SOPRAVVIVENZA: TROVARE LA PROPRIA POSIZIONE
Un semplicissimo filtro per l’acqua sporca può essere realizzato con un pezzetto di “tulle” (quello usato per mettere i confetti nelle bomboniere) e del cotone.
Avvolgere il cotone nel tulle e inserire il tutto nel collo di una bottiglia (o altro contenitore): l’acqua, anche molto sporca, uscirà pulita. Per germi e altre schifezze varie procedere successivamente alla bollitura.
Tulle e cotone occupano al massimo, nella nostra scatola della sopravvivenza, 2 centimetri cubici! Il tulle può essere sempre recuperato e lavato.
Quando si usa una carta topografica la prima cosa da fare è orientarla al Nord (in questo modo sarà più semplice riconoscere e individuare i vari particolari topografici). Tutte le carte sono “costruite” con il margine superiore orientato al Nord.
Orientare una carta è molto semplice: può essere fatto, in modo speditivo, rivolgendo il margine superiore nella direzione dove supponiamo ci sia il Nord (ad esempio facendo riferimento alla posizione del sole) oppure, in maniera molto precisa, utilizzando una bussola.
Si dispone la bussola sulla carta (che deve essere poggiata a terra o messa comunque in piano) in modo che l’asse N/S dello strumento sia coincidente con un meridiano o parallelo al margine destro o sinistro.
Dopo di che si ruota lentamente la carta (verso sinistra o destra) in modo da portare l’ago sul Nord: a questo punto la carta è orientata in maniera corretta (come nella foto).
Ho scritto tempo fa questo articolo per la Rivista Militare e ora ve lo ripropongo: “Il corpo umano ha una temperatura di 36,8 gradi centigradi. Qualsiasi variazione in più o in meno di questo valore provoca gravi danni: fino a 35° una persona conserva le facoltà mentali e la volontà di sopravvivere. A 34° appare confusione mentale e disorientamento; tra 31° e 29° si cade nell’incoscienza e poi nel coma; tra i 20° e i 18° l’elettroecefalogramma è piatto.
La perdita di calore si verifica quando la temperatura esterna è molto bassa. Il corpo umano in questi casi reagisce prontamente aumentando l’attività muscolare che può essere volontaria o involontaria (brivido termico). I brividi, che si manifestano quando il freddo è pungente, generano una importante quantità di calore. La perdita di calore è maggiore quando c’è umidità e vento. L’umidità (l’acqua è un buon conduttore) favorisce la dispersione calorica e diminuisce il potere isolante degli indumenti. In presenza di vento forte la temperatura avvertita dal corpo umano è di gran lunga più bassa di quellla indicata da un termometro.
Con una temperatura di 8° e un vento di 10 m/s la temperatura avvertita dal corpo umano è pari a 3° sotto lo zero termico. Per questo motivo è stato introdotto un fattore equivalente al potere raffreddante del vento: il Windchill Factor. I danni che può provocare il freddo sono locali (congelamento) o generali (assideramento o ipotermia). Nel congelamento vengono di norma colpite le estremità o le parti della testa non adeguatamente coperte: naso e orecchie. La cute si presenta fredda, pallida, indurita e insensibile e nei casi più gravi, dopo il riscaldamento, può evolvere verso la cancrena. L’ipotermia si verifica, invece, quando la temperatura del corpo scende al di sotto dei valori normali; la caduta di temperatura può avvenire in maniera brusca (ad esempio in caso di caduta in acqua gelida) oppure può essere graduale. E’ questo il caso di escursionisti non adeguatamente equipaggiati sorpresi da un temporale estivo in alta montagna. Nell’ipotermia il trattamento da adottare consiste nel mettere il colpito in una zona riparata, togliendo e sostituendo i vestiti bagnati e fornendo bevande calde non alcoliche.
