Autore: SOS2012

SOPRAVVIVENZA: Come costruire una corda

Immagine documento

Costruire una fune intrecciando componenti di fortuna (vegetali e non)

L’efficacia di una corda

Quando ci si trova improvvisamente in situazioni avverse è importante sapersi costruire e/o ricavare utensili base, uno di questi è appunto: la corda. Con una fune si possono fare parecchie cose: scalare, calare, legare, tenere insieme e molto altro ancora. Perchè tuttavia questi utilizzi siano possibili è di vitale importanza approntare una corda elastica, resistente e adatta all’uso che ne vogliamo fare; a tale scopo, nella presente trattazione, cercheremo di imparare una tecnica semplice ed efficace.

Una buona corda è fatta di più “fili” intrecciati più volte tra loro a formare un’unica fune dalla resistenza notevolmente superiore ai singoli elementi che la compongono. In sostanza la forza applicata in tensione non si concentra parallelamente alla lunghezza della corda ma si potrebbe (impropriamente) dire che si ripercuote obliquamente e frazionata su più cordicelle; il risultato è quindi che la forza disperde la sua intensità in una spirale.

Come costruire una corda

Vediamo ora come costruire una corda, quali gli accorgimenti e i materiali:

  • Quali materiali – Perchè la corda risulti robusta è fondamentale scegliere materiali lunghi, asciutti, lievemente elastici e resistenti come: spago, piante rampicanti, alghe, erbe (ortiche, caprifoglio, ecc.), giunchi, liane, radici, fusti verdi (non secchi), scorza, canne verdi, tessuto, fronde/foglie (palma, rami, ecc.), crini o tendini di animali (bagnati).
  • Quali steli – Scegliamo sempre gli steli più lunghi, grandi, elastici e ragionevolmente spessi; evitiamo parti ammuffite, danneggiate e/o marce; per avere la certezza di aver scelto bene leghiamo con un nodo semplice due steli e proviamo a tirare dai due lati (con una forza media): se la fibra si spezza è debole, se il nodo si scioglie è troppo liscia e/o viscida.
  • Elasticità – A riguardo dell’elasticità possiamo dire che anche componenti rigidi possono essere “elasticizzati”: spellandoli, immergendoli in acqua per alcune ore, esponendoli a vapori o in taluni casi al calore del sole; detto questo occorre naturalmente pensare anche all’uso che si intende fare della corda (una canna di bambù per esempio potrebbe essere piuttosto rigida ma comunque utile a dati scopi).
  • Resistenza – Se la corda ci serve per sollevare (o peggio sospendere) carichi è importante optare per fibre più “poderose”: testiamone l’efficacia piegando la fibra in quattro direzioni diverse e osserviamo come e se si danneggia, in seguito sottoponiamola a tensione e riflettiamo nuovamente sulla sua fruibilità; evitiamo, se dobbiamo utilizzare la fune per più giorni, materiali che alla lunga tendono ad irrigidirsi seccandosi.
  • Intrecciare – Per costruire una corda davvero resistente è necessario per prima cosa creare delle specie “spaghi” attorcigliando (in senso orario) più filamenti; in secondo luogo legare tra loro tre di questi e infine procedere ad intrecciarli l’uno con l’altro (in senso antiorario, come descritto nell’immagine a fianco); ricordiamo di mantenere costante: direzione, simmetria e spessore; cerchiamo inoltre di stringere il più possibile la treccia.
  • Lavorare agevolmente – Per intrecciare con più facilità si possono posizionare dei piccoli legnetti legati alle estremità dei tre spaghi; allo scopo di lavorare con una corda corta e piuttosto tesa è utile invece avvolgere attorno ad un albero la parte già ultimata e tenere solo la parte che si sta elaborando.
  • Allungare – Siccome è raro trovare filamenti lunghi 20 o 30 metri è quasi consequenziale pensare di doverne legare più blocchi attraverso dei nodi (per imparare a fare vari tipi di nodi: pagina 1 e pagina 2). Per creare invece una corda più spessa è sufficiente aumentare il numero di filamenti o intrecciare più corde già ultimate.
  • Finitura – Affinchè la nostra fune non si sfilacci deve essere “impalmata” (fissata) alle  estremità (si veda la figura a fianco, punto 6); leghiamo quindi i tre filamenti sospesi attraverso una cordicella più sottile (in modo deciso, compatto e con più giri).
  • Precauzioni – Mai usare una corda prima di averne testato l’effettiva resistenza in condizioni simili a quelle di impiego; cerchiamo inoltre di fare calcoli ampi: se possibile, usiamo più corde, più spesse, insomma non facciamo completo affidamento su una corda messa insieme alla buona e con materiale di fortuna.

