Equipaggiamenti

Il Kit edc ( o every day carrying)

E.D.C.
Chi di voi conosce questa sigla?
Per ogni buon appassionato di sopravvivenza e corsi di sopravvivenza questo è un acronimo sicuramente conosciuto…i migliori di noi invece ce lo avranno sicuramente addosso nel momento in cui leggono questo post!
Per tutti gli altri, con questo post spieghiamo cosa è un EDC
e cosa significa questo acronimo.

KIT E.D.C. o Every Day Carry (kit edc)

L’acronimo deriva dall’americano “Every Day Carry”
ovvero “Kit trasportato ogni giorno” che altro non è che un
mini kit di sopravvivenza che ci si porta dietro, appunto, ogni giorno…sia che andiamo al lavoro che mentre siamo a fare una passeggiata con la moglie in un parco pubblico.

L’edc è quella cosa da cui non ci separiamo mai perchè “non serve…ma se serve mi può aiutare!“, giusto?

La regola principale che bisogna rispettare per avere un proprio EDC è quella dell’ingombro ( e del peso! ) limitato. Un buon edc dovrebbe avere un peso MASSIMO che si attesti intorno AI 300 GRAMMI.

Siamo tutti dìaccordo che un martello ed una sega potrebbero venire utili in tantissime situazioni scomode in cui potremmo ritrovarci…ma chi di noi andrebbe in giro ogni giorno con un martello e una sega legati in vita, nella macchina o sul posto di lavoro??

al di là del fatto che, se non abbiamo una reale giustificazione, in italia è ILLEGALE GIRARE con armi improprie a portata di mano, <b> il kit EDC è un piccolo kit di sopravvivenza </b> che possa comprendere al suo interno degli oggetti che, in caso di necessità, possano aiutarci a uscirne agevolmente.

Nei Corsi di sopravvivenza a Roma di SOS2012, si costruisce un EDC?

Un piccolo acciarino, dei fiammiferi, della lenza con un amo,
un pò di esca ed altro che non vi sto a dire (avvolto in vari giri di paracord) è quello che fa parte del mio EDC portachiavi, per esempio. Quello ce l’ho SEMPRE in tasca.

Un EDC piu completo, invece, che potremmo avere in macchina è quello che vedete qui in foto.

Altre persone potrebbero avere EDC piu o meno completi, piu o meno grandi, piu o meno pesanti…

l’importante è capire la regola AUREA dell’edc, che poi è la stessa del survival  in generale:

la nostra testa e la nostra preparazione sono la base fondamentale di ogni kit.

Possiamo avere i migliori strumenti, quelli piu resistenti e possiamo avere piu strumenti nei nostri kit rispetto a chiunque altro…se non abbiamo testa e preparazione, è come non avere nessun kit.

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USA: Il kit di sopravvivenza ANTI-ZOMBIE

Dopo gli ultimi fatti di cannibalismo avvenuti in USA e l’allarme “Zombie” scatenato nella popolazione, una delle ultime “invenzioni” per evitare che il genere umano possa inesorabilmente estinguersi è il kit di sopravvivenza contro questa “insolita” invasione. Proprio così, non stiamo scherzando, in rete abbiamo trovato tutti gli strumenti per combattere l’apocalisse dei “non morti”, al costo di 24.000 dollari, distribuito dalla OpticsPlanet. 

La “ZERO Zombie Kit” che sta per Zombie Extermination, Research and Operations, si può definire, la “madre” di tutti i kit di sopravvivenza. C’è infatti, proprio tutto, giubbotti anti proiettili, torce elettriche e a carica solare, orologio da polso che misura i dati balistici e telecamera a raggi infrarossi. Ma non solo, perché la OpticsPlanet ha pensato anche che per fronteggiare un’epidemia di zombie potrebbero non bastare queste armi e può tornare utile in questo senso sviluppare una sorta di immunizzazione contro questa “piaga”.Ecco quindi, che tra le strumentazioni, compaiono un microscopio ad alta definizione, per lo studio di un “vaccino” adeguato e siringa sterile e ultra precisa per la sua somministrazione.

Equipaggiamento leggero senza spendere una fortuna

Questo articolo è un capitolo del libro Equipaggiamento per Trekking.

Spesso il materiale escursionistico più leggero è quello più costoso, e non di poco: una tenda o un sacco a pelo può costare decine o centiania di € in più di un’altro, equivalente dal punto di vista funzionale, solo perché pesa qualche etto in meno rispetto a quest’ultimo!

Ma con un po’ di attenzione, è comunque possibile godersi delle belle uscite da più giorni nella natura senza caricarsi come muli ne’ spendere per forza fortune in materiale ultra-tecnico…magari solo rinunciando a qualche fronzolo o con un po’ di fai-da-te (che non fa mai male).

Qui di seguito ho raccolto, secondo i consigli trovati nel tempo in questo forum, una lista di materiale (aggiornato periodicamente, ultimo aggiornamento Marzo 2013), orientato alle escursioni da più giorni (per le escursioni in giornata, di solito il peso non è un problema…), con pesi ragionevolmente contenuti e prezzi assolutamente abbordabili:

Tenda:
Per 1 persona: Gelert Solo (1,5 Kg, € 51 su amazon.it con spedizione gratis)
Tenda non spaziosissima ma onesta, si puo’ risparmiare un etto sostituendo i picchetti con versione in alluminio

  • Per 2 persone: Coleman Cobra 2 (2 Kg, € 75 su amazon.it con spedizione gratis)

  • Sempre per 2 persone: Lichfield Treklite 200 (2Kg, €70 + €3-7 spediz. su amazon.co.uk); stesso peso della Cobra ma più spaziosa (alt. 85cm invece di 70cm, largh. 135cm invece di 125cm). Qui la recensione in inglese di chi l’ha usata a lungo

  • (suggerito da Seagull27) classica monotelo economica da 2 posti: prezzo medio sotto i 20 euro, peso attorno a 1,5Kg (senza picchetti), autoportante, usata da soli è abitabilissima (altezza interna 1 metro) e non fa condensa (entro certi limiti), ed in caso di necessità può ospitare due persone (con la contropartita di parecchia condensa…)

Alternative alla tenda:

 

  • Amaca + poncho/tarp: se si rimane a quota bosco con temperature non inferiori a 10°, permette di risparmiarsi il peso di tenda e materassino, e di dormire decisamente più comodi!