Deve essere evitato nel modo più assoluto di strofinare e massaggiare la vittima (specie con la neve) per evitare di richiamare il sangue dagli organi interni e indurre un ulteriore raffreddamento. Il freddo può essere contrastato con una adeguata alimentazione, con l’attività fisica e con un idoneo abbigliamento. Cibi grassi e calorici sono il carburante che mantiene la temperatura ad un valore adeguato: con il freddo intenso aumenta il metabolismo e la quantità di zuccheri bruciati per produrre energia e quindi calore. Bevande calde, in modo particolare tè e caffè, possono aiutare. Contrariamente a quanto si crede l’assunzione di alcol è molto pericolosa. Essendo un vasoldilatatore favorisce la cessione di calore all’esterno: i casi di assideramento sono infatti molto frequenti tra gli etilisti. Anche con l’attività fisica c’è una importante produzione muscolare di calore ma qualora non si sia adeguatamente protetti si rischia che il calore prodotto venga sottratto rapidamente dall’ambiente specie se si indossano indumenti bagnati. La perdita di calore è ancora più rapida quando si è immersi in acqua; a chi naviga viene infatti consigliato, in caso di “uomo in mare” di rimanere immobili in una posizione la più raccolta possibile. (fine prima parte)
Poichè l’uomo non dispone, a differenza degli animali, di protezioni naturali (peli o piume) deve necessariamente proteggersi dal freddo con capi di vestiario che per conformazione e materiali costituiscano una barriera per il freddo. Lo scopo dell’abbigliamento è quello di isolare l’epidermide limitando la dispersione di calore. Mediante tessuti o idonee protezioni si cerca di creare un sottile strato d’aria che, riscaldato dal corpo, mantenga costante la temperatura (è quello che avviene grosso modo all’interno di una muta da sub). I migliori tessuti sono quelli con forte potere isolante ma leggeri e poco igroscopici. Prima dell’introduzione delle fibre artificiali e sintetiche veniva usata prevalentemente la lana.
La lana ha un elevato potere isolante e traspirante anche se risulta essere pesante e una volta bagnata difficile da asciugare; esistono però lane come il cachemire che hanno ottime caratteristiche volumetriche (il volume del tessuto consente di incamerare una maggiore quantità di aria) e contemporaneamente sono morbide e leggere. Le fibre artificiali (seta artificiale, acetato, bemberg, viscosa, modal) ricavate dalla cellulosa furono introdotte alla fine dell’800 e utilizzate fino a quando non furono, in gran parte, soppiantate dalle fibre sintetiche. Queste fibre ottenute con derivati del petrolio sono molto sottili, leggere e resistenti e sono in grado di generare tessuti con caratteristiche quali l’elasticità, la robustezza, la leggerezza e l’impermeabilità.
Tra le fibre sintetiche le più note sono il naylon, il poliestere, il neoprene, il poliproppilene, il microtene, il capilene, il pile e il gore-tex. Pile e gore-tex hanno avuto un enorme successo e un notevole utilizzo. Il pile (il cui marchio depositato è Polartec) è una fibra in poliestere la cui lavorazione è in grado di generare un tessuto soffice e molto voluminoso con ottime capacità di isolamento termico. Il Polartec 100 viene usato per gli indumenti intimi mentre il 200 e 300 per realizzare capi adatti a temperature molto basse. Il tessuto in pile che ha la capacità di asciugare molto in fretta, non offre però suffiecente protezione al vento alla pioggia e allo sfregamento. Inoltre, sottoposto a ripetuti lavaggi, tende a perdere volume (e pertanto parte delle capacità isolanti). Il gore-tex è invece una fibra costituita da una fitta rete di filamenti sottilissimi capace di generare una membrana microporosa permeabile all’aria ma non all’acqua. Fu scoperta nel 1969 da Bob Gore, figlio di un tecnico della DuPont, esperto in polimeri.
Gore provò a “stirare” del Teflon (un politetrafluoroetilene inerte che mantiene inalterata la sua funzionalità alle alte e basse temperature e che è resistente agli agenti atmosferici); ottenne così una membrana sottilissima in grado di ostacolare il passaggio dell’acqua ma non del vapore acqueo. Il gore-tex i cui usi sono molteplici (si va dall’abbigliamento all’odontoiatria) viene applicato ai tessuti o inserito all’interno di più strati di tessuto. In questo modo è possibile ottenere capi di vestiario, guanti, scarpe e calze traspiranti ma impermeabili. Le fibre sintetiche vengono impiegate inoltre per l’imbottitura di giacche e sacchi-letto anche se il piumino d’oca continua ad essere il materiale naturale più utilizzato.