PIANTE OFFICINALI: IL PUNGITOPO

Pungitopo
Nome scientifico: Ruscus aculeatus
Tipologia: Albero sempreverde
Potere calorifico: n/a

 

Descrizione: come riconoscere la pianta

 

Il pungitopo, tipica pianta natalizia, è diffuso nelle regioni mediterranee, soprattutto nei boschi di leccio. Si presenta come un arbusto che può raggiungere i 90 cm di altezza e dai rami dotati di piccole false foglie (rametti di appena 2-3 cm) da cui tra settembre e aprile nascono uno o due piccoli fiori bianchi. I rametti che sostituiscono la funzione delle foglie sono ovali, appiattiti, rigidi e piuttosto pungenti (caratteristica da cui deriva il loro nome). In primavera maturano i frutti: grosse bacche rosse.

Cosa può fare e come utilizzarla

 

È frequentemente utilizzato come pianta ornamentale in particolare in occasione delle festività natalizie, ma ci si può servire dei suoi frutti anche a scopo diuretico o per rinforzare le pareti dei capillari. Inoltre i suoi germogli sono molto ricercati per insalate o minestre.

 

Più da vicino…

 

Pungitopo - Dettaglio

L’ARTE DEL SURVIVAL! SCOPRILA CON NOI!

In quest’articolo leggerete del Survival, in realtà non si tratta SOLO di uno sport. La conoscenza di tecniche di sopravvivenza, ci può aiutare ad affrontare nel giusto modo, situazioni pericolose derivanti da trekking, sport estremi, avventura ecc.

Quando si sente pronunciare la parola “survival” si pensa immediatamente a uomini impegnati in avventure estreme, come nella foresta Amazzonica oppure in una giungla ecc. Nulla di più sbagliato anche se esistono molti esempi in tal caso, amplificati da spot televisivi.
Survaival
a mio parere è la capacità di padroneggiare le situazioni che capitano nella vita, dalle semplici a quelle più critiche, senza la ricerca esasperata dell’estremo.

Le cose necessarie a sopravvivere in un ambiente a noi non adatto, ciò dovuto alla vita moderna che ci ha fatto perdere il senso di “sopravvivenza” che da sempre era stata una prerogativa dell’uomo.

V’insegneremo a riconoscere le erbe medicinali, gli animali del bosco e a riconoscere le loro tracce. Imparerete a costruire bivacchi d’emergenza, immaginate durante un’escursione in montagna di non riuscire a tornare dal luogo di partenza, a causa delle avverse condizioni meteorologiche.
Apprenderete come accendere fuochi, credetemi non è così banale come può sembrare… ne ho avuta prova nei miei viaggi in Africa con la moto. Sono rimasto colpito da come i Tuareg riuscissero ad accendere dei fuochi con le poche radici secche reperite nel deserto.
Lo so queste sono situazione che qui non si verificano, ma danno l’idea del senso di disorientamento che prova l’uomo quando è immerso in una natura a lui non congeniale, per stile di vita ovviamente.

Altra cosa molto utile è saper “leggere” una cartina geografica, usare la bussola, cose che si possono apprendere anche praticando Corsi di Orientamento e Topografia da noi organizzati

Pensate ora di ritrovarvi da soli in montagna, intorno a voi il nulla.
Nessuna casa o villaggio nel giro di una quindicina di chilometri… avete solo una cartina; bussola e uno zaino con poche cose dentro, alle quali spesso si da poco valore.
Dopo un primo momento di smarrimento dovuto alla situazione che si sta verificando, potrai mettere in pratica le cose imparate nei nostri corsi.

 

VI ASPETTIAMO PER INIZIARE INSIEME UN’ESPERIENZA CHE CAMBIERA’ IL VOSTRO MODO DI VEDERE LE COSE…!RISCOPRI LA NATURA E RITROVA TE STESSO!