  • Poncho/tarp e stuoino a terra, per i più avventurosi

  • Bivybag: Alpkit Hunka (388gr, € 38 + 7 spediz.): sovra-sacco impermeabile e traspirante, per dormire col sacco a pelo all’addiaccio, con ottimo rapporto qualità/prezzo
    Da prendere in seria considerazione la versione Hunka XL, ben più spaziosa e di poco più pesante (la principale lamentela spesso fatta all’Hunka “base” è che come dimensioni è un pò troppo “giusto”)

Sacco a pelo:

 

  • Estivo: Bertoni Mini Envelope 80 (800gr, € 22 + spedizione da vannucchistore.com)
    Confort +12/Limit +8, rettangolare

  • Sempre estivo: Sacco mil0 (600gr, € 24 + spedizione da geronimo.it)
    +10 gradi, a mummia

  • 3 stagioni: Bertoni Sherpa 250 (1300gr, € 35 su bertonitende.it con spediz gratis sopra i € 70)
    Confort +1,7/Limit -3,9° (a mummia, di semplice fattura, ma con un ottimo rapporto costo/peso/calore)

  • Sempre 3 stagioni: Quecha Rando 5 Light (1200gr, € 60)
    Confort +5/Limit +0 (di migliore fattura, con colletto termico e cinghie di compressione, ma tenuta termica inferiore)

Materassino:

 

  • Per gli “essenziali”: Semplice materassino CCF da 7mm (230gr, € 5)
    E’ possibile ridurre ulteriormente il peso del 30-40% sagomando lo stuoino con una forbice a forma di “mummia” o direttamente riducendone l’altezza a 120cm (lasciando fuori testa e piedi, sotto cui ci si può mettere qualche indumento o lo zaino)

  • Per chi ama il confort: Autogonfiante Decathlon A100 Ultralight (380gr, € 30). E’ a lunghezza ridotta (120cm), va quindi utilizzato dalle spalle alle ginocchia: per la testa usare come cuscino la giacca appallottolata o il sacchetto del cambio, per i piedi si può mettere niente/altri indumenti/zaino; se avete con voi il poncho, metterlo piegato in 2 sotto l’autogonfiante aiuta a prevenire forature.
    Da chiuso è decisamente più compatto di un CCF (solo 3 litri); nella stagione fredda è bene comunque accoppiarlo ad uno stuoino in CCF per garantire un migliore isolamento termico dal suolo.

Zaino:
nella fascia dei 35-50 litri (sufficiente per la maggior parte delle uscite da più di un giorno):

 

  • Decathlon Forclaz 40 (40 litri, 1110gr, € 31)
    Il 40 litri più semplice ed economico; un buon punto di partenza

  • Decathlon Forclaz 37 Ultralight (37 litri, 900gr, € 50)
    Se si vuole risparmiare un paio di etti…

  • Decathlon Forclaz 50 Ultralight (50 litri, 1100gr, € 60)
    Se lo si vuole un po’ più grande…

Attenzione che uno zaino troppo grande è un invito irresistibile a portarsi dietro più dello stretto necessario 😉

 

Set da cottura:

 

  • Per 2 persone: Fornello ad alcool autocostruito (sui 50 grammi compreso paravento e supporto pentola, gratis)
    + Gavetta di alluminio (200-300 gr, € 8 )
    (è indicata per 1 persona ma per esperienza basta anche per 2 persone)
    Si può risparmiare un altro etto sostituendo la padella/coperchio con una vaschetta mono-uso d’alluminio opportunamente tagliata e sagomata; posate di acciaio meglio sostituirle con postate in plastica, ottima e leggerissima la Light-my-fire (9gr, 1-2€) che fa sia da forchetta che da cucchiaio

  • Per 1 persona: Micro-set ad alcool (70gr tazza d’allluminio + fornello/supporto/paravento, € 3 la tazza – gratis il resto)
    Oltre che bevande calde, è buono anche per farci couscous/polenta istantanea/purè/zuppette…

  • Alcool etilico denaturato come combustibile (€ 1 al litro, sufficiente per un sacco di uscite, e ti porti dietro solo la quantità che ti serve); utile anche come disinfettante e per accendere fuochi a legna

  • In alternativa, Hobo wood stove (fornello a legnetti e pigne fatto con una latta vuota bucherellata – gratis, o con lo scolaposate Ikea che è già +o- pronto all’uso – 4 €, peso attorno all’etto)
    Pro: il combustibile lo si recupera “sul posto”, nelle uscite da molti giorni può rappresentare un bel risparmio di peso. Contro: tempo d’accensione, tutt’altro che immediato, e la fuliggine che lasciano sul fondo della pentola (riducibile usando il vecchio trucco di insaponare il fondo della pentola prima dell’uso)

  • Per chi vuole assolutamente un fornello a gas, quello descritto su questo POST ha un impareggiabile rapporto peso/qualità/prezzo (87-99gr, € 8 con spedizione gratuita); unico nèo i tempi di consegna di dx.com, tipicamente attorno al mese

Borraccia:
bottiglie di plastica dell’acqua minerale (leggerissime, gratis)
L’acqua è una delle cose più pesanti nello zaino: per non doversene portare dietro più di 1-2 litri è essenziale quindi poter utilizzare quella che si trova durante il cammino bollendola o potabilizzandola con Amuchina (10 gocce per litro di acqua per un’ora, si può usare un contenitore da collirio, da non lasciare mai sotto il sole) o Micropur; se però l’acqua che si trova non è perfettamente limpida, è necessario anche l’impiego di un filtro potabilizzatore (qui qualche idea di Wild Highlander)