La particolare conformazione della piuma consente di catturare una consistente quantità di aria risultando in questo modo un eccellente isolante. I sacchi-letto non devono essere mai pressati e vanno conservati aperti e distesi. Quando, durante una attività in montagna devono essere portati al seguito, vanno spinti delicatamente negli appositi contenitori evitando di arrotolarli.
COME ORIENTARSI IN UNA SITUAZIONE DI SOPRAVVIVENZA
L’ORIENTAMENTO:
L’orientamento costituisce l’insieme delle tecniche che permettono ad una persona di orientarsi in un territorio sconosciuto e di trovare la direzione da intraprendere.
In genere l’orientamento si fonda sull’individuazione del nord.
In una situazione di sopravvivenza, avere sempre presente la direzione in cui si sta andando, è essenziale per evitare di girare in tondo o di perdersi intraprendendo una direzione errata. Se vi perdete in una zona sconosciuta a causa di un incidente con un mezzo, dovrete cercare di raggiungere un centro abitato per richiedere soccorso. Se non vedete centri abitati all’orizzonte, però sapete che a nord-ovest potreste trovare una cittadina allora dovrete servirvi di una bussola per trovare la direzione esatta o in assenza di quest’ultima usare di uno dei metodi descritti sotto. Per avere una visuale a 360° dell’ambiente dovrete raggiungere un punto alto.
I TIPI DI NORD :
Stesso discorso vale per il sud geografico e il sud magnetico.
I PUNTI CARDINALI :
Un punto cardinale è una delle quattro direzioni principali verso le quali una persona si può muovere sulla Terra:
LA ROSA DEI VENTI :
Da ciascuno degli otto punti cardinali, più importanti, tira un vento diverso:
VENTI DEL MEDITERRANEO:
Tramontana : vento freddo e secco.
Greco : vento forte in inverno.
Levante : vento caldo e umido.
Scirocco : vento caldo proveniente dal Sahara.
Ostro : venti caldi.
Libeccio : vento caldo, porta spesso pioggia.
Ponente : vento fresco.
Maestrale : vento gelido (aria polare).
COME ORIENTARSI IN UN TERRITORIO
E’ utile in una situazione di sopravvivenza aver sempre presente dove si trovano i punti cardinali e per farlo esistono vari metodi:
ORIENTARSI CON IL SOLE :
E’ possibile individuare approssimativamente l’est e l’ovest osservando da dove sorge e tramonta il Sole.
Come tutti sappiamo il Sole nasce a EST e cala a OVEST.
Sapendo questo possiamo trovare il Nord o il Sud osservando l’ombra proiettata da noi stessi:
NELL’EMISFERO BOREALE (sopra l’equatore):
Verso mezzogiorno l’ombra proiettata da noi stessi sul terreno sarà sempre rivolta a NORD.
NELL’EMISFERO AUSTRALE (sotto l’equatore):
Verso mezzogiorno l’ombra proiettata da noi stessi sul terreno sarà sempre rivolta a SUD.
ORIENTARSI CON UN OROLOGIO ANALOGICO:
Con l’orologio a lancette si può ottenere una buona precisione nell’individuare i punti cardinali e il margine di errore è piuttosto basso. Questo metodo era usato dai militari statunitensi per orientarsi.
NELL’EMISFERO BOREALE (sopra l’equatore): Puntare la lancetta delle ore verso il Sole, e a metà tra la lancetta delle ore e il numero 12 troverete la direzione del sud.
NELL’EMISFERO AUSTRALE (sotto l’equatore): Puntate il numero 12 (mezzogiorno) del quadrante verso il Sole, e a metà tra il numero 12 e la lancetta delle ore troverete la direzione del nord. E’ ESSENZIALE CHE L’OROLOGIO SIA REGOLATO CON L’ORA ESATTA E CON IL GIUSTO FUSO ORARIO.