SOPRAVVIVENZA: Tecniche e strumenti per orientarsi nell’oscurità e/o senza la vista

Metodi per vedere al buio

 

In più e più situazioni di sopravvivenza può essere utile imparare a vedere al buio o addirittura a percepire l’ambiente circostante senza l’ausilio dei nostri occhi (ad esempio nel caso di un accecamento temporaneo). In questo articolo analizzeremo a tal proposito alcune tecniche efficaci; prima di passare alle metodologie è di primaria importanza sottolineare il concetto più banale di tutti: mantenere il massimo sangue freddo e una grande calma. Ecco quindi una lista di tecniche e strumenti più o meno funzionali per percepire oggetti ed ostacoli intorno a noi:

 

  • Fuoco – Per prima cosa accendere un fuoco; fatto questo cerchiamo un legno lungo e di medio spessore (meglio se non troppo secco); attorno all’estremità da infuocare arrotoliamo saldamente più giri di tessuto vegetale e, se ne abbiamo la possibilità, imbeviamo l’area di cera d’api, sego o parafina; diamo infine fuoco all’estremità lavorata.
  • Torce elettriche – Prevenire è sempre meglio che curare, se ne abbiamo l’occasione dotiamoci di una piccola ma potente torcia elettrica: con cono di luce ed intensità regolabili, con possibilità di segnali morse e con ricarica manuale (oltre che tramite batterie); se non ne abbiamo una ricaricabile usiamola solo per segnalare la nostra posizione e/o in casi di estrema necessità.
  • Visori notturni – Visori ad intensificazione d’immagine (necessitano una luce minima) e/o a infrarossi (buio totale) sono oggi disponibili sul mercato a prezzi molto accessibili e possono permettere esplorazioni notturne fino ad una distanza che va da un minimo di 45m (per i meno sofisticati) ad un massimo di alcuni chilometri (per i più avanzati).
  • Cogliere la luce – Se non ci troviamo in totale assenza di luce ricordiamo che i nostri occhi si sanno adattare all’oscurità; perchè ciò avvenga sono necessari circa 1-2 minuti ma per accelerare la dilatazione delle pupille possiamo chiuderli o fissare aree molto scure (nel fare questo evitiamo con lo sguardo anche le sorgenti luminose più lontane).
  • Amplificare i sensi – Tatto, udito e olfatto sono, se abbinati ed allenati, alleati formidabili; oltre che di mani e piedi possiamo dotarci di un bastone rigido e lasciare che i suoi stimoli (vibrazioni e rumore) ci guidino nell’ambiente circostante; per fare questo è importante mantenere la massima concentrazione nel silenzio più totale.
  • Ecolocalizzazione – Come per le balene, i pipistrelli e i delfini anche noi esseri umani siamo a nostro modo in grado di emettere dei suoni e di reinterpretarne le informazioni a seconda degli ostacoli che hanno incontrato nel loro percorso (nel paragrafo successivo analizziamo la tecnica più in dettaglio).

 

Ad entrambi gli ultimi due casi proposti è importante abbinare l’apporto di memoria e capacità di riproduzione mentale del territorio circostante: non basta difatti sapere dove è un ostacolo ma è fondamentale ricordarlo e dislocarlo in una specie di “mappa mentale”.

 

Ecolocalizzazione: vedere senza gli occhi

 

Per capire cos’è l’ecolocalizzazione è necessario spiegare almeno vagamente il funzionamento di un radar: in sostanza il segnale parte da un punto A, trova ostacoli in B e rimbalza fino a ritornare alla sorgente A dando così idea della distanza alla quale si trova B. Come fanno molti ciechi dalla nascita anche noi possiamo sviluppare questa straordinaria abilità: si tratta di inviare segnali audio (ad esempio tramite lo schiocco della lingua) per poi rielaborarne il segnale di ritorno e focalizzare le distanze dagli ostacoli.

 

Il segreto sta nell’imparare ad analizzare il ritorno dell’eco prodotta dall’impatto delle onde sonore con gli elementi dell’ambiente (eco ogni volta differente). Non si tratta di avere particolari abilità ma semplicemente di allenarsi a “risvegliare” la nostra attenzione al senso dell’udito e allo stesso tempo ad escludere lo stimolo visivo. Secondo alcuni studi pare basti un esercizio di un paio di ore al giorno per 1-2 mesi per poter attingere a questa incredibile potenzialità e iniziare così un percorso di miglioramento costante e progressivo. L’efficacia che come umani possiamo raggiungere è tuttavia inferiore a pipistrelli, delfini e balene (non siamo in grado di emettere in modo altrettanto efficace), tuttavia, grazie alla ecolocalizzazione, ci sono ciechi che riescono persino ad andare in bicicletta e a giocare a palla.

