno autunno a circa 18° giornalieri al sole..
Di RIFUGI se ne possono fare moltissimi, ma pochi realmente potrebbero reggere una bufera di neve o un’acquazzone da bosco… questo tipo di rifugi che vi riporto sono tra i migliori provati nei corsi Military Survival Extreme.


ZONA d’accampamento e Bonifica Territoriale:

-Scegliere una zona lontano dai torrenti, con alberi intorno e sopra vento.
(lontano dall’acqua causa straripamento invernale dei fiumiciattoli montani, con alberi per evitare smottamenti notturni in caso di pioggia e sopra vent, per evitare che facciate incontri “improvvisi” e ravvicinati magari con un grosso cinghiale maschio  di 150 kg all’altezza del vostra viso, lui come gli altri animali sentono il vostro odore.)

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Sopravvivenza: Tutti i metodi per accendere un fuoco in qualsiasi luogo o situazione

In una situazione di sopravvivenza avere un qualsiasi strumento per accendere un fuoco ci faciliterà sicuramente la vita.

 

Possiamo scegliere se portare un semplice accendino o una scatola di fiammiferi meglio se antiumidità e antivento.

 

Se i fiammiferi sono bagnati un modo per liberarli dall’umidità consiste nel passarli tra i capelli, ovviamente se i fiammiferi che avete sono impermeabili non ci sarà bisogno di asciugarli.

 

Possiamo rendere impermeabili dei normali fiammiferi immergendoli nello smalto per le unghie o nella paraffina liquida.
Un’altro metodo per rendere un fiammifero impermeabile è ricoprirlo con la cera di una candela.

 

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Nutrirsi nel bosco: l’Ortica

URTICA DIOICA (urticacee)

Nomi volgari: ortica

Habitat: comunissima dovunque fino a 2400 mt s.l.m. ma soprattutto lungo i cigli delle strade, tra le macerie e ai margini dei boschi. Preferisce luoghi ombrosi e fertili.

Riconoscimento: è una pianta erbacea alta fino a 1,5 m con fusto eretto a sezione quadrangolare. Le foglie sono opposte, a forma di cuore, con margine dentato. La pianta è tutta ricoperta da peli allargati alla base dove è contenuto un acido urticante. Al minimo urto la sensibilissima e fragilissima punta si spezza diventando estremamente tagliente così da penetrare nella pelle (se non punge non è ortica).

Durante tutta l’estate forma piccoli fiori giallo-verdastri all’ascella delle foglie raccolti in spighe. I frutti sono costituiti da semi ricoperti da un guscio marrone con un ciuffo di peli all’apice.

Di solito la si trova in gruppi di piante abbastanza numerosi.

Raccolta: il periodo ideale per la raccolta è la primavera ma in pratica si può raccogliere da febbraio-marzo quando compaiono i primi germogli fino ad ottobre-novembre quando il freddo la fa morire. Si raccoglie tutta la pianta tagliandola a 10 cm da terra. Quando ormai è fiorita si possono raccogliere le singole foglie. Quando si taglia la pianta alla base questa emette nuovi germogli e dopo un po’ di tempo è possibile raccogliere di nuovo. Può anche essere essiccata per utilizzarla in seguito ma ce ne è talmente tanta in giro che potrebbe essere una fatica inutile.

Proprietà: è ricca di clorofilla, vitamine A, C e K e sali minerali, specialmente di ferro, fosforo, magnesio, calcio e silicio.

Impiego: è una delle piante selvatiche più conosciute ed utilizzate ed ha un sapore superiore a quello delle verdure usate comunemente. I giovani germogli o le foglie sono impiegati, dopo cottura, per preparare frittate, sformati e risotti; è ottima anche bollita e condita con olio e limone o semplicemente nei boschi con un pizzico di sale. Può essere mangiata anche cruda ma attenzione ai peli urticanti. E’ un ottima dieta in casi estremi e di sopravvivenza.
Con le foglie secche si può fare un buon infuso remineralizzante.
Per uso cosmetico se ne fanno lozioni, impacchi e sciacqui per la cura delle pelli seborroiche, contro la forfora e la caduta dei capelli.
Lasciata macerare per una ventina di giorni costituisce un ottimo antiparassitario e remineralizzante per le piante dell’orto.

Avvertenze: non mangiare i semi. Va raccolta con i guanti o protezione per le mani a causa delle sostanze urticanti contenute nei peli che ricoprono fusto e foglie.

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