ORIENTARSI CON UN BASTONE :
Questo è un vecchio metodo degli scout americani. Si pianta nel terreno un bastone di circa 20 cm, si orienta verso il Sole e si inclina in modo che non proietti nessuna ombra. Si attendono 20 minuti, finché il Sole si sposta e l’ombra non compare: l’ombra punterà sempre ad Est.
Oppure tracciate un semicerchio sul suolo e piantate in mezzo ad esso un bastone in posizione eretta, sull’asse ovest ed est avrete sempre rispettivamente le ore 6,00 e le 18,00. Questo vale per entrambi gli emisferi. La linea nord-sud diventerà quindi la linea del mezzogiorno è potrete trovare il nord e il sud leggendo l’ombra del bastone come se fosse la lancette delle ore.
ORIENTARSI CON LA BUSSOLA:
E’ importante sapere usare correttamente la bussola e la carta topografica, altrimenti non vi serviranno a nulla in una situazione di sopravvivenza.
Si osserva l’ago magnetico che punta sempre il nord magnetico.
IMPORTANTE: Tenere la bussola sempre orizzontale al terreno e lontana da masse ferrose (cancellate, veicoli) e magnetiche (linee elettriche, calamite, pile).
Per leggere la carta appoggiate la bussola su di essa in modo da far coincidere il nord e il sud della bussola con il nord e il sud della carta. Ricordatevi di correggere la declinazione perchè il nord magnetico non coincide esattamente con il nord geografico. Una volta capita la direzione da intraprendere potete mettervi in marcia.
COS’E’ L’AZIMUT?
E’ la distanza angolare compresa tra il Nord e la direzione in cui cade la perpendicolare di un punto all’orizzonte, calcolata muovendosi in senso orario.
Importante l’azimut non è una direzione ma bensì un angolo. Azimut 0° significa che il punto osservato si trova a NORD rispetto all’osservatore; azimut 90° si trova a est rispetto all’osservatore; azimut 180° a Sud; eccetera…
ORIENTARSI CON LA CARTA TOPOGRAFICA:
Se abbiamo una cartina topografica del luogo, basterà sfruttare i particolari e i punti di riferimento sul territorio circostante e individuarli sulla mappa per trovare i punti cardinali. Se ad esempio davanti a noi vediamo dei monti, un fiume o un lago possiamo cercare la loro rappresentazione sulla cartina per capire dove ci troviamo e quale direzione dobbiamo intraprendere.
Per leggere bene una cartina bisogna tenere conto di varie cose:
LA SCALA:
Una cartina geografica ha una scala di oltre 1:1.000.000, una cartina regionale (corografica) ha una scala compresa tra 1:100.000 e 1:1.000.0000, mentre una cartina topografica una scala compresa tra 1:10.000 e 1:100.000. Una mappa ha una scala inferiore fino a 1:1.000 e una piantina ancora di meno.
Un mappamondo in genere ha una scala compresa tra 1:40 milioni e 1:50 milioni.
La scala di rappresentazione è la relazione tra la dimensione di un oggetto, come rappresentato, e la sua dimensione reale. In pratica la proporzione 1:100.000 significa che 1 cm su carta equivale a 100.000 cm nella realtà, cioè 1 km.
LA SIMBOLOGIA :
Formata dai colori e dai simboli che sono standard per tutte le mappe del mondo. Ricordate che i segni convenzionali e i colori di una carta di orientamento sono diversi da una carta topografica. E’ importante conoscere la legenda della carta che si possiede per saperla leggere correttamente.
LEGENDA DI UNA CARTA DI ORIENTAMENTO:
TIPI DI CARTE:
LE CURVE DI LIVELLO:
o isoipse, vengono usate nelle carte per rappresentare l’altimetria. In pratica per rappresentare le altitudini (monti) e le elevazioni (colline) su un foglio.