 

SOPRAVVIVENZA: Aghi di pino, un concentrato di vitamina C

Infuso preparato con aghi di pino per avere vitamina C in abbondanza

Oltre alle arance ci sono altri metodi per fare un pieno di vitamina C e l’ idea che oggi vi proponiamo di provare sicuramente desterà non poca curiosità e forse anche un pizzico di indifferenza ma fidatevi funziona davvero!

Oltre a far il pieno di frutta per assumere tanta vitamina C gli esperti consigliano vivamente di preparare una bevanda, un per l’ esattezza, utilizzando come ingrediente principale gli aghi di pino.

Ebbene si, ho detto proprio aghi di pino e la conferma dell’ alto contenuto di vitamina C arriva dai risultati di una ricerca effettuata da studiosi americani e canadesi insieme anche ad alto contenuto di minerali.

Per preparare l’ infuso con gli aghi di pino è davvero molto molto semplice, basta infatti seguire i classici procedimenti che si utilizzano per preparare quelli con le altre erbe, infatti è sufficiente immergere gli aghi di pino all’ interno di un pentolino con all’ interno acqua bollente.

 

In ebollizione gli aghi devono restare per alcuni minuti e lasciato riposare per altrettanti minuti permettendo così alla bevanda di freddare per poi berla.

Se proprio non volete azzardare una bevanda preparata con gli aghi di pino presenti in strada potete procurarvi il necessario recandovi presso una qualsiasi erboristeria oppure negozi specializzati nella vendita di prodotti biologici.

Potrete infatti in questi shop trovare gli aghi di pino imbustati e soprattutto pronti ed aromatizzati, così sarà sicuramente più gradevole bere una bevanda profumata ricordando molto quelle che abitualmente consumate di tè al profumo di cannella oppure frutta, l’ esperienza sarà sicuramente più piacevole.


Visualizza altro http://benessere.atuttonet.it/cura-del-corpo/aghi-di-pino-un-concentrato-di-vitamina-c.php#ixzz2J5Bez5iy

Le erbe efficaci per combattere la stitichezza

La stitichezza detta anche stipsi, è un problema molto diffuso, tant’è vero che ne è colpito circa un terzo della popolazione, in maggioranza donne.

 La stitichezza, tuttavia, è un problema che può insorgere anche nei bambini in tenera età, nei ragazzi e in adulti e persone di età avanzata. La stitichezza indica un ritardo, più o meno consistente, dell’evacuazione del bolo fecale, rispetto al ritmo con cui essa si dovrebbe verificare normalmente (una evacuazione, o anche due, nelle 24 ore). Questo ritardo ha conseguenze sull’organismo, provocando sovrappeso, intossicazione, nonchè emicranie ed altri tipi di disturbi della sfera psichica. Un problema diretto legato alla stipsi sono le emorroidi.

 

La prima causa dell’insorgenza di questo problema è legata alla scarsa assunzione di acqua. Ecco perchè, se si soffre di stitichezza, oltre a curare l’alimentazione, bisogna dare un’importanza maggiore all’ingerimento di liquidi nel nostro organismo. E quindi tornano utili le tisane per combattere la stitichezza.

 

Ne esistono diverse in commercio, già preparate o da preordinare in erboristeria, come questa efficacissima tisana blu, di cui vi diamo la ricetta, e che viene chiamata così in quanto si utilizza come erba base la malva di varietà blu, ottima come disinfiammante,depurativo e lassativo.

Tisana per combattere la stitichezza

 


 

40 gr di fiori di malva (varietà iran blu)
30 gr di fiori di fiordaliso
15 gr di sommità di camomilla officinale
15 gr di radice di frangula

 

Preparazione

 

Prendere la quantità di un cucchiaino del composto, e versarlo in un litro d’acqua bollente. Lasciare bollire per 3 minuti e poi spegnere il fuoco, lasciando in infusione per 15 minuti circa. Filtrare e bere la tisana durante l’intero arco della giornata, soprattutto lontano dai pasti.

 

N.B. Se non dovesse piacere il sapore, è consigliabile utilizzare un dolcificante, l’ideale il miele d’acacia.

 

PIANTE OFFICINALI: LA BETULLA

Riconoscere le piante e farne, in caso di necessità, il giusto uso

Betulla
Nome scientifico: Betula
Tipologia: Albero a foglie caduche
Potere calorifico: 84

 

Descrizione: come riconoscere la pianta

 

L’albero di betulla ha la tipica forma di campana ricadente, il cui tronco eretto si può estendere in altezza fino a 25-30 m. La corteccia bianca, sottile e liscia si squama facilmente in strisce. Le foglie sono semplici, alternate e dentellate, triangolari, allargate verso la base. La betulla si trova più frequentemente in terreni freschi, freddi ma ben illuminati.