Thermos:
Se avete una borraccia di metallo da 1l o una borraccia Nalgene in plastica BPA-free (che tenga bene i liquidi caldi senza rilasciare sostanze poco salutari), riempitela di thè bollente, ed avvolgetela molto bene nel pile di scorta che tenete in zaino: preparata la mattina prima di partire, ad ora di pranzo arriva che ancora scotta! (leggerissimo, gratis) …Si risparmiano così un bel po’ di etti e 20 € di thermos da 1l

Utensili da taglio:
di solito puo’ bastare uno svizzero o un buon Opinel, ma se si deve “far legna” o altre attività di bushcraft si può volere qualcosa di più:

 

  • coltello lama fissa: Mora Companion MG Stainless (120 gr, € 15-20 spedito su ebay)
    o il fratello minore “plasticoso” ma cmq efficace Mora 546 Stainless / 511 Carbon (100 gr, € 12 spedito da qui)
    Mora è un’azienda svedese famosa per produrre coltelli con lame di ottima qualità, leggeri ed a prezzi accessibilissimi

  • seghetto chiudibile: Fiskars 123830 (95gr, € 15-20 + spedizione)
    lama da 15 cm, leggerissimo (non fra i più economici ma cmq abbordabile)

Barrette energetiche:
Panforte di siena 😉 …compro ogni anno dopo la befana uno stock al supermercato col 50% di sconto. Ottimo e compattissimo, 400 calorie/etto, a base di frutta secca candita e mandorle, è energia pronta all’uso: ci sono ciclisti che si fanno fare su commissione barrette energetiche fatte proprio con l’impasto del panforte, io più semplicemente lo taglio a quadratini che tengo nel taschino anteriore dello zaino (7-14€/Kg a seconda se lo si trova “in offerta”, contro i 20-30€/Kg delle normali barrette energetiche)

Ed attenzione ad alcuni altri dettagli che delle volte “scappano”:

 

  • Portarsi dietro solo patente, bancomat e qualche banconota, invece dell’intero portafoglio in cuoio può far risparmiare tranquillamente 2-3 etti (si, come lo stuoino in CCF…pesare per credere…)

  • Portarsi dietro la sola chiave dell’auto invece dell’intero mazzo di chiavi di casa può far risparmiare 1-2 etti

Questo è quanto ho raccolto fino ad ora…vi chiedo ulteriori consigli per integrare questa lista (che correggerò ed amplierò nel tempo con le vostre “dritte”) che potete inserire utilizzando il tasto “Rispondi” qui sotto, con la raccomandazione di rispettare i vincoli di spesa (il “tetto” dipende da oggetto ad oggetto, diciamo che cmq non vorrei vedere prodotti da più di 50-70 Euro…) e di peso (che deve essere sotto la media).

Macuahuitl, la “spada” azteca che decapitava cavalli

Prima del rame, del bronzo, del ferro e dell’acciaio, cosa usavano i nostri antenati come arma di offesa? Principalmente legno e pietra. Ma la natura di questi due materiali (il primo relativamente debole rispetto ai metalli, il secondo più fragile) non deve trarre in inganno: pietra e legno, combinati sapientemente, hanno consentito di creare una delle armi bianche più devastanti della storia: il Macuahuitl.

Quando gli Spagnoli giunsero in Messico, si trovarono di fronte i temibili guerrieri aztechi armati di strumenti che impallidivano in quanto a tecnologia e resistenza di fronte alle armi europee: archi relativamente primitivi contro corazze in grado di respingere colpi di balestra, nessuna corazza contro armi da fuoco che falciavano il nemico ancor prima che potesse avvicinarsi, e una strategia militare quasi inesistente contro una tecnicamente impeccabile supportata da secoli e secoli di guerre europee.

 

 Ciò che gli Spagnoli non realizzarono immediatamente è che le corazze tecnologicamente avanzate, le armi da fuoco e la ultracentenaria esperienza bellica non erano elementi sufficienti a vincere facilmente una guerra come quella. I conquistadores rimasero particolarmente colpiti da un’arma, il macuahuitl, un bastone di legno ricoperto sui bordi da schegge di ossidiana, apparentemente capace di decapitare un cavallo.

Gli Aztechi avevano, nel corso della loro storia, sviluppato una particolare abilità nella lavorazione del legno e della pietra lavica. Questa loro capacità consentì, tra le altre cose, la nascita dell’atlatl, un’arma da getto realizzata anche in altre regioni del mondo, e una serie di lame in ossidiana incredibilmente decorate e taglienti.

La pietra lavica, tuttavia, non è il materiale più adatto alla creazione di lame lunghe più di 15-20 centimetri: dopo una certa lunghezza, infatti, il rischio di frattura è troppo elevato per poter considerare una lama di pietra affidabile e durevole.

Ma il combattimento corpo a corpo non è fatto soltanto di pugnali: più la nostra arma colpisce con potenza, più i danni causati saranno ingenti. Per aumentare la potenza inferta dal colpo di un’arma da taglio o contundente ci sono essenzialmente due metodi: aumentarne il peso o incrementare il suo raggio d’azione, in modo tale che la parte terminale dell’arma acquisisca maggiore velocità durante i tipici movimenti circolari di una spada, un’ascia o una mazza.

Gli aztechi ovviarono al problema della fragilità dell’ossidiana e della lunghezza delle loro armi da combattimento ravvicinato mescolando legno e pietra. Il macuahuitl era essenzialmente un bastone di legno di quercia lungo dai 50 ai 100 centimetri e dalla vaga forma di remo, ricoperto sui bordi dell’estremità più larga da schegge di pietra taglienti come rasoi.

 

 

Ogni scheggia era larga da 2 a 5 centimetri, e veniva incastrata nel corpo in legno dell’arma utilizzando anche una miscela adesiva probabilmente ricavata dalla resina di pino. Una scheggia di ossidiana non è altro che materiale roccioso vetrificato, un vero e proprio vetro naturale del tutto somigliante a quello prodotto artificialmente, dal quale è possibile ricavare superfici affilatissime.

Quanto era efficace il macuahuitl? Secondo Bernal Díaz del Castillo, al seguito di Hernán Cortés, quest’arma poteva facilmente decapitare un uomo, arrivando addirittura a tagliare la testa di un cavallo con un solo, potente colpo dall’alto.