ESEMPIO DI CURVA DI LIVELLO (ISOIPSA):
ORIENTARSI DI NOTTE CON LE STELLE:
NELL’EMISFERO BOREALE (sopra l’equatore): Per orientarsi di notte ci si può affidare alle stelle, in particolare nell’emisfero nord alla stella Polare (Polaris). La stella polare è sempre fissa nel cielo, non si sposta, e può essere sfruttata per individuare uno dei poli geografici. Per trovare la stella Polare nel cielo bisogna affidarsi all’Orsa Maggiore (grande carro), all’Orsa Minore (piccolo carro) e a Cassiopea. COME INDIVIDUARLA?
La stella polare si trova tra l’Orsa Maggiore (Ovest) e Cassiopea (est). La stella polare si trova alla punta dell’Orsa Minore. La stella polare si trova a cinque volte la distanza che intercorre tra le due stelle dell’Orsa Maggiore che formano la cosiddetta ruota del grande carro. Osservate questo schema per capire meglio:
NELL’EMISFERO AUSTRALE (sotto l’equatore): Per orientarsi di notte nell’emisfero sud ci si può affidare alla CROCE DEL SUD una costellazione formata da 5 stelle. Proiettate nel cielo una linea immaginaria che attraversi la croce lunga quattro volte e mezzo la lunghezza della croce stessa, e poi scendete verticalmente sull’orizzonte e avrete trovato il sud.
ORIENTARSI CON GLI ALBERI:
Se osservate il ceppo o un tronco di un albero tagliato gli anelli più spessi sono sul alto sud.
Il fogliame di un albero risulta più folto sul lato rivolto a sud, nell’emisfero australe è il contrario.
Alberi come conifere e salici tendono a essere leggermente piegati verso nord.
La vegetazione rivolta verso sud è più alta e rigogliosa.
ORIENTARSI CON IL MUSCHIO:
Il muschio su cortecce e pietre è quasi sempre orientato a nord.
ORIENTARSI OSSERVANDO LA NEVE:
La neve si mantiene di più sui versanti a nord ed est, quindi la neve esposta a sud si scioglierà più velocemente.
ALTRI METODI:
– La parte rivolte a sud di pietre e sassi risulta più asciutta e pulita.
– Osservando la posizione dei nidi degli uccelli si può notare che sono sempre controvento, questo elemento può essere sfruttato per conoscere la direzione dei venti della zona. – Se approdate su un’ isola dopo un naufragio, per avere un senso dalla dimensione dell’isola, del territorio circostante e delle risorse naturali presenti raggiungete il punto più alto. – Aguzzando l’olfatto e l’udito ci si può orientare con gli odori (ad esempio annusando un odore particolare portato dal vento) o con i suoni (cani che abbaiano, galli che cantano, rumore di un fiume, di una ferrovia, di una campana…)
– Se vi perdete in montagna, prima di scendere a valle, dovrete osservare bene il territorio dato che vi trovate in alto. – Se siete in mezzo a un bosco o ad una foresta arrampicatevi su un albero per avere una visuale migliore. – E’ possibile anche orientarsi con la LUNA: se essa sorge prima che il sole tramonti la parte illuminata indicherà l’OVEST, se invece sorge dopo il tramonto la parte illuminata indicherà l’EST.
I SASTRUGI: sono un irregolarità prodotta dal vento sulla superficie fresca della neve. Ha forma variabile secondo l’intensità e la durata del vento e le condizioni superficiali della neve. In pratica è una duna di neve formata dal vento (il principio è simile a quello delle dune di sabbia nel deserto). Osservando la duna si nota che dalla parte dove tira il vento si forma il bordo più alto, questo è un ottimo indicatore della direzione principale dei venti. Quindi se vi trovate al polo nord seguite il sastrugi per raggiungere il mare o la costa.
IL DESERTO:
La mancanza di qualsiasi oggetto come alberi e costruzioni nel deserto rende illusoria ogni misura di distanza. Infatti, come in mare, bisogna almeno moltiplicare per 3 volte qualsiasi distanza.
In un deserto sabbioso le dune mutano in continuazione per effetto del vento, quindi non bisogna mai prenderle come punto di riferimento.