Cosa può fare e come utilizzarla

 

Il legno di betulla è elastico e tenero. Esso viene spesso usato per lavori al tornio, per produrre oggetti casalinghi e

giocattoli. La tisana che si può ricavare dalle sue foglie è molto efficace contro la gotta. Dalla sua linfa si ricava invece uno sciroppo zuccheroso, alla base di alcolici o aceto prodotti nei paesi nordici. L’olio della corteccia è utilizzato nell’industria delle pelli per la conciatura del cuoio. Persino il suo carbone può essere utilizzato: vi si può infatti ricavare il colore nero fumo per gli inchiostri di stampa. Come combustibile è ottimo, brucia rapidamente con fiamma chiara e viva.

Più da vicino…

Betulla - Dettaglio

Piante antizanzare

Piante scaccia zanzare: basilico, lavanda, geranio, menta, catambra

Le zanzare sono l’incubo di molte persone.

Per ovviare al problema, oltre ai zampironi ed alle lozioni per la pelle è utile munirsi di piante scacciazanzare.

Ma quali sono le piante che tengono alla larga le zanzare?

Basilico

Il basilico ha un profumo che le zanzare odiano, per cui, di certo restano alla larga!

Geranio pelargonium

Oltre ad essere una splendida pianta decorativa, e’ l’ideale per scacciare via le zanzare,  perchè i suoi fiori emanano un odore che questi insetti proprio non sopportano!

Lavanda

Anche il profumo di lavanda non è assolutamente gradito alle zanzare.

Menta

Oltre ad essere ottima in cucina e per la cura della pelle, è l’ideale per allontanare gli insopportabili insetti, che non gradiscono per niente il suo forte odore.

Catambra

E’ conosciuta come pianta antizanzara per eccellenza.

Attenzione però ad acquistarla da un vivaio di fiducia, in quanto la varietà è importante per la quantità di Catalpolo (sostanza efficace per tenere lontane le zanzare) che può contenere la pianta.

Visualizza altro http://benessere.atuttonet.it/erbe-e-piante/piante-antizanzare.php#ixzz2JYJ3V4qi

E’ sbagliato affidarsi ai dispositivi elettrici per la sopravvivenza?

Affidarsi all’elettronica, nella migliore delle ipotesi, è un’idiozia. Si parla, ultimamente, di morte degli apparecchi elettrici e vale per qualsiasi mezzo elettronico presente nella tua borsa di sopravvivenza e su cui tu intenda fare affidamento. Ricorda, in fatto di sopravvivenza vale il motto: “Due è uno, uno è nessuno”.

Avendo effettuato molte volte delle esperienze da survivalista, mi è capitato innumerevoli volte di assistere al fallimento dell’elettronica, con grave rischio per la mia sopravvivenza.

Mi è capitato anche di leggere di gente che, contando solo sul GPS, si è ritrovata a percorrere strade senza uscita o bloccata nel bel mezzo del nulla. Il mio miglior consiglio è quello di munirti di un’alternativa manuale all’apparecchiatura elettronica, da tenere sia nella borsa che a casa, e di imparare ad usarla.

 

Infatti in molti casi i sistemi di navigazione GPS in località sperdute sono notoriamente inaffidabili. Innumerevoli viaggiatori sono stati condotti su strade sbagliate, senza uscita o in vicoli ciechi. E’ opportuno quindi che il viaggiatore abbia con sé anche una mappa per verificare l’esattezza delle indicazioni del GPS.

 

Non pensare che dipenda dal tuo modello di GPS.

 

Il GPS è un ottimo strumento, il problema è che se succede qualcosa ai satelliti e tutto ciò che hai nella tua borsa da sopravvivenza è un GPS, mi spiace per te ma sei spacciato. Considera che ci stiamo avvinando ad un periodo di intensa attività solare per cui non è così strano che succeda una cosa simile. Infatti basterebbe una buona tempesta solare per mandare all’aria la rete elettrica per mesi o forse più.

 

Se cerchi di raggiungere un rifugio con il solo GPS e i satelliti non funzionano, a meno che tu non conosca la strada a memoria, le probabilità di perderti sono enormi, salvo che tu non disponga di una mappa o di una bussola di riserva.