Per la trasmissione Deadliest Warrior di SpikeTV, la produzione ha ricreato un macuahuitl per utilizzarlo contro la replica della testa di un cavallo dotata di scheletro e ricoperta da gel balistico. Éder Saúl López, che manovrava l’arma, è stato in grado di decapitare il cavallo utilizzando tre colpi.

L’esperimento dimostrò anche che il macuahuitl aumenta la sua potenza se, dopo il colpo, viene trascinato verso il manovratore dell’arma, lacerando qualunque tessuto incontrato dalle lame.

Nonostante l’utilizzo di materiali primitivi, il macuahuitl era un’arma temibile in battaglia, ma fu anche una delle ragioni fondamentali delle sconfitte militari azteche. Un’arma del genere prevede movimenti ampi e circolari, quindi molto spazio tra un soldato e l’altro; i guerrieri aztechi avanzavano in modo disordinato menando fendenti verso qualunque cosa si muovesse, mentre i conquistadores, abituati alla disciplina e a mantenere fila serrate, combattevano compatti difendendo e attaccando come un unico corpo.

Le lame di ossidiana, inoltre, tendevano a staccarsi dal corpo in legno per incastrarsi nei tessuti della vittima, o a frantumarsi quando incontravano materiale osseo o l’acciaio delle corazze. Il macuahuitl, quindi, perdeva velocemente la sua efficacia come arma da taglio dopo qualche decina di fendenti, rimanendo soltanto una lunga e pesante mazza minimamente competitiva nei confronti della tecnologia bellica spagnola del tempo.

In ogni caso, il macuahuitl rappresenta un’arma unica che ha consentito ai guerrieri aztechi di avere il predominio sul Messico per almeno un secolo. Era un’arma destinata a guerrieri dalla grande forza fisica, e realizzata da artigiani che padroneggiavano le tecniche di lavorazione del legno e della pietra come pochi altri nel mondo.

Ad oggi non esiste alcun esemplare di macuahuitl risalente al periodo pre-conquista. L’ultimo macuahuitl venne distrutto dall’incendio all’ Armeria Real di Madrid nel 1884.

Macuahuitl – Aztec Sword with Obsidian Blades

E’ sbagliato affidarsi ai dispositivi elettrici per la sopravvivenza?

Affidarsi all’elettronica, nella migliore delle ipotesi, è un’idiozia. Si parla, ultimamente, di morte degli apparecchi elettrici e vale per qualsiasi mezzo elettronico presente nella tua borsa di sopravvivenza e su cui tu intenda fare affidamento. Ricorda, in fatto di sopravvivenza vale il motto: “Due è uno, uno è nessuno”.

Avendo effettuato molte volte delle esperienze da survivalista, mi è capitato innumerevoli volte di assistere al fallimento dell’elettronica, con grave rischio per la mia sopravvivenza.

Mi è capitato anche di leggere di gente che, contando solo sul GPS, si è ritrovata a percorrere strade senza uscita o bloccata nel bel mezzo del nulla. Il mio miglior consiglio è quello di munirti di un’alternativa manuale all’apparecchiatura elettronica, da tenere sia nella borsa che a casa, e di imparare ad usarla.

 

Infatti in molti casi i sistemi di navigazione GPS in località sperdute sono notoriamente inaffidabili. Innumerevoli viaggiatori sono stati condotti su strade sbagliate, senza uscita o in vicoli ciechi. E’ opportuno quindi che il viaggiatore abbia con sé anche una mappa per verificare l’esattezza delle indicazioni del GPS.

 

Non pensare che dipenda dal tuo modello di GPS.

 

Il GPS è un ottimo strumento, il problema è che se succede qualcosa ai satelliti e tutto ciò che hai nella tua borsa da sopravvivenza è un GPS, mi spiace per te ma sei spacciato. Considera che ci stiamo avvinando ad un periodo di intensa attività solare per cui non è così strano che succeda una cosa simile. Infatti basterebbe una buona tempesta solare per mandare all’aria la rete elettrica per mesi o forse più.

 

Se cerchi di raggiungere un rifugio con il solo GPS e i satelliti non funzionano, a meno che tu non conosca la strada a memoria, le probabilità di perderti sono enormi, salvo che tu non disponga di una mappa o di una bussola di riserva.

 

Altro problema, poi, sono le batterie. Metti che la strada sia più lunga del previsto e che tu non abbia batterie di riserva né il modo per procurartele. Gli strumenti elettronici inizieranno a morire ad un ad uno.

 

E se hai in mente di portarti una scorta per un anno in aggiunta a munizioni, armi, cibo, acqua, pala, coltello, sega e kit da sopravvivenza, ti suggerisco vivamente di caricare tutto nello zaino e provare a camminare per un po’ di chilometri su un terreno del tipo quello che potresti trovarti a percorrere in caso di emergenza.

 

Molta gente non è in grado di farcela. Al momento riesco a trasportare senza difficoltà un carico di 20 chili per cique chilometri ma sono ben lontano dall’idea di arrivare a quindici chilometri al giorno e so per certo che là fuori molta gente è messa peggio di me.

 

Perciò ti consiglio di portarti dietro una bussola ed una mappa della zona che t’interessa e di imparare ad usarle.

 

Un paio di domande al volo:

 

Sei in grado di determinare la declinazione sulla mappa e di regolarti con questa?
Sai individuare il punto in cui ti trovi sulla mappa mediante riferimenti fisici o con gli azimuth?
Sai quanto misurano i tuoi passi?

 

Se la risposta è no, allora è bene che migliori le tue competenze di navigazione terrestre.

 

Un’altra idea potrebbe essere quella di portarti dietro una radio ad energia alternativa e una torcia a ricarica manuale.

 

Fa buio nei boschi la notte, specie se non c’è la luna o è nuvoloso. La radio ti aiuterà a capire che succede (se c’è qualcuno in linea) e la luce potrebbe rivelarsi preziosa per trovare la strada.