Nei deserti americani esistono dei Cactus ai quali ci si può affidare per l’orientamento. I cosiddetti “cactus bussola” tendono sempre a crescere orientati/piegati verso sud-ovest.
COME CIBARSI IN UNA SITUAZIONE DI SOPRAVVIVENZA
“In una situazione di sopravvivenza bisogna mettere da parte il i gusti difficili poichè bisogna essere pronti a mangiare qualsiasi cosa che ci dia il giusto apporto nutritivo per continuare a vivere“. (Bear Grylls)
Nella giungla si possono trovare le larve, esse sono commestibili e molto nutrienti (contengono circa 140kcal), per recuperarle basta cercare nelle parti interne delle palme, le larve si nutrono delle parti marce dell’albero. Si possono mangiare crude ma meglio arrostirle su una pietra.
I coleotteri sono commestibili e si possono mangiare anche crudi togliendo la testa (bisogna evitare quelli con colori vivaci o troppo brillanti perchè sono velenosi).
Gli occhi freschi dei mammiferi si possono mangiare, essi contengono molto più proteine di una bistecca anche se per mangiarli bisogna avere stomaco forte, soprattutto se crudi.
Alcuni pesci che vivono nelle acque salate possono essere velenosi, ma quelli che vivono in acque dolci sono innocui (a parte dei rari rischi di contrarre epatite A).
Per mangiare un pesce bisogna eseguire le seguenti manovre:
– togliere testa e interiora,
– risciacquare abbondantemente
e mangiare (meglio se cotto).
La pelle del pesce ha ottimi valori nutrizionali, inoltre il pesce contiene 5 volte più proteine della carne rossa ed è ricco di minerali, previene le infezioni e aumenta le difese immunitarie.
Mangiare carne cruda in zone tropicali può essere molto pericoloso.
Se vi perdete in alta montagna per trovare cibo sia animale che vegetale dovrete necessariamente scendere di quota, ad altitudini piuttosto elevate raramente si trova mangiare in abbondanza.
http://www.you-ng.it/index.php?option=com_easyblog&view=entry&id=3046&Itemid=89
Le Alpi sono la catena montuosa più vasta e importante del continente europeo.
Le Alpi si estendono ad arco per circa 1300 Km attraversando i seguenti paesi: Austria, Francia, Germania, Italia, Liechtenstein, Monaco, Slovenia, Svizzera e Ungheria.
La vetta più alta è il Monte Bianco con 4.810 metri.
Le Alpi sono abitate da circa 16 milioni di persone, alcune zone sono totalmente disabitate.
UN PO’ DI GEOGRAFIA:
Le Alpi si dividono in Alpi Occidentali, Alpi Centrali e Alpi Orientali ma anche in Alpi italiane, Alpi francesi, Alpi svizzere, Alpi austriache e tedesche e Alpi slovene.
La Suddivisione Orografica Internazionale Unificata del Sistema Alpino le classifica nella seguente maniera:
Alpi Occidentali:
Alpi Orientali:
COME SOPRAVVIVERE SULLE ALPI:
Ogni anno centinaia di milioni di persone visitano le Alpi e ogni anno più di un centinaio tra sciatori, scalatori ed escursionisti si perdono o restano feriti tra i monti mentre altri sfortunatamente perdono la vita.
I maggiori pericoli che si possono incontrare sulle Alpi sono: valanghe, caduta di sassi e frane, crepacci, nebbie, bufere e forti venti, temporali, clima rigido con pericoli di congelamento, morene franose, torrenti e cascate.
In queste zone i crepacci sono un vero e proprio rischio per la vita. Alcuni crepacci possono essere profondi anche fino a 50 metri e rappresentano un vero pericolo per gli alpinisti anche perché talvolta sono nascosti da un sottile strato di neve.
Nelle zone più alte (generalmente sopra i 2000 metri ma anche 1500m) si può incorrere nel mal di montagna (AMS), una patologia del nostro corpo che si manifesta poiché non è abituato alle altitudini.