 

Altro problema, poi, sono le batterie. Metti che la strada sia più lunga del previsto e che tu non abbia batterie di riserva né il modo per procurartele. Gli strumenti elettronici inizieranno a morire ad un ad uno.

 

E se hai in mente di portarti una scorta per un anno in aggiunta a munizioni, armi, cibo, acqua, pala, coltello, sega e kit da sopravvivenza, ti suggerisco vivamente di caricare tutto nello zaino e provare a camminare per un po’ di chilometri su un terreno del tipo quello che potresti trovarti a percorrere in caso di emergenza.

 

Molta gente non è in grado di farcela. Al momento riesco a trasportare senza difficoltà un carico di 20 chili per cique chilometri ma sono ben lontano dall’idea di arrivare a quindici chilometri al giorno e so per certo che là fuori molta gente è messa peggio di me.

 

Perciò ti consiglio di portarti dietro una bussola ed una mappa della zona che t’interessa e di imparare ad usarle.

 

Un paio di domande al volo:

 

Sei in grado di determinare la declinazione sulla mappa e di regolarti con questa?
Sai individuare il punto in cui ti trovi sulla mappa mediante riferimenti fisici o con gli azimuth?
Sai quanto misurano i tuoi passi?

 

Se la risposta è no, allora è bene che migliori le tue competenze di navigazione terrestre.

 

Un’altra idea potrebbe essere quella di portarti dietro una radio ad energia alternativa e una torcia a ricarica manuale.

 

Fa buio nei boschi la notte, specie se non c’è la luna o è nuvoloso. La radio ti aiuterà a capire che succede (se c’è qualcuno in linea) e la luce potrebbe rivelarsi preziosa per trovare la strada.

 

Per quanto riguarda la comunicazione, poi, tieni presente che non ti funzioneranno né il cellulare né la radio elettrica. Se credi che comunicare sia importante, puoi sempre stabilire dei luoghi in cui scambiarti messaggi con gli altri membri del gruppo.

 

Tecnologia/ Mezzi alternativi

 

GPS/ mappe e bussola
Walkie Talkie o cellulare/ specchio per segnali/ luogo per scambiare i messaggio
Accendino/fiammiferi/pietra focaia
Torcia/lanterna/candele
Auto o camion / biciclette / buone scarpe da trekking
Forno / Forno a legna
Pompa elettrica per pozzi /pompa a mano per pozzi
Acqua di rubinetto/metodo per purificare l’acqua con una pompa a mano
Lettore e-book/ Manuali per la sopravvivenza
Radio/ Radio a manovella
Stufa elettrica/stufa da campo/Grill da campo/fornello solare
Lavatrice/secchi da cinque litri
La vostra casa/tenda o rifugio
Corrente elettrica/generatore/energia alternativa

 

La tecnologia e i computer aiutano in molti casi ma ho già assistito al fallimento dell’elettronica e se ti ci affidi del tutto anche tu, rischi di passare dei guai. Portati sempre dietro dei mezzi alternativi e un piano di riserva nel caso non avessi mezzi tecnologici a disposizione.

ALBERI E PIANTE OFFICINALI: IL PINO MARITTIMO

Pino marittimo
Nome scientifico: Pinus pinaster Aiton
Tipologia: Albero sempreverde
Potere calorifico: n/a

 

Descrizione: come riconoscere la pianta

 

Il pino marittimo è una pianta originaria delle coste che danno sul mar Mediterraneo e sull’oceano Atlantico. Può raggiungere anche i 35 metri di altezza, estendendo la sua chioma, inizialmente conica e regolare, a forma di cupola man mano che si sale. Il tronco, dritto nella sua parte inferiore, tende a crescere in direazione obliqua. Esso è inoltre caratterizzato da una corteccia grigia e finemente rugosa che diviene col passare degli anni ricca di profonde scanalature e placche. Il pino marittimo è un sempreverde dalle foglie aghiformi di colore verde chiaro, rigide e appuntite. Le strutture riproduttive sono le tipiche pigne coniche e affusolate ci circa 20 cm, mature dopo due anni, possono restare sul ramo per alcuni anni.

Cosa può fare e come utilizzarla

Uno dei maggiori campi d’impiego del pino marittimo è il consolidamento di litorali sabbiosi. Un tempo ers sfruttata anche per la produzione di resina che sgorga dalle incisioni praticate sul tronco.

 

Più da vicino…

Pino marittimo - Dettaglio

Scroll to top