 

Per quanto riguarda la comunicazione, poi, tieni presente che non ti funzioneranno né il cellulare né la radio elettrica. Se credi che comunicare sia importante, puoi sempre stabilire dei luoghi in cui scambiarti messaggi con gli altri membri del gruppo.

 

Tecnologia/ Mezzi alternativi

 

GPS/ mappe e bussola
Walkie Talkie o cellulare/ specchio per segnali/ luogo per scambiare i messaggio
Accendino/fiammiferi/pietra focaia
Torcia/lanterna/candele
Auto o camion / biciclette / buone scarpe da trekking
Forno / Forno a legna
Pompa elettrica per pozzi /pompa a mano per pozzi
Acqua di rubinetto/metodo per purificare l’acqua con una pompa a mano
Lettore e-book/ Manuali per la sopravvivenza
Radio/ Radio a manovella
Stufa elettrica/stufa da campo/Grill da campo/fornello solare
Lavatrice/secchi da cinque litri
La vostra casa/tenda o rifugio
Corrente elettrica/generatore/energia alternativa

 

La tecnologia e i computer aiutano in molti casi ma ho già assistito al fallimento dell’elettronica e se ti ci affidi del tutto anche tu, rischi di passare dei guai. Portati sempre dietro dei mezzi alternativi e un piano di riserva nel caso non avessi mezzi tecnologici a disposizione.

Sopravvivere: istruzioni per costruire arco e frecce

Quando può servire un arco

Partiamo dicendo subito che l’arco è un’arma e va usato con senno. In ipotetiche situazioni di sopravvivenza potrebbe rivelarsi molto utile. In situazioni estreme, la possibilità di colpire a distanza può essere un importante ausilio alla caccia di selvaggina o, in acque basse, alla cattura di pesci (meglio evitare gli animali pericolosi ma soprattutto in nessun caso si deve puntare una freccia verso un’altra persona).

Detto questo si deve sottolineare un’altra cosa: perchè un arco abbia una qualche utilità di caccia è necessaria la compresenza di due (banalissimi) fattori: il primo è che arco e frecce siano solidi/equilibrati e il secondo, altrettanto importante, è che dietro corda e legno stia un arciere almeno vagamente capace.

Premettiamo inoltre che, in questa trattazione, non esporremo dettagli e finiture (come finestra, sguscio, ricurvo, ecc.), ci limiteremo a produrre un arco “di fortuna”, la cui gittata e precisione non deve essere in alcun modo paragonata ad uno strumento professionale (probabilmente il massimo che si potrà ottenere sarà un tiro valido non oltre i 10-14m).

La materia prima

Per quanto la costruzione di un arco possa sembrare “semplice”, è di grande importanza prestare attenzione a tutte le fasi (dalla scelta del materiale, alla sua lavorazione fino alla taratura); vediamo cosa ci serve per iniziare:

Legno per l’arco – E’ necessario trovare un solido e uniforme ramo di nocciolo, leggermente flessibile ed elastico (i migliore sarebbero tasso ed osage ma vanno bene anche robinia, sambuco, frassino, quercia o salice); per quanto riguarda la lunghezza cerchiamo di stare almeno attorno ai 160-170cm, per il diametro 3-4cm (senza corteccia).

  • Legno per le frecce – Il legno per le frecce deve essere di diametro inferiore (1/3 dell’arco, circa 1-1,5cm), rigido e regolare; il dardo deve essere perfettamente dritto per fendere bene l’aria e mantenere la traiettoria.

  • Corda – La corda occorre che sia allo stesso tempo resistente e leggermente elastica; in passato veniva prediletto il tendine di bue, oggi si usano filamenti di lino o dacron; in loro assenza l’ideale è uno spago o una robusta cordicella ottenuta con materiale di recupero (come costruire una corda).

  • Alternative – Se non si è in grado di trovare un legno sufficientemente lungo è possibile unirne due all’altezza dell’impugnatura (o a incastro o legandoli in modo perfettamente saldo, la mano stessa farà da ulteriore elemento fissante); non è inoltre esclusa la possibilità di creare uno strumento più corto; in teoria un arco più lungo dà maggiore stabilità, uno corto è più veloce.

Come costruire l’arco

Per mettere insieme un arco è necessario parecchio tempo, calma e pazienza; un lavoro frettoloso può risolversi in un risultato poco efficace o di scarsa durata. Vediamo quindi come adattare le parti che abbiamo racimolato precedentemente:

Spianare il legno – Per prima cosa occorre rimuovere la corteccia dal ramo con un coltello (o una pietra affilata) in maniera tale da renderne la superficie più omogenea e liscia possibile.

  • Modellare l’arco – Dobbiamo dare al bastone la forma di arco mantenendo più spessa l’impugnatura e assottigliando leggermente i due “bracci” in spessore (fig.1); tentiamo di assecondare le nervature e i nodi che il legno presenta, prevedendo la risposta agli stimoli, ricordiamo che l’arco deve potersi flettere ma non spezzare.

  • Le estremità dell’arco – Le due estremità del bastone devono essere a punta (non affilata); su ciascun lato deve essere poi ricavata un’incisione a uncino o un buco, o ancora due tacche laterali in modo tale da impedire alla corda di uscire.

  • Preparare la corda – La corda deve essere tesa, occorre stabilirne una lunghezza che la mantenga costantemente tirata (non deve essere applicabile se il legno non è compresso); per fissare la corda al legno occorre flettere l’arco (da in piedi); il modo migliore di legare la corda è fare un cappio su entrambi i lati che si fissi alle tacche laterali (imparare a fare i nodi).

  • L’equilibratura – Un buon arco a curvatura semplice deve essere il più possibile simmetrico, sia sotto il punto di vista delle forme, sia da quello del peso; procediamo delicatamente perciò ad eliminare le differenze di forma, curvatura e peso dei due “bracci” dell’arco; ad ogni modifica proviamolo.

  • Fasciature – Può essere comodo segnalare il punto in cui afferrare la corda (a metà) con un laccetto e/o  fasciare l’impugnatura con qualcosa che impedisca alla nostra mano di scivolare durante il tiro.