I sintomi sono: mal di testa, perdita di appetito, nausea o vomito, fatica o astenia, vertigini o senso di stordimento, insonnia e irritabilità. Il mal di montagna può potare anche alla morte.
Se vi perdete o rimanete vittime di un incidente dovete subito scendere verso valle in modo che non incappiate nel pericolo del mal di montagna e inoltre troverete temperature meno rigide.
CLIMA ALPINO:
Il clima delle Alpi è il tipico clima che si trova in tutte le zone montuose elevate, cioè all’aumentare della quota diminuisce proporzionalmente la temperatura.
Il clima è caratterizzato da inverni lunghi e rigidi, con molte nevicate. Le estati corte e fresche caratterizzate da abbondanti piogge.
Le temperature nei periodi invernali possono anche raggiungere i 35° sotto zero.
Al di sopra dei 3000 metri si trovano le nevi perenni e i ghiacciai.
CONDIZIONI ATMOSFERICHE:
Un elemento da tenere sempre in considerazione in montagna è il cielo cioè le nuvole. In montagna le condizioni atmosferiche mutano velocemente.
Si dice che le nuvole spesso si comportano in base all’aspetto che hanno in pratica se hanno un aspetto minaccioso bisogna prepararsi al peggio se invece hanno un aspetto candido non ci dovrebbero essere problemi. Un altro particolare da osservare è il vento e il colore del cielo. Se il cielo si copre di nuvole scure e il vento aumenta potrebbe essere in arrivo una tempesta di neve.
NOTTE E RIPARO:
Di notte le temperature si abbassano ulteriormente, prima di organizzare il bivacco accertatevi di essere scesi il più possibile di quota per passare una notte meno fredda.
Se la notte arriva è vi trovate ancora in mezzo alla neve costruite una grotta sotto di essa. Se non avete una pala, scavate sfruttando qualsiasi oggetto troviate o a mani nude proteggendole con dei guanti. Un consiglio è di costruirla controvento in modo che l’aria fredda non passi dall’entrata.
Ci vuole molta pazienza per scavare una buca, i tempi possono essere di un’ora o più.
La grandezza della buca deve essere di tre volte la grandezza del nostro corpo. Se fosse troppo grande il calore si disperderebbe in fretta, se invece fosse troppo piccola ci si potrebbe ritrovare sepolti vivi poiché la neve si compatta e si ritira. Spianate il tetto interno della buca in modo che con il calore non si formino delle piccole stalattiti fastidiosamente gocciolanti.
Cercate di coprire il pavimento sul quale dormirete con tutto quello che trovate, sappiate che dormendo sopra la neve si perde il 75% del calore corporeo e si rischia l’ipotermia.
Per vedere quali rifugi si possono improvvisare nella neve guardate qui nella sezione climi freddi.
Se durante la notte sentite un principio di congelamento alle estremità del corpo (mani e piedi) muoveteli tenendoli in costante attività.
Per riscaldare le mani potete tenerle sotto le ascelle o tra le cosce, potete anche orinare sopra di esse e poi portarle al riparo.
Per riscaldare i piedi muovete le dita e cercate di risaldarli con le mani.
Per risaldare le orecchie premete fortemente con i palmi verso di esse.
Al mattino svegliatevi presto e mettetevi subito in cammino (in una situazione di sopravvivenza basta dormire almeno 6 ore).
Se durante la notte ha nevicato sicuramente dovrete scavare per uscire dalla buca, non fatevi prendere dal panico se trovate l’entrata coperta da una spesso strato di neve.
Ricordate: se constatate che il rifugio non vi potrà proteggere dall’assideramento non addormentavi, vegliate e state all’erta.
L’ACQUA:
L’aria in montagna è molto secca e ci si disidrata in fretta, dovrete riuscire a bere almeno 2 litri d’acqua al giorno.
Non succhiate mai la neve se avete sete, la neve vi farebbe raffreddare la temperatura interna del corpo inoltre vi provocherebbe problemi intestinali. Bollite la neve in un pentolino oppure mettetela in un recipiente scuro o di alluminio in modo che i raggi del sole scaldino il contenitore sciogliendo la neve. Potete anche inserire la neve in una borraccia o in una bottiglietta e mettervela sotto i vestiti in modo che il vostro calore la sciolga.