Come costruire le frecce

I dardi rappresentano una parte determinante del lavoro, se il questi non rientrano in determinati canoni tutto l’insieme perde di efficacia. Vediamo come realizzarne in modo sufficientemente intelligente:

Caratteristiche – Le frecce devono essere rigide, compatte, non troppo leggere, cilindriche e, per quanto possibile, senza ondulazioni; ogni irregolarità devierà il nostro tiro e ne disperderà la potenza.

  • Lunghezza – La lunghezza deve essere superiore a quella che passa tra quello che è il nostro mento e il nostro pugno quando abbiamo il braccio teso per tirare.

  • Il fondo – Il fondo della freccia deve avere una piccola scanalatura centrale che ci servirà ad appoggiarla sulla corda del nostro arco e a no farla scivolare; non applichiamo le piume troppo vicino al fondo o non avremo modo di impugnare la freccia.

  • Le piume – Occorrono due o quattro piccole piume (di uccelli, galline, ecc.) rigide per freccia; per applicarle è sufficiente praticare dei tagli che non deformino il dardo; queste vanno poi incastrate simmetricamente nelle fessure.

  • La punta – Per ottenere una buona punta l’ideale sarebbe impiegare del metallo ma essendo una situazione di sopravvivenza ci limitiamo ad affilare con dovizia una delle estremità del bastoncino; più la punta sarà affilata e dritta più il dardo sarà efficace.

Conclusioni

Quello che si propone è un tipico arco primitivo “di fortuna” (vagamente simile ad un flatbow simmetrico), non essendo però stagionato/trattato avrà una durata limitata nel tempo e non essendo rifinito non garantirà una precisione di tiro eccellente. All’occorrenza potrà tuttavia servire degnamente al suo scopo. A completare il lavoro mancano solamente tre cose basilari: una faretra (per trasportare le frecce), un bracciale protettivo (per evitare il contraccolpo sull’avambraccio) e l’abilità di tiratore (ottenibile solo con l’esercizio).

fonte:arcadiaclub

10 modi in cui gli assorbenti possono salvarvi nella giungla

 

Se siete dei veri uomini, al vostro kit di sopravvivenza per la giungla non può mancare un oggetto indispensabile: una scatola di assorbenti interni. L’avventuriero Creek Stewart ha esaminato, nel suo blog dedicato ai “veri duri”, 10 modi in cui gli assorbenti possono risolvere molte situazioni nel caso si debba affrontare la foresta o la giungla.

1. Bendaggio di emergenza

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2. Filtro per l’acqua

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3. Innesco per il fuoco

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4. Cannuccia filtrante

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5. Stoppino per una candela fatta a mano

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6. Corda

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7. Impennaggio per frecce

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8. Tubo di soffiaggio per scavare contenitori

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9. Custodia impermeabile per i fiammiferi

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10. Galleggiante per la pesca

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Sopravvivere: istruzioni per costruire utensili di fortuna



Quando può servire un coltello

 

In situazioni estreme, avere a propria disposizione un coltello può fare davvero la differenza (una lama può difatti tagliare, spellare, penetrare, ecc.).  In questa spiegazione il termine “coltello” viene unicamente usato in senso “metaforico”; l’idea è di convogliare materiali di recupero un oggetto tagliente o appuntito che possa essere impugnato e usato per la sopravvivenza, nè più nè meno. Invitiamo pertanto i lettori a non fare usi pericolosi o illegali di quanto proposto in questo tutorial.

 

Come ottenere una lama

 

Per prima cosa occorre procurarsi strumenti e materia prima per mettere insieme il nostro coltello, guardiamoci attorno e vediamo cosa ci può servire. Ad ogni lama descritta di seguito corrisponde un utilizzo e una longevità differente; è chiaro che nessuno dei seguenti componenti può sostituire l’efficacia di un coltello professionale di acciaio temprato. Ecco quindi alcune idee su come ottenere delle lame:

 

  • Lama di roccia – Assicuriamoci che sia resistente, non troppo sottile ed abbastanza affilata (possiamo tentare anche di migliorarne il filo sfregandola con un’altra pietra); un utensile di questo tipo può essere forse il miglior sostituto del metallo.
  • Lama di metallo – Un qualsiasi pezzo di metallo (un chiodo, un bracciale, ecc.) può essere adattato senza eccessive difficoltà alle proprie esigenze; attraverso il fuoco (e una pietra con cui batterlo) il metallo può assumere la forma che più ci si confà.
  • Lama di ghiaccio – In luoghi freddi, una lama di ghiaccio molto resistente (o addirittura ottenuta da acqua solidificata) permette di raggiungere eccellenti risultati; il consiglio è di evitare la seghettatura, di non tenere la lama troppo sottile e/o lunga.
  • Lama di plastica – Alcune tipologie di materie plastiche possono risultare molto taglienti se sfilacciate e/o seghettate; a seconda dello spessore e della dimensione, un coltello di plastica può rivestire svariati ruoli, il problema è che ha una durata media (correlata allo spessore e alla durezza particolare).
  • Lama vegetale – Parti vegetali acuminate (di spessore medio) possono risultare davvero utili per svariati impieghi; nel caso del legno può essere utile scheggiarlo leggermente, nel caso di parti “verdi” è possibile impiegarle per tagliare oggetti poco resistenti.
  • Lama di ossa – Lo scheletro di alcuni animali può con facilità contenere parti taglienti o comunque dello spessore giusto per poter essere lavorate; si tratta di una lama mediamente resistente ma adatta ad ogni scopo; in questi casi è sconsigliabile scagliare forti colpi su superfici solide.

  • Lama di vetro/vasellame – A volte basta rompere una bottiglia per ritrovarsi a brandire una lama molto delicata ma affilatissima; ottima per usi singoli e di precisione; se possibile conviene che sia piuttosto spessa e non troppo lunga.
  • Unghie – Se lasciate crescere abbastanza, irrobustite e affilate le proprie unghie possono diventare ottime lamette per piccoli lavori di taglio, affondo e trattamento; meglio comunque non oltrepassare una sporgenza dalle dita di 1,5-2cm.
  • Lama di cartone – In casi davvero disperati se si ha a disposizione del cartone spesso, rigido e molto compatto è possibile sfruttarne le punte per eventuali affondi; è importante non cercare di lavorarlo e/o piegarlo in alcun modo onde evitare che si sfaldi.
  • Lama di carta – In casi ancor più disperati è possibile sminuzzare della carta, bagnarla, mescolarla con resina o altre sostanze collose, comprimerne una grande quantità sotto a due massi (in modo da tenerne il filo sottile) e poi ritagliarne una lama; adatta per affondi singoli o tagli elementari.

 

Ad ogni lama corrispondono prestazioni differenti in relazione ad impiego e tempo di utilizzo; se se ne ha occasione può essere d’aiuto la costruzione di più coltelli dello stesso tipo e/o differenti in modo tale da essere pronti ad ogni evenienza.

 

Il manico e l’impugnatura del coltello

 

Una volta individuata una lama occorre produrre un manico e/o un’impugnatura. Il risultato finale deve possedere grande solidità, equilibrio e stabilità; essendo che la lama non è professionale non possiamo permetterci di disperdere efficacia in vibrazioni o difetti ovviabili. A riguardo della lunghezza e del peso cerchiamo di mantenere un certo equilibrio e una buona maneggevolezza:

 

  • Manico di legno – Se possiamo bucare la base della lama e farci passare una cordicella, abbiamo buone speranze di fissare un bastoncino come manico per poi avvolgerlo più e più volte.
  • Impugnatura ad avvolgimento – Se la lama è formata da un pezzo unico, abbastanza lungo da contenere un manico, è conveniente avvolgerla con stracci sfilacciati, foglie o corda.
  • Manico forgiato – Se ne abbiamo la possibilità la scelta migliore è sempre quella di forgiare direttamente un manico con un’impugnatura “ergonomica” assieme alla lama (senza dover suddividere insomma l’utensile in due parti).

 

Consigli finali

 

Concludiamo infine con tre consigli fondamentali:

 

  • Il fodero –  Per preservare il filo della lama, occorre costruire un fodero.
  • Protezione – Costruiamo ilo coltello in modo tale da non danneggiarci in fase di utilizzo.
  • Testare – Prima di mettere sotto sforzo il coltello è importante testarne la resistenza.

fonte arcadiaclub

Secchio Pieghevole – Ecco 7 motivi per usare e includere un secchio pieghevole nel tuo kit di sopravvivenza

In uno scenario di sopravvivenza all’aperto, un secchio pieghevole può essere uno strumento estremamente versatile da aggiungere al tuo kit di sopravvivenza.

Utilizzare un secchio pieghevole è una sottigliezza in più considerato che avendo le dimensioni di un mazzo di carte ti farà guadagnare una funzionalità e dello spazio che non può essere ottenuta con delle semplici bottiglie d’acqua.

Qui di seguito ti suggerisco ben 7 modalità per usare un secchio pieghevole:

1. Preservare le bottiglie

Il tuo zaino è in grado di contenere non più che qualche bottiglia. Se nelle bottiglie riempite con acqua filtrata aggiungete dell’acqua non filtrata, anche per sbaglio, devi sapere che basta una sola goccia d’acqua infetta per ammalarsi. Perché correre il rischio? Usa le bottiglie soltanto per l’acqua potabile. Una buona strategia è portare delle bottiglie pieghevoli di riserva o una bottiglia SIGG.

2. Raccogliere acqua pulita

Piuttosto che collegare il filtro d’acqua direttamente ad un lago, ad uno stagno o a una pozzanghera, utilizza il tuo secchio pieghevole per prendere l’acqua dalla parte più in superficie, così da non smuovere il fango. Potrai, in tal modo, sistemare l’acqua direttamente al campo e far passare dal filtro, dell’acqua più pulita così da preservarlo dall’usura (potresti proteggere ulteriormente il tuo sistema di filtraggio utilizzando dei filtri da caffè).

3. Raccogliere l’acqua

Se lo metti sotto il bordo di una tenda, di un telo o di qualsivoglia altra superficie idonea al deflusso delle acque potrai impiegarlo per raccogliere l’acqua durante la giornata. Ovviamente una simile cosa è ben più semplice da fare con l’apertura larga di un secchio che con il collo stretto di una bottiglia e non richiederà l’uso di alcuna delle tue bottiglie pulite.

4. Lavarsi

Il principio è lo stesso del filtraggio. Quanto ti sentiresti pulito a lavarti in uno stagno o in una pozzanghera? Riempite fino all’orlo il tuo secchio pieghevole, lasciado risiedere l’acqua e lavatevi direttamente al campo. Aggiungendo un po’ acqua calda sarà ancora più piacevole. Ottimo per l’inverno.

5. Lavare i panni

Riempiendo il secchio pieghevole di acqua pulita e aggiungete del sapone potrai facilmente lavare i panni. Se si usa il sapone in uno stagno o in un ruscello, andrà via alquanto rapidamente. Ma col tuo secchio non è così. Aggiungendo dell’acqua calda, di nuovo otterrai risultati migliori.

6. Lavare i piatti

Lavare i piatti al campo è decisamente meglio che stare chini su un ruscello o nei pressi di uno stagno. Potresti di nuovo aggiungere dell’acqua calda per migliorare il lavaggio.

7. Incendio

É sempre meglio avere dell’acqua in più a portata di mano, nel caso che dovrai perdere il controllo dei un fuoco. Non è il caso, infatti, di consumare della preziosa acqua potabile per della sterpaglia infuocata.

Consiglio: Prendi un secchio resistente
Alcuni secchi pieghevoli hanno degli anelli di plastica nella parte superiore ed inferiore. In genere sono più economici ma non si piegano molto per via del bordo che è improbabile che si fletta. Spendete un po’ di più per prenderne uno resistente è molto molto vantaggioso e anche molto più sicuro per la tua sopravvivenza. Prendi quelli senza anelli e che diventi piccolo piegandosi. Assicurati però che abbiano comunque una buona resistenza in modo che possano durare più a lungo.

Sopravvivenza: la costruzione di un badile, una vanga o una pala

 

A cosa può servire una pala

 

Avere a propria disposizione un utensile come un badile o una vanga può in più modi  facilitare la sopravvivenza in condizioni ostili (non è un segreto che scavare a mani nude una fossa più profonda di 60cm sia decisamente arduo); le evenienze più comuni, sono quelle che ci vedono costretti a: ricavare canali di scolo, trappole, dissotterrare/nascondere oggetti o ancora ammucchiare rapidamente del materiale (ghiaia, sabbia, neve, ecc.).

 

In questa spiegazione cercheremo un modo efficace per mettere insieme un badile, una vanga e/o una pala di fortuna. Prima di iniziare è tuttavia importante dire due cose: la prima è che la durata dell’attrezzo che andiamo ad “assemblare” sarà molto ridotta, la seconda che la sua longevità sarà fortemente influenzata dai materiali, dalla cura con cui lo fabbricheremo e soprattutto dal terreno in cui lo impiegheremo.

 

I materiali per mettere insieme la pala

 

Scegliamo bene cosa usare in relazione a ciò che abbiamo a nostra disposizione e progettiamo il nostro utensile di conseguenza:

 

  • Strumenti utili – Non dobbiamo farci mancare una “lama” per tagliare (di roccia o metallo – come costruire un coltello), una pietra per levigare e una per piallare.
  • Il manico – Per il manico occorre trovare un legno spesso, lungo, asciutto, non fessurato e robusto; in assenza di legno è possibile impiegare del materiale plastico rigido (pieno) o del metallo (meglio se cavo); per quanto riguarda le dimensioni, nel caso specifico, l’ideale sarebbe da un minimo di 15cm di diametro fino ad un massimo di 20cm per una lunghezza minima di 85cm fino a circa 130cm. La sezione, quadrata, rettangolare o rotonda non è rilevante.
  • La pala – Per questa componente possiamo optare per i seguenti materiali (in ordine di efficacia): metallo (per scavare terra mista a pietra), pietra (per scavare terra), legno (per fango) o plastica molto resistente (per sabbia, neve o spostamento oggetti). In quanto a misure dobbiamo stare entro questi parametri: da un minimo di 20cm ad un massimo di 30cm di larghezza e da un massimo di 35cm ad un minimo di 20cm di lunghezza; per quanto concerne lo spessore, se non abbiamo metallo, è consigliabile non scendere sotto i 2-2,5cm e non salire sopra i 4-4,5cm.
  • La corda – Abbiamo bisogno di parecchia corda del diametro di circa 2-3cm per una lunghezza di 5-6m (in ogni caso meglio abbondare dato che dovremo certamente apportare modifiche o sostituzioni). Per la costruzione della corda rimandiamo al tutorial come costruire una corda.

 

Come costruire la pala

 

Premesso che difficilmente otterremo una pala con cui sarà “confortevole” lavorare, ecco le indicazioni di assemblaggio delle parti (in figura 1 possiamo vederne un esempio):

 

  • Lavorare il bastone – Aiutandoci con una roccia cerchiamo di ottenere un “manico” liscio, regolare, levigato e privo di schegge; fatto questo occorre individuarne l’estremità con il diametro maggiore e praticarvi, esattamente a metà, un leggero incavo nel quale cercheremo di incastrare la pala (fig.1A).
  • La forma della pala – A seconda del lavoro che dobbiamo portare a termine esistono più forme utili (es. per la neve una forma più rettangolare, per un terreno più impervio una più triangolare) ma la “via di mezzo” descritta in figura 1 è senza dubbio la più versatile. Nel delimitare questa componente cerchiamo di lasciare anche un’area sagomata “ad incastro” come descritto in figura 1A in verde (che va poi a combaciare con l’incastro del manico).
  • La superficie della pala – Prima di collegare manico e pala, se questa ha spessore e resistenza sufficiente, è possibile levigarne la superficie creando un leggero incavo (come se fosse un cucchiaio) e “affilarla” fino a ricavare una specie di di filo nella parte inferiore; apportando queste migliorie renderemo l’atto dello scavare notevolmente più agevole.
  • I buchi – I fori di figura 1 vanno praticati affinchè la corda possa passarvi attraverso e fissare la due parti; nel ricavarli ricordiamo sempre e comunque di definirli in zone intermedie (mai vicino ai bordi), che devono essere molto piccoli e assolutamente ben levigati all’interno (onde evitare un’usura esponenzialmente superiore della corda).
  • Collegare pala e bastone – Il punto nevralgico dello strumento è quello che collega il manico alla pala, come descritto in figura 1 dobbiamo creare una struttura solida e stabile: facciamo passare simmetricamente i due estremi della cordicella attraverso tutti i buchi alternando via via a incroci di cordicelle diagonali passaggi orizzontali e a passaggi orizzontali altrettanti obliqui. Non ci sono regole fisse, tutto sta nel peso della pala e nello spessore/resistenza della corda, l’unica certezza è che la tensione deve essere massima.
  • L’impugnatura – Dato l’ampio diametro che abbiamo calcolato possiamo permetterci di levigare e/o assottigliare i punti in cui la impugneremo e, in secondo luogo, di avvolgerla con degli stracci o con della corda più morbida; il fatto di curare un’impugnatura “ergonomica” può fare la differenza tra conservare le proprie mani intatte per tutto il tempo dello scavo oppure no.
  • Rifiniture – Una volta ultimato il lavoro è possibile cospargere di materiale “colloso” non tossico o nutriente (es. della resina) l’area di congiunzione tra manico, corda e pala. Se poi l’utensile risulta corto è possibile applicare all’estremità opposta alla pala una seconda impugnatura perpendicolare (magari un legnetto fissato saldamente con una cordicella, in stile vanga militare).

 

Per concludere, prima di impiegare il nostro attrezzo testiamone la resistenza; fatto questo cerchiamo di non sottoporlo a sforzi oltre il necessario e al di fuori della su portata (evitiamo ad esempio di utilizzare la pala come se fosse un’accetta).

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