LA DISCESA:
La discesa può essere molto difficoltosa soprattutto se la neve è morbida. Se avete delle racchette da sci usatele, se invece non le avete trovate dei rami e improvvisatele (guarda foto).
RICORDATE: ogni 300 metri di discesa la temperatura sale di 3,5°C.
Una volta scesi di altitudine si nota che la vegetazione si è fatta più ricca e il freddo si è fatto meno intenso.
La neve mano a mano scompare lentamente lasciando spazio a un suolo formato da erba, rocce e terra.
FAUNA:
La fauna alpina è molto varia e consistente, può vantare su numerose specie di Pesci, Anfibi, Rettili, Insetti, Uccelli e Mammiferi.
Tra gli animali che si possono trovare più facilmente abbiamo: Sordone, Camoscio, Gracchio alpino, Aquila reale, Stambecco, Taccola, Marmotta, Lepre artica, Pernice bianca, Cervo rosso, Volpe, Gufo di Tengmalm, Lupo, Gipeto o Avvoltoio degli agnelli, Gallo forcello o Fagiano di monte e Vipera.
Tra i pesci: salmerino alpino, trota comune, pesce perla e altri pesci d’acqua dolce.
FLORA:
La vegetazione così come la fauna è limitata dall’altitudine, più si sale in altezza più la flora si dirada. Comunque la zona alpina è ricca di piante, alberi, fiori, erbe.
Tra gli alberi più noti ci sono: quercia, faggio, pino silvestre, abete rosso, frassino, pino mugo e acero montano.
Troviamo poi: Stella alpina, Genzianella, Ramignola alpina, Androsace alpina, Ranuncolo glaciale, Giglio Martagone e moltissimi altri.
CIBO:
Potete catturare un animale utilizzando i vari metodi di trappolaggio conosciuti, mangiare uova di uccelli, cibarvi con le piante che la natura vi offre, insomma il cibo non manca sulle Alpi se sapete dove e come cercare. Sicuramente più vi trovate ad altitudini elevate più vi sarà difficile trovare delle cose da mangiare.
Se trovate le formiche non mangiatele vive poiché contengono acido formico, potete però cibarvi delle loro larve che sono molto nutrienti ma anche ottime come esche.
Potete mangiare le radici più giovani del pino o le sue gemme.
Potete bollire dell’acqua insieme a degli aghi di abete per fare un ottimo brodo vitaminico.
Se trovate delle larve mangiatele (togliete la testa e mangiate il corpo) sono innocue e ricche di calorie ma al contempo sono disgustose.
Gli insetti come bruchi, cavallette e larve hanno una proporzione di proteine e grassi più alta di quella del manzo e del pesce, con un elevato valore energetico.
Potete utilizzare le larve come esca se trovate un lago o un grosso fiume.
Se trovate delle impronte recenti o delle feci fresche potreste essere vicino a un animale o a un branco, quindi seguitene le tracce.
Quando catturate un animale uccidetelo infilandogli la lama del coltello dietro il collo all’altezza delle orecchie in modo da provocargli la morte istantanea senza farlo soffrire. Se non avete un coltello utilizzate una pietra per colpirlo sul cranio con un colpo forte e deciso.
Se notate delle aquile reali che girano in tondo su una determinata zona probabilmente è perché hanno intravisto qualche preda.
SALVATAGGIO:
Se intravedete un rifugio alpino, un centro abitato, una baita, un gruppo di escursionisti o degli sportivi (snowboarder, sciatori…), un elicottero avrete trovato la salvezza. Se avete un fischietto (strumento indispensabile nel kit di sopravvivenza montano) soffiateci dentro per farvi sentire oppure urlate, potete anche utilizzare un segnale visivo sfruttando l’eliografo o agitando mani e braccia o accendendo un fuoco di segnalazione per segnalare la vostra posizione. Vedi i metodi di segnalazione.
SEGNALAZIONE IN MONTAGNA: